Estratto da “Mia cattiva sfera” di Angelo Airò Farulla | L’Altrove
Gli occhi del giorno e della notte sono
[stati sepolti.
Chissà come si vede a quest’ora il Sole
[dall’equatore di Urano.
Le ombre degli uccelli passano e tornano.
– Esisti! dicono le tortore ai quattro
[lati della via,
come a sgocciolare nell’aria una parola
[creatrice,
– Esisti! ripetono in coro, come pizie
[che mangiano i fiori dai vasi.
Esisto?
Nel viale il cuore è interrato.
In questa mia solitudine antica
c’è una lucertola dalla coda nuova.
Starò seduto qui fino al passaggio della
[prossima cometa.
Non sarò in grado di alzarmi dal tavolo
[quando questo accadrà.
Non la vedrò sfolgorare.
Non sentirò il crepitio ardente dei suoi
[frammenti.
L’incenso m’asfissia.
Ho dormito e non ricordo.
Il mio occhio è inchiodato al tronco di
[un albero che il mare ha lasciato.
Sulla riva c’è un cavallo di Frisia.
È il tempo della vita in cui gli antichi
[morivano.
Era il 31 di novembre.
La mia indifferenza è il mio impero.
Salgo sopra una colonna d’alabastro,
e la vita è finita e non è finita.
È come il piedistallo che si metteva
[dietro al morto, per far la foto
[all’impiedi.
Rimane ancora da fare una seduta
[spiritica,
prendere l’ostia un’ultima volta,
buttarsi di sotto dalla finestra,
dar fuoco al rovo,
osservare il decadimento dello Xenon-124
[in Tellurio-124,
scrutare il mare in cerca di qualcosa
[che non c’è.
C’è tempo.
Sto germogliando nella caverna solare.
Forse i fiori sono belli, e forse è
[meglio il morire
e forse i fiori sono brutti,
eppure prima o poi dovrò morire,
e allora vado a fare i porri sull’isola
[di Cerboli.
Prima d’andare, apro e chiudo la porta,
[senz’andare né stare,
e come me non fanno rumore
né la finestra che si spalanca verso la
[nube di Oort
né i fogli che volano via dal tavolo
[come stormi lontani…
Il sole è andato giù il 31.
Da mesi non esercita il suo moto
[apparente.
Abbiamo sfondato gli occhi delle lanterne
[che s’avvizzivano.
La luce, dietro ai denti.
In giugno bruciò una croce in giardino.
Il vento sfondò un vetro alla finestra.
Ora la gente mi parla.
Lo scirocco m’infligge la sua pena.
Ora mia è la pienezza del tempo, la triste
[felicità della vita, l’albore della
[vecchiaia, l’olografia del passato.
Il sipario è uscito dai binari, e più non
[si chiude.
L’AUTORE
Angelo Airò Farulla è nato nel 1981 sul confine ventoso che divide il Mar Ligure dal Mar Tirreno. Ha pubblicato: Ouija di Stoker Hunt, traduzione dall’inglese, Edizioni Mediterranee (2016); La finestra, collezione di paesaggi in prosa, MdS Editore (2019); Racconti da incubo di H.P. Blavatsky, traduzione dall’inglese, Edizioni Studio Tesi (2020); Il pittore d’icone, novella, rivista Pro Arte (2020); Mia cattiva sfera, versi, Genesi (2020).