Estratto da “In dubio pro reo” di Guido Lopardo | L’Altrove
Si può davvero parlare di questioni sociali, di diritti civili e di amore in diciotto poesie più una? Guido Lopardo lo ha fatto e il risultato è una raccolta dal linguaggio affilato e dal ritmo incalzante, che tutto scatena tranne indifferenza. L’incedere della lettura è coinvolgente come una taranta salentina: le poesie colpiscono e scuotono le coscienze alternandosi a ballate che fanno prendere fiato per poi toglierlo con parole taglienti dalla forza centripeta. Uno stile mistilineo che catalizza l’attenzione e sollecita il pensiero fino all’ultima poesia: una quartina e un messaggio d’amore incondizionato, che prende in extremis e lascia intravvedere il sollievo di un appiglio. In dubio pro reo (2018) è una raccolta, che pone domande e non dà risposte, che non fa sognare, ma sveglia dai sogni, e che, come puntura di spillo, provoca reazioni.
Di seguito un estratto della raccolta:
Sorde sentenze
Può un uomo pagare a vita
per il suo pensiero
e il corpo giacere
sotto sorde sentenze?
Può un uomo pagare a vita
per la sua natura
che lenta o ribelle
l’ha fatto diverso?
E può pagare a vita
se sente il suo tempo
prossimo al buio
ma è forzato alla vita
da leggi e morali?
Può un uomo pagare a vita
per scelte non fatte
e promesse tradite
per il troppo peso?
Può un uomo pagare a vita
per i suoi sogni
che volano e sbattono
sopra i Palazzi?
E può un uomo
morire ogni giorno
allungando la mano
verso passi distratti?
La sorte
È così diversa poi la sorte
tra il ferito e chi spara?
E quella tra la pioggia e il mare?
E la sorte tra chi scappa
e chi alza muri
ti sembra poi così diversa?
Ma è cosi diversa poi la sorte
tra chi mangia e chi ne chiede?
E non è diversa poi la sorte
tra chi veglia e chi s’affida?
E tra chi non ascolta
e chi ha smesso di volere?
E mai sarà diversa
perché la sorte è la madre
che ci condanna a caini.
A braccia aperte
A braccia aperte
come remi tirati su
per non sentire le onde.
Così aspetto che il tempo
faccia il suo corso
e nella sua fine
forse
trovare il senso
al mio vagare
e sottostare.
Nessuna resa
ma braccia distese
per provare a volare
e guardare dall’alto
passi senza orme
che cercano foglie d’autunno
per fare clamore.
Bandiere
Troppe frontiere
e troppe bandiere
si sfidano lungo una linea
decisa dall’alto
e subita dal basso.
Ipocrisia d’altri tempi
che scompone fratture
e separa fratelli
resi caini da vessilli diversi
che urlano idee nate sconfitte
e che senza Ragione
affondano orfane di Diritti e Valori.
Prova d’Amore
Se mi ami
me lo dice
la tua pelle.
Che trema
… e non mente.
L’AUTORE
Lucano di sangue, pugliese di sole. Curioso del mondo, studioso dell’uomo. Fisiologicamente legato all’arte. Si traccia così la forma
mistilinea del viaggio e della formazione di Guido Lopardo. Approdato a Milano per motivi professionali, lavora nel mondo della comunicazione, dell’organizzazione di eventi e dell’insegnamento.
Dalla passione per la parola scritta e recitata è nata “La corazza di Ettore”, la sua prima raccolta di poesie, impronte su carta per condividere le impressioni sulla vita e sulla sua vita. Nella seconda raccolta
“In dubio pro reo – Diciotto poesie Civili e una d’Amore” affronta il tema della negazione e della mortificazione dei diritti civili e lo fa attraverso la sperimentazione di generi e stili diversi, che conferiscono alla lettura un ritmo cangiante e coinvolgente.
Insieme allo scultore Matteo Volpati, ha ideato il progetto “Lo Sguardo Altrove”, una serie di mostre che – attraverso la contaminazione delle due discipline e con la collaborazione amichevole di altri artisti – vogliono puntare il dito contro l’indifferenza corale verso i principali problemi della società attuale, in primis povertà, emarginazione e moralismo.