Poesie ritrovate

Audre Lorde, la coraggiosa e leggendaria poeta | L’Altrove

Nota per il suo pensiero radicale e il suo appassionato attivismo, Audre Lorde fu una poetessa fino al midollo. Come scrisse nel suo saggio La poesia non è un lusso, vedeva i versi come necessità vitale, credendo che gli orizzonti esterni più lontani delle nostre speranze e paure siano ciottolati dalle nostre poesie, scolpiti dalle esperienze rocciose della nostra vita quotidiana. Questo senso dell’efficacia della poesia era distillato dalla sua stessa esperienza: nata da immigrati caraibici a New York City durante la Grande Depressione, Lorde era quasi cieca da bambina e imparò a parlare nello stesso momento in cui imparò a leggere, spesso descrivendo i suoi sentimenti recitando una poesia. In seguito lo fece attraverso la sua stessa scrittura, rifiutandosi di cancellare o mascherare qualsiasi parte di sé, affermando sempre la molteplicità e l’idiosincrasia della sua identità di lesbica nera e guerriera autodefinita. Pensatrice acuta e agile, artista dal fuoco avvolgente, Lorde rese noto il suo significato, un significato che i suoi lettori stanno appena iniziando a comprendere appieno.

Coal

Questa splendida affermazione di identità apparve per la prima volta nel libro d’esordio di Lorde nel 1968, The First cities. Otto anni dopo, la poesia Coal divenne titolo di un altro libro, il primo pubblicato da un grande editore. Come in tutte le sue opere, Audre Lorde considera attentamente come la politica limiti il nostro linguaggio, come ciò che diciamo sia colorato – una parola particolarmente carica qui – da chi paga qualsiasi prezzo per parlare. Ma la poesia è anche un’appassionata affermazione del potere del linguaggio, trasformando il semplice atto di parlare, di come un suono diventa una parola, in un abbagliante catalogo di metafore. La sua metafora finale è particolarmente toccante: facendo pressione sull’idea che il carbone e un diamante siano fatti della stessa sostanza, offre il suo essere nera come se fosse la parola per esprimere il fatto di essere un gioiello:

L’amore è una parola, un altro tipo di apertura.
Come il diamante diventa un nodo di fiamme
io sono Nera perché provengo dalle viscere della terra
ora prendi la mia parola come un gioiello in piena luce.

Who Said It Was Simple

In questa poesia tratta dalla sua raccolta From a Land Where Other People Live (1973), candidata al National Book Award, Lorde mette a nudo il razzismo e il classismo del movimento femminista in sole quattro frasi taglienti. Sobria ma spietata, rivolta contro di loro il linguaggio delle donne che osserva, usandolo per sottolineare come le liberazioni che cercano dipendono ed escludono allo stesso tempo ragazze problematiche come Lorde. Per Lorde, che una volta scrisse: «Sono definita come altra in ogni gruppo di cui faccio parte», tale prospettiva è stata duramente guadagnata. Sotto la tagliente ironia della poesia, si può percepire la sua esasperazione, un’esaurimento nato da anni di scelte impossibili su quale me essere.

Chi ha detto che era facile

Ha così tante radici l’albero della rabbia
che a volte i rami si spezzano
prima di dare i frutti.

Sedute a Nedicks
le donne si radunano prima della marcia
discutendo dei vari problemi causati dalle ragazze
che assumono per sentirsi libere.
Un barista quasi bianco ignora
un fratello che aspetta servendo prima loro
e le donne non notano e neanche rifiutano
i piacer più sottili della propria schiavitù.
Ma io che sono incatenata al mio specchio
tanto quanto al mio letto
vedo le cause nel colore
tanto quanto nel sesso

e siedo qui chiedendomi
quale me sopravvivrà
a tutte queste liberazioni.

Power

Scritta dopo l’assoluzione di Thomas Shea nel 1974 per l’omicidio di Clifford Glover, un bambino di dieci anni, questa poesia brutale mostra quanto sia letteralmente viscerale l’impatto della violenza della polizia, non solo per le sue vittime più immediate, ma anche per la più ampia comunità afroamericana. Le sue immagini grafiche si agitano nello stomaco di Lorde ed entrano nei suoi sogni, proprio come questa poesia può entrare nei nostri. Ma Lorde è interessata a qualcosa di più che trasmettere questa rabbia e tristezza: invece, attraverso la poesia, sta cercando di trasformare l’odio e la distruzione in potere. Se l’odio e la distruzione fossero risposte giustificabili, il finale provocatorio della poesia suggerisce anche i loro limiti, di ciò che accade quando non troviamo una via d’uscita dai vicoli ciechi della retorica, dove la violenza insensata incontra solo di più.

Power

La differenza fra poesia e retorica
sta nell’essere pronti
ad ammazzarsi
al posto dei propri figli.

Sono bloccata in un deserto di ferite d’arma da fuoco aperte
e un bambino morto trascina il suo nero e massacrato
volto su per il bordo del mio sonno
col sangue giù dalle gote e dalle spalle perforate
l’unico liquido nel raggio di chilometri
e il mio stomaco
si rivolta immaginandone il sapore mentre
la bocca si divide in aride labbra
senza fedeltà né ragione
bramando l’umido del sangue
mentre questo affonda nel bianco
del deserto in cui mi sono smarrita
senza immaginazione né magia
cercando di discernere il potere dall’odio e dal massacro
cercando di curare questo figlio morente coi i miei baci
ma il sole sbiancherà più in fretta le sue ossa.

Il poliziotto che ha sparato a morte il ragazzino di dieci anni nel Queens
se ne stava sopra di lui, con le scarpe da sbirro intrise di sangue puerile
e una voce diceva “Muori, piccolo figlio di puttana” e le registrazione lo dimostrano. Al processo il poliziotto disse in sua difesa “Non notai né la misura né altro, solo il colore”. E le registrazioni dimostrano anche questo.

Oggi, quell’uomo bianco di 37 anni
con 13 anni di servizio in polizia
è stato liberato
da undici uomini bianchi dichiaratisi soddisfatti
della giustizia fatta
e una Donna Nera che ha affermato
“Mi hanno convinta”, ovvero
hanno trascinato i suoi 150 centimetri di Donna nera
su carboni ardenti
fatti da quattro secoli di consenso dell’uomo bianco
fino a quando non ha abbandonato
il primo potere da lei acquisito
e coperto il suo utero di cemento
per farne la sepoltura dei nostri figli.

Non sono riuscita a toccare il massacro
dentro di me
a meno che non impari
la differenza fra poesia e retorica,
anche il mio potere diventerà corrotto come muffa avvelenata
o rimarrà appeso e inutile come un cavo staccato
e un giorno prenderò la mia giovane spina
e la infilerò nella presa più vicina
stuprando una vecchia donna di 85 anni
madre di qualcuno
e mentre le farò perdere i sensi e metterò una torcia al suo letto
un coro greco canterà in tre quarti
“Povera creatura. Non aveva fatto male a nessuno. Che bestie”.

From the House of Yemanjá

Audre Lorde, che ha scritto della sua vita per tutta la sua carriera, è stata una cronista particolarmente acuta dell’infanzia. I suoi testi autobiografici hanno spesso un’immediatezza sorprendente: in Hanging Fire, ad esempio, la poeta rende il passato presente, incanalando la voce del suo sé di 14 anni. Questa poesia da The Black Unicorn (1978) adotta una prospettiva più mitica: il suo titolo equipara sua madre alla madre Orisha, la dea Yoruba degli oceani e dei fiumi, e la sua strofa iniziale la descrive come avente “due facce” e cucinando le sue figlie / in ragazze / prima di preparare la nostra cena. Tali figure di duplicità lasciano una potente impressione della madre di Lorde, un’immigrata dalla pelle chiara che ha insegnato a Lorde la durezza ma che ha anche risentito della colorazione più scura di sua figlia.

Afterimages

Come Power, questa poesia del 1982 è una meditazione su come siamo plasmati da ciò che abbiamo visto, nel bene e nel male. Comunque l’immagine entri, scrive Lorde, la sua forza rimane. La sintassi fluida di Lorde ha molto a che fare con il modo in cui riceviamo la sua forza, con il modo in cui comprendiamo il mondo come lei. Come i fiumi che organizzano la poesia, i versi di Lorde scendono a cascata lungo la pagina, i suoi enjambement contornano le sue lunghe frasi. Analizzano le immagini, si fermano per aggiungere enfasi o ci sorprendono con nuove clausole, l’avida insistenza del dettaglio dilata il momento della nostra attenzione, riunendo una vittima di un’inondazione bianca ed Emmett Till, aiutandoci a comprendere l’estensione e i limiti delle simpatie di Lorde.

Sisters in Arms

La prima poesia di Our Dead Behind Us (1986) di Lorde appartiene a un genere antico: l’aubade, la canzone degli amanti che si separano al mattino. Ciò che colpisce qui è la causa di quella partenza: la violenza politica. Il tu a cui ci si rivolge qui, una donna nera sudafricana, torna a casa perché sua figlia è stata uccisa da una forza di polizia razzista. La poesia registra questa dislocazione formalmente, spostando bruscamente i continenti all’interno di singole strofe, persino singole frasi. Per una lesbica nera come Lorde, che ha rischiato qualcosa solo scrivendo della sua sessualità, persino un letto condiviso era uno spazio politico, una griglia larga che includeva necessariamente colonialismo e lotta politica.

Never to Dream of Spiders

La “parola” che perseguita questa poesia, che accenna senza rivelare, è una parola che cambia la vita: cancro. Questo breve, allucinatorio testo del 1986 cattura il momento in cui le è stato diagnosticato un cancro al fegato, che alla fine le ha tolto la vita. La poeta conosceva già bene l’argomento: quando questa poesia è stata pubblicata, era sopravvissuta al cancro al seno e aveva scritto The Cancer Journals, la sua acclamata autobiografia sull’esperienza. Qui si concentra su come la sua successiva prognosi riveda radicalmente la sua prospettiva, offuscando ogni orizzonte nel presente del trattamento e della malattia. Ma la poesia fa anche crollare il tempo in altri modi sorprendenti: nei suoi ultimi momenti, paragona la sua salute a una carta libera triturata / tra i denti di un cane saccheggiatore, collegando la sua malattia alla schiavitù. L’ultima immagine è sorprendentemente piena di speranza: i tubi di Bull Connor, rivolti contro i bambini di Birmingham in protesta, scoppiano di luce. Immaginando il razzismo come un cancro nel corpo politico americano, Lorde trova forza e solidarietà: la storia dei neri è una storia di sopravvivenza, di artisti e attivisti come Audre Lorde che lottano per – e vincono – un posto nel mondo.

Time collapses between the lips of strangers
my days collapse into a hollow tube
soon implodes against now
like an iron wall
my eyes are blocked with rubble
a smear of perspectives
blurring each horizon
in the breathless precision of silence
one word is made.

Once the renegade flesh was gone
fall air lay against my face
sharp and blue as a needle
but the rain fell through October
and death lay a condemnation
within my blood.

The smell of your neck in August
a fine gold wire bejeweling war
all the rest lies
illusive as a farmhouse
on the other side of a valley
vanishing in the afternoon.

Day three day four day ten
the seventh step
a veiled door leading to my golden anniversary
flameproofed free-paper shredded
in the teeth of a pillaging dog
never to dream of spiders
and when they turned the hoses upon me
a burst of light.

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