Estratto da “Sibilla” di Zahira Ziello | L’Altrove
I
Non so di essere nata
mi hanno fatta nascere
eppure ho il ventre caldo
di chi sta per partorire,
come se dovesse ancora essere.
Ofelia
Ho raccolto le tue ossa
e confondendole coi fiori
le ho regalate ai passanti,
loro cantano al sole,
non sanno ballare,
sono pieni di acqua,
io ho bisogno di chi mi urla rotolando.
Ho cantato tanto
da prendere la tua voce.
Urlo in cerchio
saltello che non ci sei.
Strappati, riprendi le tue costole
e dammi le nuvole belle per morire.
Non smetto di ingoiare
stelle e scale pesanti
pesa la pancia
e sono scheletrica.
Inverno
Il cattivo vento invernale
ti abita da sempre
e ti scuote non appena l’afa
prova a sfiorare
il tuo corpo stanco e slabbrato
da un freddo disumano
che ti lascerà senza peso,
senza ossa,
piangente.
Carroll
In questo bosco affollato
sono io la mia perdizione e la mia preda.
Importante
Avrei voluto darti la mia saliva
fino a riempirti
perché fosse evidente
che tu fossi cosa mia.
L’AUTRICE
Zahira Ziello è nata in provincia di Caserta, ha frequentato il liceo classico ed è diplomata all’accademia di recitazione, si occupa di teatro e drammaturgia. Sibilla (Terra d’ulivi Edizioni) è la sua prima raccolta di poesie.