
Appunti di poesia: Kaveh Akbar | L’Altrove
COME FUNZIONA LA PREGHIERA
Rintanati nella nostra minuscola cameretta, così vicini che il
bordo del mio tappeto copriva il bordo del suo, io e mio fratello
pregavamo. Avevamo 11 e 18 anni, forse, o 12 e 19. Era tornato dal
college dove costruiva i computer da solo e le ragazze lo baciavano
in bocca. Io ero a malapena qualcosa, volevo solo essere lasciato
in pace a leggere e guardare I Simpson.
Pregammo insieme come avevamo fatto migliaia di volte,
affrettando le abluzioni sul lavandino, stendendo i nostri janamaz
verso la finestra di fronte all’olmo che un’estate aveva ospitato un
vero nido di corvo pieno di corvetti: frutti arruffati dal becco nero,
erano miracoli di cui non pensavamo di fare tesoro.
Io e mio fratello ci affrettavamo in maldestre posizioni di lode,
silenziosi come la luce che si raccoglieva intorno a noi. La stanza
era così piccola che il nostro letto doppio la occupava quasi tutta, e
quando mio fratello, alto e smisurato, fece per inginocchiarsi, urtò
con il piede il fermaporta di ottone spiralato, che sprigionò un forte
brooong. Il rumore si schiantò nella stanza come un lungo proiettile
bagnato frantuma la porcellana.
Mio fratello trattenne una smorfia e io cercai di soffocare un
grugnito ma la solennità ignorò le nostre suppliche – scoppiammo,
la risata ci esplose in faccia passando per i corpi e il pavimento.
Non riuscimmo a trattenerci, ridevamo del nostro ridere, l’allegria
una corda a sfilacciarsi infinita in ogni dove.
Non è che ci dimenticammo Dio o i martiri o la santa parola del
Profeta – piuttosto il contrario, in effetti, eravamo ragazzi fatti per
amare ciò che ci stava sotto il naso: io e mio fratello ci stendemmo
l’uno sull’altro, ridendo lacrime nei nostri tappeti da preghiera.
Da Il miracolo, Il Saggiatore.
L’AUTORE
Kaveh Akbar (Teheran, 1989), poeta e romanziere iraniano-statunitense, è direttore del corso di Scrittura creativa dell’Università dell’Iowa e responsabile delle pagine di poesia della rivista The Nation. Ha pubblicato la raccolta di poesie Calling a Wolf a Wolf (2017) e il romanzo Martire! (2024), e ha curato la raccolta The Penguin Book of Spiritual Verse (2023). Le sue poesie sono apparse su diverse testate, tra cui The New Yorker, The New York Times e The Paris Review.

