Estratti ed Inediti

Inediti di Andrea Abruzzese | L’Altrove

Diteci il perché

Diteci il perché,
un vagito non possa nascere speranza
uscendo dalla luce.
Ed entrando nell’oscurità
non possa crescere sorriso.
Le lacrime decomporsi
in riflessi di gioia.

Diteci il perché,
Amare debba essere un divieto
di pelle e sfumature,
di ideali e religioni;
o di corpi che, certamente,
non nascono etichetta
con su scritto il nome.

Diteci il perché,
la promessa di una terra
debba essere sinonimo di sacrificio
al potere e alla ricchezza.
Il perché non possa essere
la comune abbondanza.

Diteci il perché,
avete dovuto defecare sui nostri sogni,
fare delle nostre anime
concime per i vostri mali.
Fino a non poter più guardare il cielo,
senza vergognarci di essere uomini.
Ed esploriamo caverne-analfabete
per non conoscere quelle
che scaviamo nei nostri cuori.

Diteci il perché,
a cavallo delle vostre armi,
continuate a mentire
che da un foro possa passare
un raggio di liberazione.

Diteci il perché,
non possiamo essere
il respiro della pace.


Silenzio

Perché non posso andare a scuola,
dagli amici, dalla mia cara maestra?
Dalla finestra, vedo gli altri giocare,

e non capisco, perché guardandomi,
i loro occhi siano tanto silenzio.
Mi hanno cucito una stella sul petto,
mia madre ha detto: «È come un distintivo.»
Ma tutti mi evitano con ribrezzo,
giù nella piazza. Sui giornali ho letto:
Leggi per la difesa della razza.

( Ma non hanno difeso nessun confine,
l’aquila ha sbattuto le sue ali nere)

Sfondano le porte: divise, armi e mostrine.
Io non capisco, cosa ho fatto di male,
il perché le ombre facciano tanto silenzio.
E il viaggio in treno è lungo,
«Nuovi luoghi da ammirare…
Vedrai! Andrà tutto bene.»
( Continua a fingere mio padre)
Recinto e filo spinato, la fermata è nella neve,
picchiano, urlano e ringhiano più dei cani,

( Quali siano gli uomini,
quali gli animali)

E non capisco perché
tutt’intorno ci sia tanto silenzio.

Ora sono un numero sul braccio…andrà via,
solo quando il tempo sarà polvere.
E nelle docce, sorrido e piango,
vedendo che le ossa sono nude.
Qualcuno urla, altri si abbracciano forte,
c’è anche chi mente parole rassicuranti.
Nei tubi corre un gran rumore,
e io non capisco! Poi all’improvviso…
silenzio.

«Eloì, Eloì lamà sabactàni?»


Maria Maddalena

Genuflessa, difronte ad una pozzanghera,
spero
sia più profonda della notte riflessa.
Sogno
che quelle comete annuncino
una nuova ombra di messia
a fermare queste pietre,
a salvarmi da sentenza ingiusta.
E prego
insegni ad amare, dove io insegnai l’amore.

Ma nell’avanzare di nubi nere,
rivedo la cecità dell’uomo,
schiavo di idoli nei templi dell’oro.
E il suo essere sordo difronte
al vibrare delle parole,
da lasciarle morire
di nuovo sul colle.

( Sicut erat in princípio,
et nunc et semper
et in sǽcula sæculórum)

A noi che laviamo il mondo con le lacrime,
non rimarrà che pagare,
ancora, l’essere femmine.

L’AUTORE 

Andrea Abruzzese nasce a Foggia, città nella quale vive, il 27/04/1989.
Scrive poesie dall’età di 14 anni, alcune delle quali sono state pubblicate sui siti:
“L’Altrove – Appunti di poesia”, “Poetarum Silva” , “Poesie sull’albero”, “La Nuova Rivista Letteraria”, “L’Ottavo”, “Leggere poesia”, “Intermezzo Rivista”, “The Bookish Explorer”, “La Seppia”, “L’Incendiario”, “Aratea Cultura”, “Aquile Solitarie”, “Margutte”, “Momenti DiVersi”, “Mosse di Seppia”, “Pioggia Obliqua”, “Poesia Ultracontemporanea”, “Limina Mundi”,“Cultura Oltre”, “Sentieri di Cartesensibili”, “L’equivoco” e “Risme”.
Altre sono state commentate sul sito “Poesia del nostro tempo”, all’interno della rubrica “Laboratori di poesia”.
Inoltre alcune sue poesie sono state pubblicate all’interno della rubrica “La Bottega della poesia”, del quotidiano “La Repubblica” nelle edizioni di Milano, Torino, Napoli e Bari.

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