Poesia in pillole: Parte prima
Cos’è la poesia. Da dove deriva l’intimo bisogno di poetare?
Su cosa spinga l’uomo ad incontrare nel proprio intimo la poesia molti poeti hanno esposto diverse visioni, chiaramente personali e attribuite ad un’arte così immensamente grande da non poter ricevere una definizione univoca.
Perché si scrive, dunque? Per dirla come Foscolo: “Il mondo in cui viviamo ci affatica, ci affligge e, quel che è peggio, ci annoia; però la poesia crea per noi oggetti e mondi diversi.[…] Esiste nel mondo una universale secreta armonia, che l’uomo anela di ritrovare come necessaria a ristorare le fatiche e i dolori della sua esistenza; e quanto più trova sì fatta armonia, quanto più la sente e ne gode, tanto più le sue passioni si destano ad esaltarsi e purificarsi, e quindi la sua ragione si perfeziona”.
Sulla patina di cui è stata da molti rivestita la poesia come un qualcosa di distante, difficile e complesso, particolarmente utile ci sovviene la frase di Giovannino Guareschi: “La poesia bisogna sentirla, non capirla”. Con questo presupposto speriamo che la poesia riesca sempre a trascinarvi nei meandri di voi stessi.
Fatta questa premessa, iniziamo ad addentrarci nell’argomento. Poesia deriva dal greco ποίησις, pòiesis, con il significato di creare, fare e dal latino poesis ovvero produzione. Lo Zingarelli minore la annovera come: arte e tecnica di esprimere in versi esperienze, idee, emozioni, fantasie. Nell’antichità era considerata la creazione artistica per eccellenza, un’imitazione della natura stessa. Fu Aristotele, filosofo greco antico ad essere il propulsore di questa idea, dicendo appunto che: “La poesia non è che un’imitazione della natura, e che i poeti eccellenti sono soltanto quelli da’ quali la natura è fedelmente imitata”. Quest’idea fu inizialmente venerata ed applicata rigidamente e successivamente accantonata.
L’origine della poesia
I poemi epici sono le composizioni letterarie più antiche, raccontavano le gesta di eroi leggendari, tramandavano le credenze di un popolo. Questi poemi furono per secoli narrazioni orali tramandate da padre in figlio da cantori specializzati ovvero gli Aedi.
Successiva ai poemi epici è la lirica greca, nome scaturito dalla lira strumento musicale al quale venivano accostati i versi declamati.
Bisognerà arrivare al 1200, però, per avere i primi esempi di componimenti poetici in volgare.
Dal 1200 al 1900 lo sviluppo della poesia in Italia, in pillole
Il Duecento: È il secolo in cui compaiono i primi scritti in volgare come ad esempio il Cantico delle Creature di San Francesco D’Assisi e le poesie partorite dalla Scuola Siciliana i cui componimenti ci sono arrivati per la stragrande maggioranza attraverso il manoscritto Vaticano Latino 3793 compilato da un copista toscano. La Scuola Siciliana si sviluppò tra il 1230 e il 1250 presso la corte di Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano impero e re di Sicilia.
Egli volle creare una poesia che fosse laica in contrapposizione al potere ecclesiastico ed aristocratica poiché innalzava la sua figura. Nel 1266 con la morte di Manfredi di Sicilia, figlio di Federico II, cessa d’esistere anche la Scuola Siciliana.
Poeti di spicco: Jacopo da Lentini, Guido Cavalcanti, Cecco Angiolieri, Guido Guinizzelli
Il Trecento: Si afferma la scuola toscana che trae ispirazione dalla poetica della Scuola Siciliana. Tra il 1280 e il 1310 a Firenze si sviluppa, infatti, il movimento poetico de lo stil novo. Elemento caratteristico è la celebrazione della donna-angelo, l’amore visto come rimedio al male. È un secolo pieno di spiritualità e vi è una ricerca spasmodica di raffinatezza di linguaggio.
Poeti di spicco: Dante Alighieri, Francesco Petrarca
Il Quattrocento: In Italia ci sono ottime basi per uno sviluppo economico capitalistico. L’avvento delle signorie porta la nuova classe aristocratica a ricercare una letteratura più consona alle proprie “vesti”. La cultura medievale viene vista con disprezzo rispetto ai classici perché in volgare. Nella poetica dell’epoca le passioni terrene tornano ad essere rivalutate, riducendo lo spazio che il poeta dà alla religione. Si riscopre il piacere dei classici e della mitologia. Il volgare viene relegato alle sole forme d’arte popolare dando ampio spazio al latino. A cavallo tra il ‘400 ed il ‘500 prende invece avvio un intenso culto del bello e le corti dei Signori italiani si popolano d’artisti.
Poeti di spicco: Jacopo Sannazaro, Lorenzo De’ Medici
Il Cinquecento: Dopo il Concilio di Trento e la Controriforma volti a conciliare i cattolici e i protestanti (si veda Martin Lutero), si registra una rottura con il ‘400. La produzione poetica dell’epoca trasuda d’inquietudine per la difficoltà provata dai poeti di conciliare le passioni terrene con l’essere un buon cristiano.
Poeti di spicco: Ludovico Ariosto, Torquato Tasso
Il Seicento: È il secolo in cui si sviluppa il Barocco e l’arte è catapultata nella realtà con il solo intento di stupire, dopo la fine del Rinascimento italiano. Dal poeta Gianbattista Marino deriva il termine Marinismo, accostato proprio a questo nuovo modo di poetare tendente a meravigliare, strabiliare il lettore con giochi di parole e virtuosismi poetici.
Poeti di spicco: Gianbattista Marino, Tommaso Campanella
Il Settecento: Si sviluppa un nuovo movimento culturale chiamato Neo-classicismo.
Trova fondamento nell’Accademia d’Arcadia (dal nome di una terra di una regione greca patria di pastori che vivevano in condizioni di pace e felicità pur avendo una vita molto semplice) fondata nel 1680. L’Accademia d’Arcadia proponeva di eliminare dalla poesia ogni eccesso per tornare ad uno stile semplice e naturale come quello dei lirici greci.
Si diffonde un’altra corrente letteraria ovvero l’Illuminismo, che pone al centro la razionalità come salvezza dell’uomo. Gli illuministi prediligono la prosa “educativa” a discapito della poesia.
Poeti di spicco: Giuseppe Parini
L’Ottocento: Due correnti si susseguono: il romanticismo e il positivismo. Il primo rivaluta le passioni e il sentimento ponendo al centro temi come l’amore tormentato, la morte, l’esilio, la disillusione verso la patria. Il secondo, invece, dà voce al bisogno di razionalità e di fiducia nella scienza. Anche nel positivismo è privilegiata la prosa. A partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento nasce un movimento artistico e letterario contraddistinto dal nome di Scapigliatura. Gli autori di questo movimento si caratterizzano per una reazione al Romanticismo italiano (individuato nelle opere di Leopardi e Manzoni). In Italia, la Scapigliatura si propone come una spinta al cambiamento e alla modernizzazione della letteratura post-unitaria.
Poeti di spicco: Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Giosuè Carducci, Antonio Fogazzaro
Il Novecento: Il positivismo, dedito al progresso e alla scienza non riesce più a soddisfare le domande dell’uomo tutt’al più ai poeti che ricercano un approccio con la loro interiorità ed una risposta alle domande esistenziali. Nasce da questa esigenza il Decadentismo.
Nasce in Italia la corrente letteraria del futurismo e si sviluppa anche il crepuscolarismo, nome che trova origine del proprio nome in un articolo di Giuseppe Antonio Borgese sulla “Stampa” del settembre 1910, dove, commentando una recente produzione in versi, parla di “mite […] crepuscolo”. In queste correnti letterarie, eccetto per il futurismo che si focalizza sul progresso e sulla velocità, tutte vanno ad indagare a fondo nell’animo umano con una spiccata sensibilità e disponibilità d’ascoltarsi intimamente e a percepire il mondo esterno “in chiave interiorizzata”, seppur con differenze importanti che le contraddistinguono.
Poeti di spicco: Giovanni Pascoli, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Caproni, Gabriele D’annunzio, Guido Gozzano, Umberto Saba, Aldo Palazzeschi, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Cesare Pavese, Edoardo Sanguineti, Andrea Zanzotto.
Continua.