Recensione: Non si esce sani dagli anni dieci, Matteo Iammarrone
Non si esce sani dagli anni dieci è il nuovo libro di Matteo Iammarrone, edito L’Oceano nell’Anima.
Matteo è un ragazzo di ventun’anni, studente di filosofia a Bologna che, oltre a scrivere poesie, canta e lo fa bene.
Il libro, che si apre con una prefazione di Antonio Moscatello, amico giornalista, è un diario di tanti viaggi, di tanti amori e passioni.
Una raccolta di poesie intermezzate da brevi parti in prosa che sembrano quasi dei flussi di coscienza e che vanno poi ad introdurre e commentare le poesie stesse.
Non si esce sani dagli anni dieci è come un affresco di questo primo decennio del duemila e l’autore, nonostante la sua giovane età, ha le idee ben chiare. Il presente è un fallimento, ma c’è un futuro che ci aspetta. Matteo è giovane, corre, le sue poesie corrono forse verso questa unica certezza. I versi sono brevi, concisi, scorrevoli. A volte sono quasi un urlo, che non tutti sentono. Sono anni turbolenti, anni di crisi, di trasformazioni, i nostri, e il poeta vive tutto questo “dal di dentro” e non “dal di fuori”, per questo le sue composizioni sono cariche di vita, vissute, metropolitane, sono scorci di presente.
Leggere questo libro significa mettersi a correre, viaggiare, non avere più i passi pesanti, significa prendere treni, ma anche perderli perché è la vita, significa respirare e sentirsi liberi. La disillusione è percepibile, forse come la mancanza di una stabilità in questi anni precari, ma vivere ogni cosa è la risposta. Una corsa tra una poesia e l’altra, svuotarsi e ricaricarsi.
Siamo andati
ancora una volta
a vedere le stelle,
luccicavano ancora,
erano sopravvissute alla strada.
E poi c’è l’amore. Un amore che ti apre in due, che ti attraversa. I versi si fanno più lunghi, come se non volessero finire, come se fossero essi stessi l’amore.
C’è il sentimento dei giovani, di una notte o anche meno. Ma ha emozioni da vendere, Matteo.
Lettera a una ragazza che amo
Riuscirai tu a sbucare da quel rubinetto in cucina? Oppure ti tirerò fuori dal telefono fisso della sala? Dicono che parlare troppo al cellulare generi solo amori infecondi, diavolo se vorrei qui e ora i tuoi cespi piccanti. Dicono che non avrei più la cartolina del nostro paese nel cassetto, è vero: l’ho tradita con una città incantata, ora c’è la tua foto e mi sembra più degna, quel postaccio se l’è meritata. Sei cinica stamattina? No, hai smesso da giorni ormai, ora che ti sei sciolta in una sauna marchigiana hai smesso ormai. E i nostri sentimenti sono oggetti di studio, dati empirici, patologie benigne da asportare e i nostri sentimenti li trattiamo come fossero città, ricettacoli, organi, batteri, Dici che un anno di flusso ininterrotto di amore universale ci entra in un bracciale? No, perché vorrei fartelo per Natale, ma prevedo molto elevata la concentrazione, il fluido amoroso rischia l’esplosione. Ma poco importa: resisterà, si adatterà. E come farà l’ha imparato da noi. Resisterà, si adatterà. E te lo farò per Natale quel dannato bracciale. Resisterà. Come già resiste da centinaia di giorni nel pianto salato del sottoscritto non ancora salariato e nel sorriso insipido del medesimo da troppi dimenticato di quando qui in casa manca il sale, non ci sei tu, e io accoccolato al termosifone vorrei risvegliarmi sciatore libero dall’ingombro dei sogni dei capitoli di altri libri, libero sulla pista aperta della tua farinosa frittata, tra le tue cosce e l’omelette, in questo monolocale monotono e catto-monogamo sulla cui parete sei disegnata, visionaria e innamorata, visionaria e innamorata.
Insomma, poesie che non ti aspetti e non ti aspettano, ma indubbiamente da leggere.
Il libro è acquistabile qui.
2 commenti
gilda.m
fortemente vive e attuali queste poesie… grazie della segnalazione..
L'Altrove. Appunti di poesia
Sì, esattamente!