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Estratto da “Semiotica notturna” di Cristina Eléni Kontoglou | L’Altrove
Materia
Ricerco annessioni
comprensioni di senso
precisazioni,
la terra accidentata che frana
per sfaldarsi nella fessura del tempo,
si frantuma con una goccia
di olio di enotera aggiunta
all’impasto dei sassi,
troppo friabile
per spaccarsi con decisione,
è una terra preparatoria
da coprire con i canovacci bagnati
per non lasciare evaporare le essenze.
Lascio passare le notti e gli attimi
sotto le maglie strette del colino.
Sulle ciglia cade il succo.
La lava sopra
il cielo in basso,
ho una capacità di sorpasso
delle mie risposte:
sono ancora più avanti
delle mie cinque lune,
una per estremità.
Sulla testa la luna regina,
la madre dei vizi limbici
balla una danza di tuono
mentre le sue mani
eclissano le mie branchie.
Ai piedi giacinti agitano le caviglie,
allacciano intromissioni.
Io vorrei farmi erba amara
per essere colta in primavera,
quando la terra mi strattonerà
per rimettermi al passo con gli altri.
Ma sono arrivata a piedi senza contare
solo al quinto sigillo,
alla luna della retrocessione.
E mi metto in fila
dietro alle pecore
aspetto la mia razione
di erba medica,
fino alla notte in cui il lupo
divorerà le ancelle,
mi farà sua
— senza dannazione.
Plastica
Agosto.
Mi ricordavo diversa la città.
Me la ricordavo diversa mentre
non riconosco più le buche.
E tu,
riconosci le mie buche?
Ma non è ancora agosto,
forse è per questo
che scivola la mano
dentro
i pantaloni delle strade
e si ritrova a vagare,
tra i vizi azzurri
delle pozzanghere
sugli zigomi
dei marciapiedi.
Tra le mani un liquido vischioso,
la testa all’indietro
cento occhi
che mi guardano tra le clavicole.
Mi vorrebbero sradicare
spogliare,
per ora
diresti solo che mi osservano.
E sono i tuoi.
Revolver
Ti ho sparato mirando bene
al centro della scena
— la potenza della cartuccia
non diversa
da una buona taratura,
una variazione
in difetto
provoca inceppi,
in eccesso
mette in difficoltà il tiratore —
E invece
il rumore del tuo cuore
mi ha distratta.
Si accartocciava su se stesso
rubava lo spazio di un’eclisse
tra le lame delle sillabe e l’odore
del piombo.
Era una piccola cosa
slegata dal resto.
E ho sparato a salve
per non dire
di non aver dimenticato
come si maneggia
un colpo ben assestato.
Virgo Oscura
Cos’è questa tela
in cui mi fai credere
di essere fatta di catrame,
insinui e reciti
le mie mancanze
un dislivello
tra il pennello e il quadro.
E io mi faccio liquida fuga
ascoltando le tue parole mentre
scivolo
di nero bitume
splendo
di nero vergare oltre
i bordi delle cornici.
E tu mi rinfacci anche
questo mio macchiare
questo essere
uguale solo al mio
ostinato profanare.
Transumano
Innesti di acciaio
spingono il corpo a sezionare
le pause nel reticolo fluido
palpabile,
si perdono nel magma voltaico
della notte artificiale
che si accende si spegne
a comando esatto
impaziente di un interruttore placcato
non prevede sfumature,
congetture:
è la notte feroce senza il liminare.
Ostenta una completezza
che non appartiene all’umana cadenza
distanza dal tempo,
ospita certezze fredde
detrazioni sull’immanenza,
precisa ostentazione della materia inorganica.
Io vorrei salvarti
essere lama fredda in carne seducente
battere come peacemaker
in uno spazio limitante
vorrei offrirti
un calcolo di respiri
elettrici che offenda
l’incompletezza
l’inesattezza delle tue origini
la solitudine antropica delle tue voragini.
In te sarei compatibile e artificiale
autonomo innesto brutale,
emozionale.
Con te sarei ultimata trascendenza,
busto di ferro per il muscolo dell’anima.
L’AUTRICE
Cristina Eléni Kontoglou, nipote del celebre pittore e scrittore bizantino F. Kontoglou e del marchese italiano Savini. Italogreca, vive a Firenze dove ha studiato conseguendo la laurea in Lingue e Traduzione e specializzandosi in letteratura e lingua francese, sua lingua di adozione, con una tesi su Marguerite Duras, insieme a una traduzione inedita di un suo testo teatrale, La Musica, corredata di saggio critico.
In Italia sviluppa la passione per la fotografia, di cui diventa studiosa e parte attiva quando da street photographer partecipa a mostre personali e collettive con il secondo nome Eléni.
Dalla fotografia eredita il linguaggio evocativo e figurativo, lavora come docente di letteratura francese, suoi racconti compaiono su riviste tra cui Minima e Moralia, Calvario Magazine, Micorrize, Poetarum Silva. Pubblica nel 2023 la raccolta di poesie dal titolo Volturno Arcano per Eretica Edizioni, finalista al premio internazionale Mario Luzi 2023. Sempre nello stesso anno esce Agrimonia, un libro di racconti autobiografici edito da Fallone Editore. Nel 2024 si classifica terza al Premio Alda Merini per narrativa inedita con Impuri riflessi, e viene segnalata sempre per lo stesso testo con menzione al Premio Europa in Versi, arriva finalista al premio Shelley e Byron e vince il premio Domus del Premio Seneca.
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