Recensione: “La dimensione dell’esilio” di Marco Carone | L’Altrove
La dimensione dell’esilio di Marco Carone (Edizioni Ensemble, 2018) è una misura letteraria che riflette l’estensione dell’amore, inteso come flusso di energia inviato ad un autobiografico indirizzo esistenziale e consegnato alla speranza privata e fiduciosa del destinatario.
Il poeta insegue una direzione precisa e motivata dall’esatta indicazione delle sue parole e si rivolge a chi ama, al suo modo di essere, confidando nella possibilità sincera del rapporto amoroso. La vita scorre nell’incanto di piccole percezioni quotidiane, nelle abitudini familiari scandite da lusinghe ed inganni, appartate nel volontario conflitto delle distanze. Protagonista poi è l’esilio dai sentimenti, il luogo lontano di una condanna che ha il valore di ciò che è perduto. Le poesie di Marco Carone sono quadri nella superficie delimitata e racchiusa nella cornice delle emozioni ed esprimono gli effetti delle azioni intraprese con intuitiva sensibilità quando l’inquadratura e l’immagine centrano l’obiettivo di una dedizione appassionata, esclusiva ed istintiva. La lapidaria capacità dei versi diffonde una profonda, umana difesa della dimensione sconfinata della libertà emotiva che trascende la passione e amplifica l’immaginario sentimentale. Si rimane sempre se stessi al centro delle proprie passioni e si tenta di recuperare quanta più memoria si spegne in ogni abbandono. Il poeta oltrepassa da innamorato la caducità delle interruzioni d’amore, esorta ad una più coraggiosa consistenza ascoltando la bellezza rarefatta e sensuale dell’acquisto del tempo e della cognizione dell’anima. L’evocazione di nostalgie è una consuetudine viva che avvolge l’indefinito e languido impulso dell’esperienza e riaccende il desiderio pungente nel gioco amoroso. La potenza del patrimonio carnale, la percezione dell’attimo dipingono un tempo ulteriore, scandito dalla suggestione del ricordo. Il rimpianto disincantato e disilluso di quanto è trascorso e di quanto è lontano è ancora un invito sensibile all’esortazione. Ogni passo è un legame con l’attesa, un intervallo di spazio nella mobile continuità delle vicende e nella stabilità dei versi si arrende alla provvisorietà ed insegue l’incondizionata durata di ogni resistenza.
Ecco alcune poesie scelte da La dimensione dell’esilio
Mentre dormi
Laddove mi abbandono,
tra la calma ineguagliabile
del tuo respiro,
mi è d’istinto
combinare i migliori sogni
a quel preciso salto
che più in là
mi fa sempre cadere.
Continuo a dirigermi
verso chi non conosco,
credendogli per la sola
lunghezza di un passo.
Ora sei tu che parli
e ti riveli nelle bugie
che moltiplichi,
sempre più ostinatamente,
attorno alla stessa scusa,
per difendere una debolezza
che ti aderisce come fosse
un’attitudine, ereditata soltanto
per poter sopravvivere.
Le tue parole
Ora, più che mai,
valgono il male che provo
nel pensarti lontana.
A sentirle
somigliano tanto
a quei passi
di chi nel buio
urta sempre qualcosa.
È rimasto là il nostro accordo,
su quella panchina di cemento
dove sedevamo la domenica sera,
a sentire i nostri silenzi imbarazzanti
e a rimanere contenti nello stringerci
come due naufraghi scampati alla morte,
circondati dalle tumultuose acque dell’inizio.
Non posso parlarti di orizzonti,
ho preso casa al terzo piano.
Da qui vedo soltanto il monocromo
a fondo grigio delle palazzine di fronte.
Al più, qua e là, intravedo
punte di colore, date dagli indumenti
stesi ad asciugare sui balconi
di pochi appartamenti.
Ma posso dirti
che qualcosa oggi
è tornato a mancarmi.
Lo capisco
dal modo in cui gli uccelli
si adattano sulle stecche
di queste antenne televisive.
L’AUTORE
(Mesagne, 1984) Attualmente è impegnato in progetti di didattica museale e di pittura sperimentale. La dimensione dell’esilio è la sua seconda raccolta poetica. Potete seguire Marco Carone qui su Facebook e su Instagram.
A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/