Estratto da “Oro argento e ferro” di Carlo di Francescantonio | L’Altrove
Polaroid I
tutti distanti in questi scatti. Padre, madre, una nonna
e altri bambini dei quali ricordo solo pezzi di nome.
Ognuno presente, come gli anni fissi nello sguardo.
E ci sono anche io. Sembro contento ma distaccato,
quasi un errore della Polaroid.
Compleanni in campagna, la frase per l’etichetta
Fenomenologia del qui e ora
fenomenologia del qui e ora
alle verità in tasca preferisco
opinioni nella testa. Capacità
di elefante, tartaruga o serpente
la scelta estrema del libero battitore
anni luce dalla demenza artificiale.
Dal noi all’io, dal lei al tu. Fenomenologia
dei call canter, obiettivi da raggiungere.
Imparare che niente ti appartiene, nessuno
è eterno, attraversare calendari mentre
cadono denti e affiorano rughe. Anarchia
di ferro, omeopatia migliore dello yoga.
Lontano dalle informazioni. Altra possibilità
per prendere le distanze. Decapitare il desiderio
di essere come gli altri, perché l’unica democrazia
a questo mondo è una morte uguale per tutti
Sulle pareti di una relazione finita
il mio errore è stato vedere la poesia
al posto di un cantiere in costruzione
oltre le finestre della casa che mi hai presentato.
Scrivere d’amore invece che accecarmi
con calce e sabbia
pensare come delicate quelle piccole capre
che pascolavano la campagna
invece che cotte e servite a tavola
Stiamo tutti bene?
abbiamo vissuto oltre le possibilità. Lasciato
la parte buona di noi in tangenziale Est. Eppure
credevo a un futuro insieme ma in un modo
diverso dal tuo. Come non so, ma di certo
non dentro un incidente. Mi hai raccontato
la fuga dalla famiglia. Scappare improvvisamente
per salvarsi la vita. Non ci siamo mai trovati
oltre la carne. Nessuna carne per le nostre anime.
Nemmeno altro. Insicuro se impegnarmi a restare
o scivolare via, insieme al treno. Trovarti è stato
molto semplice, trovarmi ancora oggi è difficile.
Ho scritto un biglietto la mattina dopo quella notte.
La mia prima volta e intanto la casa bruciava,
tua sorella preparava una cena, la nebbia entrava
nel piccolo bagno, tuo cognato in cantina e alla TV
i cartoni animati. Oggi stiamo tutti bene?
Ma no, siamo tutti cadaveri che corrono.
Alla fine di noi il tempo ha perso solo quattro chili.
Io lo sapevo, ma non lo volevo sapere
[…] a contraddistinguere l’opera
poetica di Carlo di Francescantonio, è un perseverante disagio, il dispiacere che tocca e comprende proprio chi abita la poesia e se ne veste, chi s’è cercato nella promessa di un’armonia, o almeno di una contentezza, presto risutate impossibili. Ma c’è, in questo libro, anche l’amore colto nel piacere e nell’accordo, ci sono le stanze abitate, gli oggetti della quotidianità, i momenti della luce e delle stagioni. E v’è in ogni componimento la fluidità di una scrittura conclusa in un ritmo insieme sciolto e vigilato, in cadenze trepide e risonanti. Dunque questo Oro, argento e ferro – tutto portato da una interna necessità, tutto aperto a una confidenza che si consegna al lettore e lo accompagna in un viaggio di riconoscimento di sé e di riflessione del suo stare nella vita – è prova che la poesia si compie anzitutto nella consegna e nella restituzione.
Dalla postazione di Elio Pecora.
L’AUTORE
Carlo di Francescantonio (Santa Margherita Ligure, 1976) è autore, musicista e redattore. Ha collaborato con festival letterari e pubblicato romanzi e raccolte di poesia. Le sue ultime opere sono Memorabilia. Poesie 2000-2015 (ZONA contemporanea, 2016), Uomini in fiamme (Ensemble, 2018), scritto con Mirko Servetti, Anche l’ultimo argonauta se n’è andato (RPLibri, 2021) e Il carico umano (Terra d’ulivi, 2022), ancora con Servetti.
È inoltre presente in antologie e riviste letterarie. Alle lettere affianca una produzione musicale di ricerca con il collettivo “Magazzino CdF” e il progetto solista “LulùDogFromSpain”. Per le Edizioni dello Straniero collabora con “L’Altro”, settimanale di approfondimento culturale, e co-dirige una collana di poesia.