Intervista a Gio Evan, il poeta-filosofo
Tanti capelli e tantissime parole.
Possiamo definirlo cosi, Gio Evan, classe 1988, poeta, filosofo, artista di strada, cantautore e forse tanto altro.
Usa la testa, lui, quando scrive, sarà che c’ha le parole impigliate fra quei capelli. Sarà perché il suo è stato un percorso di introspezione, di incontri, di pensieri, di viaggi.
Sì, perché Gio nasce Giovanni ed ha fatto del viaggio la sua vita.
Dall’Europa al Sud America passando per l’India, ha studiato e vissuto accanto a maestri e sciamani del posto, da un Hopi è stato chiamato Evan e iniziato al mondo vibrazionale-energetico-terapeutico.
Tornato in Italia, nel 2015, ha autopubblicato Teorema di un salto e quest’anno Passa a sorprendermi per Miraggi Edizioni.
Le sue poesie sono ogni giorno condivise da migliaia di persone, e pensiamo che ci troviamo di fronte ad un modo tutto nuovo di fare poesia ed essere poeti.
Gio porta in giro nei locali italiani i suoi testi e in queste serate non solo si fa poesia ma ci si racconta, si parla e si ride di gusto.
A noi questo piace un sacco.
E poi non mancano le poesie per strada. Le Gigantografie e le Poesie più piccole del mondo, sono le due performance che porta in strada dal 2014.
Si tratta di attacchi poetici (giganti e minuscoli) lasciati in città, foglietti scritti al computer incollati un po’ ovunque, ad esempio. Un’esposizione artistica non autorizzata. Gio comincia a usare le città in cui si trova come proprie Mostre da far visitare gratuitamente.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, così che possiate conoscerlo meglio.
Anzitutto ti ringraziamo per la disponibilità. Sei un poeta, un filosofo, un cantautore e riesci a legare bene le tre cose, ma quale passione è nata prima?
La filosofia è l’origine dell’introspezione, letteralmente significa proprio “amore per la sapienza” dunque è il sapersi porre domande, sapersi domandare, cosa difficile oggi che viviamo in un mondo che cerca a tutti i costi di darti risposte e non farti porre domande. La poesia è invece, a mio parere, la manifestazione dell’introspezione, mentre la musica è l’intrattenimento che avviene mentre lavoro. Ti faccio un esempio: la filosofia è l’atto di scavare dentro se stessi, immaginalo come un campo di terra. La poesia è la terra che rivolti e mandi in superficie, il resoconto di dove sei adesso. La musica è il mentre, il motivo che fischietti mentre stai lavorando.
La tua pagina Facebook è seguita da oltre ottanta mila persone. Quanto è importante che la poesia stia sui social?
Che la poesia sia sui social alla poesia non interessa. La poesia mi piace perché è come dio, né buona né cattiva, ma giusta. La poesia non si sofferma, trascende.
Il tuo lavoro ti porta a viaggiare, ma quanto è importante la parola viaggio nella tua vita?
Viaggio viene dal latino viaticus che sta a dire “riguardante il cammino”; La parola in sé ha già una spiegazione poetica ed efficace. Riguardante vuol dire “guardare di nuovo” quindi dare due volte attenzione, come se alla parola viaggio non bastasse una sola attenzione, ne necessita due. Stare due volte attenti al percorso della nostra esistenza, ecco cosa significa per me viaggio ed è la base su cui poggia la mia vita. Io vengo e nasco dal viaggio.
E la parola amore?
La parola amore quando la si incarna, quando la si vive da dentro diventa “innamoramento”.
Cosa vuol dire? Nell’Evanario innamoramento viene da: Inno, che significa musica sacra, amor che sta per amore e rammento che vuol dire ricordo. Cosa vuol dire provare amore, innamoramento?
Significa ricordarsi la musica sacra che si ha dentro. L’amore è il motore che ci fa accedere al movimento e al pensiero, ricordi l’ultima strofa di Dante vero? “l’amore che move il sole e le altre stelle” ecco, l’amore è il nostro dentro. Innamoramento significa che tu ricordi la sua preziosa musica. Per questo quando siamo innamorati cantiamo sotto la doccia. Perché l’amore deve essere cantato.
So che la poesia è indispensabile, ma non saprei dire per cosa” disse Jean Cocteau. Tu sapresti dirci per cosa lo è per te?
La poesia è il mio capo delicato. Il capo delicato lo tiriamo fuori quando facciamo le lavatrici e in effetti è quello che la poesia fa con me: mi lava, ma non mi lava e basta. Mentre lo fa mi scuote e poi mi riporta il capo delicato. Il mio dirigente si dirige verso la delicatezza: capo delicato.
Una poesia di cui proprio non puoi fare a meno.
NUOVA CALEDONIA
Lei si taglia i capelli da sola
a mezzanotte tende a farsi
spaghetti aglio olio e peperoncino
se la birra gonfia o non gonfia
a lei non interessa
la scola meglio di un barista
il giusto di schiuma, tre sorsi massimo
si asciuga con la manica i finti baffi
pare strano
ma non perde mai la femminilità
non ha un rapporto amichevole con l’armadio
le cose davanti vanno bene dice lei
tanto ha la fortuna di abbinarsi con tutto
si abbina con il mondo intero
fa le scale di corsa o le saltella
anche quando non ha fretta alcuna
quando le chiedono quale è il suo colore preferito
lei risponde la montagna
al cibo preferito risponde celeste
al frutto preferito risponde te
a me lei mi piace un mondo
forse anche due
lei si fa i cazzi suoi
a scuola non parla con nessuno
ma ride con tutti
non si ferma mai dalle vetrine
non le guarda
per lei son vuote
lei la vita la vede bene
aspetta che si fa avanti
sembra che ogni sera il mondo
l’aspetta sotto casa
i bambini le danno del lei
gli adulti del tu
è in una fase dove è niente
ma è anche tutto
più piccola di me
ma anche io
le do del lei
bella la nuova caledonia
secondo me lei
dovrebbe andarci a vivere.
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