Poesie ritrovate

Poesie ritrovate: Nina Cassian | L’Altrove

Nina Cassian, una delle figure più iconiche della poesia romena del XX secolo, nacque il 27 novembre 1924 a Galați, una città portuale sul Danubio. La sua vita fu segnata da un’intensità di esperienze che plasmarono non solo la sua scrittura, ma anche la sua esistenza al di fuori della pagina. Cassian non fu solamente una poetessa, ma una testimone della storia, un’impegnata sociale che ha vissuto in prima persona le atrocità e le sfide del suo tempo, dall’occupazione nazista alla repressione comunista, contribuendo con la sua voce a una forma di resistenza culturale.

Cresciuta in una famiglia ebrea, Nina sviluppò un interesse precoce per la letteratura, incoraggiata dalla madre, una poetessa dilettante. La sua educazione venne interrotta durante la Seconda Guerra Mondiale, un periodo in cui subì direttamente la persecuzione etnica. La sperimentazione della guerra influì profondamente sulla sua poesia, fornendo non solo un contesto, ma anche un profondo senso di urgenza nelle sue scritture. Fu infatti in questo clima di oppressione che comincia a pubblicare i suoi primi versi, un atto di sfida contro il regime che la circonda.

La poetica di Cassian fu caratterizzata da un linguaggio incisivo e un’intensa espressività. Il suo stile è spesso contraddistinto da una profonda introspezione, dove il soggetto poetico si confronta con il personale.
La sua poesia, tuttavia, rimane attualmente alquanto controversa (più apprezzata dai lettori che dai critici, che spesso hanno sottolineato i suoi compromessi con il regime comunista). Il suo volume di debutto, La scara 1/1 (1947), fu demolito da critici realisti socialisti e bandito; di conseguenza, Cassian rinnegò il proprio volume e adattando la propria scrittura al realismo socialista (ad esempio in volumi come An viu – nouă sute şi şaptesprezece) per essere pubblicata. Da un lato, godeva dei privilegi della scrittura secondo il dogma comunista (e, in realtà, non respingeva mai le sue opinioni di sinistra); d’altra parte, mentre contribuiva sporadicamente alle antologie di poesie ufficiali fino agli anni ’80, anni in cui ha approfittato di ogni opportunità per sfuggire alla scatola di realismo socialista, compreso l’avvento della letteratura per bambini a cui si dedicò nella prima metà degli anni ’50 e il ritorno dei temi lirici dopo il 1956 (parzialmente grazie a Nicolae Labiș).

Nella seconda metà degli anni ’60, quando la letteratura era quasi priva di limiti, Nina Cassian ridiede alle stampe La scara 1/1 (che adesso sembra anticipare parzialmente onirismo e manierismo, ma fu effettivamente elaborato dalle influenze di Arghezi, Barbu e del surrealismo) e continuò a comporre le sue poesie con il stile iniziale. Uno dei suoi volumi più popolari del periodo tra il 1965 e i primi anni ’80 è Loto-Poeme (1972), che venne scelto dal critico Ion Pop per le sue ingegnose poesie sperimentali scritte in un dialetto immaginario (limba spargă).

Nel 1985, Cassian lasciò la Romania per lavorare come a professore ospite per la scrittura creativa all’Università di New York. Decise di rimanere negli Stati Uniti dove continuò la sua attività poetica; qui divenne una figura di riferimento per la comunità degli scrittori romeni in esilio. Questo periodo segnò un’evoluzione nella sua scrittura, ampliando le sue prospettive e le sue connessioni con altre tradizioni letterarie. L’esperienza dell’esilio, tuttavia, non rappresentò una rottura dalla sua identità romena; al contrario, alimentò la sua riflessione sulla perdita, la nostalgia e l’identità.

Nina Cassian ebbe un impatto significativo sulla poesia romena e non solo. La sua influenza si estese non solo attraverso la sua scrittura, ma anche attraverso il suo impegno in cause sociali e politiche. La sua poesia ha ispirato generazioni di poeti, sia in Romania che all’estero, a esplorare le loro identità attraverso la lente delle loro esperienze storiche. Il suo linguaggio, che riuscì ad affrontare argomenti complessi con una grande umanità, si rivela una fonte di ispirazione per molti.

Nonostante le sue opere siano state spesso sottovalutate a causa del contesto politico, il suo lascito è ora riconosciuto in modo più ampio. La sua poesia è studiata e tradotta, portando una nuova consapevolezza sulla ricchezza della letteratura romena e sul ruolo cruciale delle voci dissidenti nella cultura contemporanea.

Nina Cassian fu una poeta feroce e molto determinata. Il suo lavoro fu così spiritoso e intelligente, così straordinariamente divertente e sapientemente realizzato, che è possibile sottovalutare le sue passioni guida, la sua feroce presenza. Il suo senso di meraviglia era intenso. Era come se stesse ricordando in modo aggressivo la creazione o, più precisamente, scrivendo subito dopo l’espulsione. Era un’artista sublime, una poetessa di profondità appassionate e di grandi altezza letteraria.

La sua poesia venne tradotta in numerose lingue. In italiano è possibile apprezzare diverse raccolte, e più di tutte C’è modo e modo di sparire (Adelphi) che raccoglie le poesie scritte dal 1945 al 2007, in tre lingue diverse, in romeno (tradotte da Anita Natascia Bernacchia), inglese e spargano (una sorta di dialetto inventato dall’autrice).

Di seguito alcune delle poesie tratte proprio da questo libro:

Se esisti per davvero

Se esisti per davvero – fatti avanti,
sii nuvola, caprone, aviatore,
porta con te occhi, bocca, voce,
– chiedimi qualcosa, lascia che mi sacrifichi,
prendimi tra le braccia, proteggimi,
nutrimi con la settima parte di un pesce,
fammi un fischio, dissodami le dita,
ricolmami di aromi, di stupore,
– resuscitami.


Ginnastica mattutina

Mi sveglio e dico: sono perduta.
È il mio primo pensiero all’alba.
Comincio bene la giornata
con questo pensiero assassino.

Signore, abbi pietà di me
– è il secondo, e poi
scendo dal letto
e vivo come se
nulla mi fosse accaduto.


Volevo restare a settembre

Volevo restare a settembre
sulla spiaggia pallida e deserta,
volevo caricarmi di cenere
delle mie volubili gru
e che il vento grave dormisse
come acqua nelle reti fra le chiome;
volevo una notte accendermi
una sigaretta più bianca della luna
e intorno a me – nessuno, solo il mare
con la sua forza grave e latente;
volevo restare a settembre,
presente al trascorrere del tempo,
una mano fra gli alberi e l’altra
nella sabbia canuta – e scivolare
nell’autunno insieme all’estate…

Ma a me sono stati prescritti,
è chiaro, più penosi abbandoni.
Mi è toccato strapparmi a paesaggi
a cuore impreparato
e mi è toccato lasciare l’amore
quando ancora amare vorrei…

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