Inediti di Francesco Buco | L’Altrove
L’immortale
Rubavi croccantini
dalla ciotola dei gatti – stamani –
e via, veloce, per tornare indietro
con la pupilla tenera del bassotto prodigo!
Probabilmente – mezz’ora dopo –
hai preso l’ultima rincorsa e sei saltato
in questa pagina, lasciando all’aria aperta
odori, cacche, buche e tutti quegli spruzzi
di incontinente eccitazione
che ricamavi sulle ruote delle macchine.
È il pegno che si paga per due righe
di eternità: Lorenzo resterà per sempre
il bimbo che t’insegue senza tregua
e aspetterai che cada, per leccarlo in faccia
anche quando Lorenzo, crescendo,
ti avrà già dimenticato e un altro cane
che ti somiglia così poco
farà gli stessi abbai, nella tua stessa cuccia.
Si azzanna come viene, questa vita…
E questo fanno gli uomini per sopravvivere
al netto di minuti evidenziati
con l’UniPosca rosso del dolore.
La resina
Adesso che sei madre – e da madre
sai di esserlo, senza ritorno,
come uno sparo – certi pensieri
hanno corsie preferenziali: strade
sopraelevate fra le mensole,
gallerie nei cassetti…
E guidando a ritroso, dalla malinconia
dei sensi unici, a brividi improvvisi
come svolte, corri indietro
fra gli spiccioli del percorso.
Dove sei stata? – borbotta tuo padre.
E con la daga appuntita dell’indice,
mamma ti fa segno di filare
svelta in camera. Lì tua sorella,
sfogliando la fanzine delle coperte,
passa in rassegna scoop e news
prima di spegnere la luce.
E chiudi gli occhi come risvegliandoti
da un lungo sogno inquieto. Lo confessi
mentre piangi, forse provando
non so se colpa, o rancore.
Ma non c’è colpa, non c’è ingiustizia –
ti dico – nel trascinarsi fra gli attacchi
degli Avengers, e la resina che filtra
dal passato: capita, e basta!
Battisti e Spotify
Mia madre non ascolta la Trap italiana,
lei impazzisce ancora per Battisti.
Quelle canzoni sono come una DeLorean
capace di portarla indietro
al fiore in bocca dei vent’anni.
Un tempo avrei snobbato
il suo approccio proustiano,
e subito esibito i miei giudizi tecnici
su arrangiamenti, dinamiche e suono.
Ma nemmeno io capisco la Trap
e nella mia playlist, oggi,
ci sono brani vecchi di trent’anni!
Un recente studio spiega perché
la nostalgia musicale
abbia basi scientifiche
e parla di sobbalzo del ricordo.
Può darsi sia così.
Ma l’emozione spesso ha traiettorie
che deviano la scienza,
dalle canzoni chitarra e voce
al karaoke midi,
dal vecchio giradischi nel salotto
a Spotify in filodiffusione,
ama i colpi di coda
… e non sempre ha buongusto!
L’AUTORE
Francesco Buco è nato quarantatré anni fa a Viterbo, dove vive con la moglie, lavora con il padre e gioca con suo figlio. Non ha mai pubblicato nessuna raccolta di poesie e soltanto negli ultimi due anni i suoi versi sono usciti su riviste on line (Poesia del nostro tempo, Inverso, Il Visionario, Le stanze di carta, Poetry Factory, Centro Cultural Tina Modotti Caracas, Poesia.blog.rainews di Luigia Sorrentino, Ipoet-Residenze Poetiche) e sulla rubrica di Repubblica “La Bottega della Poesia” (Milano, Roma, Torino e Bari). Lavora al suo progetto di racconti in versi “Alfabeto domestico”.