Estratti ed Inediti

Estratto da “Mal di maggio” di Antonio Lillo | L’Altrove

Intervista a un poeta

E quando hai scritto la tua ultima poesia?
È stato ieri o stamattina? È più di un anno?
E come l’hai trovata? Sana e forte o gracilina?
di quale colorito? Quale umore? Era piena
di entusiasmo o già piegata dalla vita?
Era calda e fumante o ancora acerba?
Aveva già un partito o zoppicava? Con le ali
reclamava un posto al sole o alla finestra?
E ha bussato per entrare? o si mortificava
perché non ti voleva ed era pronta a odiarti?
Aveva mani grandi o lunghe gambe?
reclamava un abbraccio oppure un morso?
o già poneva le domande di ogni figlia
che ingrata e piena di rimpianti
chiede perché l’hai messa al mondo?


Il nemico sono io, le mie parole

Le parole sono fatti, mi accusa una lettrice.
Sono i fatti e le parole a dichiararti
per quello che tu sei, e non il bianco
riversato fra le righe. Io sarei contrario
alle donne: ogni mia parola lo dimostra. E in una
poesia leggevo un verso di Bordini
le donne essendo meno importanti
vengono sempre per ultime. ripensandoci adesso
quella persona direbbe: Bordini odiava
le donne. La poesia è un’arma pensata
caricata e lasciata alla mercé di chi passa.
Non capita, verrà puntata anch’essa contro di te


Come morire? Come vivere?

Vivere nell’incertezza della fine, senza conoscerla ma
sapendola certa e per questo frenante, ma se la fine è
prossima perché guardare altrove? Parlo di tutto questo
non propriamente come un cieco, ma come un quasi
cieco potrebbe parlare della luce.
Vivere come un gatto, paralizzato sulla strada mentre
osserva l’auto arrivare, i suoi fari accecanti. Sono le
cinque e otto minuti. Le ventitré e sette


Ecco le ossa

Me lo porto vivovivo nelle ossa

a ben guardare da sempre

questo freddo puntuto e

dal suo ramo nudo già pronto

a infierire sugli occhi.

Strapparmi dalla faccia lo stupore

l’arroganza di essere in salute

e – senza meritarlo –

non sentirmi solo.


Poesia riesumata (Happy And)

Per G.

Sarà a suo modo amore questo nostro
cercarci per pura solitudine e null’altro
per dirci lo spento andamento dei giorni
il nero dei vestiti dichiarandoci
né giovani né vecchi un poco tristi
nel conto leggero delle rughe ancora folli
nel numero spietato di bottiglie accumulate
poco prima del sonno appena prima
di staccare la spina al mondo. Noi due
compagni di pianto e di bevute. Un
paese bellissimo mai visto.
Il poeta che vive in un piccolo paese
è quello che poi scrive l’epitaffio di tutti
il necrologio sul giornale del paese
per chi resta. E quando pensa al giorno in cui
morirà anche lui che ha scritto la fine degli altri
quella sola volta la pagina resterà bianca.
riposta nel bianco la sua idea di paese.

L’AUTORE

Antonio Lillo è lo pseudonimo di Vitantonio Lillo-tarì de Saavedra (5 gennaio 1977, Putignano). Vive e lavora a
Locorotondo, in Puglia, dove dal 2013 è direttore editoriale di Pietre Vive, casa editrice specializzata in poesia e arte. Laureato in Conservazione dei beni culturali
con una tesi in sociologia dell’arte, nel 2009 è stato fra i fondatori dell’associazione Entropie, vincitrice di un bando di finanziamento regionale con un progetto sulla valorizzazione di luoghi d’importanza storica della Puglia attraverso l’allestimento di mostre d’arte di richiamo. Fra 2007 e 2013 ha lavorato come giornalista pubblicista e poi come direttore responsabile di Largo Bellavista, mensile d’informazione comprensoriale della Valle d’Itria.
Attualmente collabora con la rivista letteraria Incroci. Fra le sue pubblicazioni vi sono le raccolte di poesie: Memoria (terra d’ulivi, 2007, vincitore Premio Claudia ruggeri 2007), L’innocenza del Male (Lietocolle, 2008, vincitore Premio Laudomia Bonanni 2011), e con Pietre Vive Viva Catullo (2011), Dal Confino (2013), Rivelazione (2014, finalista Premio Carducci 2015), Bestiario Fiorito (2016), Inventario dei sogni (2017), Limonio (2019), Il nemico sbagliato (2021). Ha inoltre pubblicato il reportage fotografico Piazza Vittorio Emanuele (2010) e la raccolta di racconti La nostra voce non si spezza (Stilo, 2018). Un suo racconto è stato pubblicato come contributo al catalogo della mostra Tu non costruirai mai più per me (Artcore gallery, 2014) dell’artista Eva Hide. Per il teatro è autore dell’atto unico Fiat Umbra (2010) per la regia di Carlo Formigoni, e del monologo Grasso (2011) per la regia di Elisa gestri. È inoltre coautore della commedia Sapore di sale (2014) con e per la regia di Carlo Formigoni, e dello spettacolo per bambini L’albero di Iqbal 2014) con e per la regia di Francesca Montanaro

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