“Fra il silenzio e il rumore”, intervista a Mathias PDS
È uscito da pochi giorni il nuovo libro di Mathias dei Poeti Della Sera dal titolo Fra silenzio e rumore, edito Campanotto Editore.
Un libro che presenta il poeta di strada che conosciamo in una nuova veste. Ai versi brevi ed immediati, Mathias propone un’alternativa altrettanto soddisfacente.
Fra il silenzio e il rumore è un libro da leggere e rileggere, le poesie sono spezzoni di vita, di amori. Un libro indubbiamente vero e schietto e questo si presuppone già dalla copertina bianca, sgombra dal superfluo e che reca solo il titolo e il nome dell’autore. Le poesie contenute sono cinquanta e mettono in risalto lo stato d’animo del poeta di Udine e siamo sicuri che non lasceranno delusi nemmeno i lettori più esigenti.
Vista l’uscita del libro, abbiamo chiacchierato un po’ con Mathias per saperne di più.
“Fra il silenzio e il rumore”, perché questo titolo?
Perché esprime un po’ lo stato d’animo delle persone in generale. Siamo tutti fra il silenzio e il rumore, siamo nella via di mezzo. Molte volte vorremmo urlare ma stiamo zitti, altre volte proviamo a stare in silenzio, ma il nostro cuore fa rumore.
Parlaci un po’ delle poesie che vi sono contenute.
Si tratta di poesie più complesse rispetto al primo libro che ho scritto e rispetto anche agli aforismi che scrivo come poeta di strada sui muri. È qualcosa di più complesso e credo che anche la vendita sarà difficile, magari non tutti riusciranno a capire quello che intendevo dire io.
Dalla frase scritta sul muro sei passato ad un libro. Credi che il pubblico, che ti conosce come poeta di strada, si meraviglierà leggendo il tuo libro?
Io l’ho scritto anche perché la critica non è mai stata favorevole verso queste poesie brevi e immediate che anche io scrivo. Ultimamente sta nascendo una diatriba tra la poesia di strada e quella di nicchia e io con questo libro voglio fare capire che noi poeti di strada scriviamo cose semplici, ma non per questo siamo uomini semplici e soprattutto abbiamo le capacità di scrivere anche qualcosa di più elaborato.
Ultimamente come dici è nata una sorta di contesa tra quelli che sono aperti a nuovi esperimenti poetici, il poetry slam ad esempio o la street poetry e quelli invece che difendono la poesia da altre contaminazioni. Che ne pensi?
Anche Allen Ginsberg, cinquant’anni fa, è stato definito un cabarettista. Io sono assolutamente favorevole alla poesia immediata, ma che non sia banale. Credo anche che l’arte che non viene capita adesso verrà rivalutata in futuro. Come la Beat Generation, ad esempio. La poesia di strada magari al momento non è riconosciuta, ma col tempo verrà rivalutata.
Però vorrei ricordare ai poeti di nicchia che la poesia, come ogni forma d’arte, necessità di un’evoluzione per andare avanti. Se si propone sempre la poesia scritta sul libro, questa rimane incastrata nel tempo e non progredisce. La musica va avanti coi diversi generi, le sperimentazioni e anche la poesia ha bisogno di questo.
Morirebbe anche la curiosità dell’uomo verso la poesia, anzi la vedrebbe come un qualcosa di distante e che non ha nulla a che fare con la vita e la quotidianità.
Esattamente. Vorrei suggerire inoltre agli altri poeti di strada di scrivere anche loro ogni tanto qualche poesia stilisticamente più complessa e meno immediata, perché altrimenti passiamo per quelli che non sanno scrivere. Così facendo, invece, facciamo capire a tutti che abbiamo lo stesso talento dei poeti d’élite, ma siamo diversi perché sperimentiamo e facciamo cose innovative.
I Poeti Der Trullo, ad esempio, hanno pubblicato un loro libro in cui hanno raccolto molte delle loro poesie.
Sì, hanno ripreso la loro tradizione romana, pubblicando un bel libro con poesie moderne, ma elaborate. “Metroromantici”, il titolo del libro, è formato dalla parola metro che si riferisce alla città e romantici che invece ha rimanda al romanticismo, alla sensibilità di un tempo. Poi i Poeti der Trullo sono stati bravi ad organizzare il terzo festival internazionale della poesia di strada.
A proposito del Festival, puoi già dirci quando sarà il prossimo?
Sì, dal 14 al 17 settembre a Milano.
Credo che vista l’accusa bisogna fare qualcosa. Vorrei che il nostro movimento diventi più grande, ma tutto sta nella nostra volontà. A me piace mettermi in gioco.
La polemica peggiore è il silenzio. Perché finché se ne parla di qualcosa va bene, ma quando se ne smette di parlare allora vuol dire che è tutto morto.
Ecco alcune poesie che troverete nel libro:
Non ho mai capito
se piangesse
con gli occhi
o con il cuore
Ma nonostante tutto
risalii la valle
dei suoi tormenti
e le portai un fiore.
Sono come il giorno
indosso un sorriso
mi vesto di luce
interpello il sole
e poi esco di casa
Eppure, a volte,
mi sento un po’ notte
ritorno a casa
mi lavo la faccia
nascondo l’ombra
e poi torno
a dormire.
Aveva
bucato
la pelle
di un cielo
tormentato
Aveva
bucato
braccia
di nuvole
grigie
Un po’
alla volta
elargendo
come
per
gioco
siringhe
di
“luce”.
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cLf
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