Riscoprire i poeti

Poesie scelte di Paul Celan | L’Altrove

A cent’anni dalla nascita di Paul Celan, uno dei più importanti poeti del Novecento, vi proponiamo di seguito alcune delle sue più belle poesie.

Conta le mandorle,
conta ciò che era amaro e ti fece vegliare,
conta insieme anche me:

Io cercavo il tuo occhio, allorché tu lo sbarrasti e nessuno ti vide,
io intrecciavo quel filo segreto e su di esso
la rugiada da te pensata
scorse giù alle urne di che è custode un detto
che al cuore di nessuno trovò un varco.

Lì soltanto entrasti tutta nel nome che è tuo,
lì accedesti a te con passo sicuro,
le campane liberate pulsarono nella cella del tuo silenzio,
ciò cui avevi teso l’udito ti fu appresso,
ciò che era morto cinse anche te col suo braccio,
e voi andaste, attraversando, voi tre, la sera.

Fammi amaro.
Conta con le mandorle anche me.


Con alterna chiave
tu schiudi la casa dove
la neve volteggia delle cose taciute.
A seconda del sangue che ti sprizza
da occhio, bocca ed orecchio
varia la tua chiave.

Varia la tua chiave, varia la parola
cui è concesso volteggiare coi fiocchi.
A seconda del vento che via ti spinge
s’aggruma attorno alla parola la neve.


Corona

L’autunno mi bruca dalla mano la sua foglia: siamo amici.
Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare:
lui ritorna nel guscio.

Nello specchio è domenica,
nel sogno si dorme,
la bocca fa profezia.

Il mio occhio scende al sesso dell’amata:
noi ci guardiamo,
noi ci diciamo cose oscure,
noi ci amiamo come papavero e memoria,
noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio sanguigno della luna.

Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra accetti di fiorire,
che l’affanno abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.

È tempo.


Più profonde ferite che a me
abbatté su di te il silenzio,
più grandi stelle
ti avvolgono nella loro regnatela di sguardi,
più bianca cenere
pesa sulla parola, a cui hai creduto.


E tu, tu pure –
fatta crisalide,
come tutto quello
che la notte ha cullato.

Questo sfarfallio, questo volteggiare intorno:
io lo sento – e non lo vedo!

E tu,
come tutto quello
che è sottratto al giorno:
crisalide.

E occhi, che ti cercano.
Tra questi il mio.

Uno sguardo:
un altro filo, che ti avviluppa.

Questa tarda, tarda luce.
Io so: i fili luccicano.

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