Giornata Nazionale del Gatto: le poesie più belle dedicate ai felini | L’Altrove
“I gatti sono i poeti degli animali
come i poeti sono i gatti degli uomini”
scrisse Corrado Govoni. Ed è proprio vero. Quante caratteristiche del felino troviamo nel poeta! L’eleganza, la furbizia, l’indipendenza, la sfuggevolezza.
Ad esempio, Vivian Lamarque scrisse un intero libro per il suo gatto Ignazio (Poesie per un gatto, Mondadori), Patrizia Cavalli dedicò alla sua gatta Okapi Bandierina la raccolta dal titolo Il Cielo (Einaudi), Baudelaire fu quasi devoto al suo animale domestico. Ma sono solo alcuni.
Per la Giornata Nazionale del gatto, che dal 1990 si celebra ogni 17 febbraio, L’Altrove vi propone, dunque, alcune poesie scritte da altrettanti poeti che amano o hanno amato i gatti.
La tua gattina è diventata magra.
Altro male non è il suo che d’amore:
male che alle tue cure la consacra.
Non provi un’accorata tenerezza?
Non la senti vibrare come un cuore
sotto alla tua carezza?
Ai miei occhi è perfetta
come te questa tua selvaggia gatta,
ma come te ragazza
e innamorata, che sempre cercavi,
che senza pace qua e là t’aggiravi,
che tutti dicevano :’È pazza’.
È come te ragazza.
di Umberto Saba
A Okapi Bandierina
Tu non sei mai stata sentimentale
e io per amore voglio assomigliarti.
di Patrizia Cavalli
Fai l’agguato
a una piuma di merlo
l’intero manca
anche a te
senza saperlo.
di Vivian Lamarque
Vieni bel gatto, vieni sul mio cuore amoroso;
trattieni i tuoi artigli
ch’io mi sprofondi dentro i tuoi begli occhi d’agata e metallo.
Quando a bell’agio le mie dita a lungo
ti carezzan la testa e il dorso elastico,
e gode la mia mano ebbra al toccare il tuo corpo elettrico,
vedo in spirito la mia donna:
profondo e freddo come il tuo, il suo sguardo, bestia amabile,
penetra tagliente come fosse una freccia,
e dai piedi alla testa
una sottile aria, rischioso effluvio,
tutt’intorno gira al suo corpo bruno.
di Charles Baudelaire
Gatto che giochi per via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.
Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;
sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.
di Fernando Pessoa
Come dorme bene un gatto
dorme con zampe e di peso,
dorme con unghie crudeli,
dorme con sangue sanguinario,
dorme con tutti gli anelli
che come circoli incendiati
costruirono la geologia
d’una corda color di sabbia.
Vorrei dormire come un gatto
con tutti i peli del tempo,
con la lingua di pietra focaia,
con il sesso secco del fuoco
e, non parlando con nessuno,
stendermi sopra tutto il mondo,
sopra le tegole e la terra,
intensamente consacrato
a cacciare i topi del sogno.
Ho veduto come vibrava
il gatto nel sonno:
correva la notte in lui come acqua oscura,
e a volte pareva cadere
o magari precipitare
nei desolati ghiacciai,
forse crebbe tanto nel sonno
come un antenato di tigre
e avrebbe saltato nel buio
tetti, nuvole e vulcani.
Dormi, dormi, gatto notturno
con i tuoi riti di vescovo,
e i tuoi baffi di pietra:
ordina tutti i nostri sogni,
guida le tenebre delle nostre
addormentate prodezze
con il tuo cuore sanguinario
e il lungo collo della tua coda.
di Pablo Neruda