Estratto da “In risposta al silenzio” di Jacopo Pellegrini | L’Altrove
A FIATO SPENTO
Mi sento corpo morto e non lo sono
ma il desiderio è pari
alla paura.
In forme imbarazzanti
ho chiesto aiuto
per esser foglia morta
alla natura.
IN PUNTO DI VITA
Vita, morte
passo così breve da non portare
l’effigi dell’inganno.
Inaccettato e inaccettabile
quando non hai raccolto
abbastanza chicchi di stagioni,
quando il panno nel ripiegarsi
sfugge da un lato
e non hai colmato
che poche spire del tempo.
A te che non hai ancora stagioni
io che di inverni tracimo
dovrei far compiere il passo
dalla non vita alla non morte.
Le azioni e non le emozioni
sono la legge a cui obbedisco,
rimedio tardivo e sicuro
per chi non ama precauzioni.
Tu sei un urlo afano di vita
ma levati dal lenzuolo della coscienza
che non si può uccidere chi non è nato.
PENSANDO
Ho letto al mondo
mille parole e non ho potuto
fermarle.
Ho appreso dal mondo
mille parole e non ho saputo
donarle.
Abbiamo frasi di suoni
incomprensibili.
Lingua straniera per l’altro
che ci rende stranieri.
AL BALCONE
Vorrei fossimo pagine libere
di uno stesso libro, e compaginare
il mio domani al tuo come
l’azzurro virente del mare
s’inciela all’orizzonte.
ALLA POESIA
Ti ho amata per molto tempo
quando mostravi
un ritaglio di pelle
tra le pagine sfiorate.
Ho trovato in te me stessa
e ho perso la vita,
assente e diversa dal resto del mondo,
diversa perché assente,
anche se la mente
si sentiva più presente
avendo appoggiato nel tragitto
il peso del superfluo.
Credo nel sole
e nella luna, quando è assente,
credo nelle piogge
quando ti fanno sentire
foglia della natura.
Ho creduto, credo, alle parole
dei miei genitori,
accolte e respinte,
due gesti di uno stesso passo,
come si oppone il braccio alla gamba
per camminare.
Credo all’età che ho
e che potrò avere,
alla passata so di aver creduto.
Credo al bisogno
all’ insoddisfazione,
credo alla miseria
come fonte di dramma
e di profondità,
perché senza burroni
non sei costretto a volare.
Credo in mia moglie
e nell’amore,
e credo che le parole
non sappiano dipingere mai
il tutto,
per questo al silenzio di ogni sera
credo in noi.
Credo nel lavoro,
nella concentrazione
e nell’ozio,
nei libri
e nel pensiero,
credo nella fatica
e nel fumo taciuto di una sigaretta.
Credo agli sguardi raccolti,
agli odori,
alle mie mani,
alla parola mancata o mancante,
temo la parola di troppo
a cui a volte vorrei mancare.
Credo alla Poesia
e le dono il rispetto
che si deve ad una fedele
amica di sempre.
Credo alle persone assenti
e a ciò che mi hanno lasciato,
perciò credo alle tradizioni
come rito e ricordo.
Credo nel nuovo
e nella mancanza di paure,
e all’uomo, a volte.
Credo all’amicizia,
ad un bicchiere insieme,
alla preziosa solitudine.
Credo in molto
e nel poco,
nei gradini che dalla camera
mi portano in cucina
e a chi gli ha pensati
e a chi gli ha costruiti.
Credo nel verbo credere
dal suo senso di “aver fiducia”
a quello di “ritenere vero”,
e a tutti i colori del suo arcobaleno,
come a tutte le persone e cose e pensieri
a cui ogni giorno
inconsciamente credo.
Credo all’ultimo punto
di questi versi,
e a ciò che non so spiegare
devo credere,
o non credere.
Non cercare lettore
il grande assente,
ognuno su di lui
ha molte volte in sé cercato il verso.
Mi manchi
e già in queste parole
c’è tutto il silenzio che ascolto.
Il giorno mi ha accolto così oggi,
con il tuo amore e la tua assenza.
L’AUTORE
Jacopo Pellegrini è nato a Belluno nel 1981. Ha pubblicato la raccolta poetica “Traslucido” (Edizioni del Leone, 2007). Alcuni testi della presente raccolta sono apparsi nella “Nuova Ciminiera” e ne “Il Foglio Clandestino nr 84/85, aperiodico ad apparizione aleatoria” (Edizioni del Foglio Clandestico).