Recensione: “Poesogni” di Tommaso Tommasi | L’Altrove
L’argomento dei sogni, della vita onirica, è l’esclusività di questa pubblicazione dello scrittore marchigiano, vivente nella bergamasca, Tommaso Tommasi. Il libro è stato edito nel luglio 2024 a Milano dalla Casa Editrice Guido Miano, nella collana di testi letterari “Alcyone 2000”. Reca come sottotitolo “Poesie e sogni”: si tratta infatti di un’opera costituita dall’alternanza di prosa e poesia, dal racconto dei sogni personali dell’autore, intervallati da brevi liriche. La prefazione è stata scritta da Michele Miano il quale colloca “Poesie e sogni” come la continuazione delle due opere precedenti, Ripamaro (2020) e Lamodeca (2022), in una trilogia ideale a formare “… un percorso di vita e sperimentazione linguistica”. In esergo l’autore presenta quattro versi che forse vogliono essere una traccia di lettura di tutto il complesso dei suoi testi che si sviluppano in seguito: “Vivo per sognare. / Il sogno è poesia. / Ma poi mi sveglio e trovo / intorno a me il mondo”. Il racconto della vita onirica notturna si avvale di una prosa semplice, diretta, senza pretese letterarie, ricordando i sogni che lo hanno visitato nelle fasi di sonno dell’esistenza, quasi una scrittura a briglia sciolta che sembra essere un outing dovuto ai prodotti immaginari del proprio inconscio, mentre le poesie che si intervallano posseggono un valore lirico superiore, un’intensità elevata, uno spettro immaginifico e creativo di grande suggestione ed attrattiva, pur lasciando spesso il lettore alle prese con l’interpretazione del maggior numero di esse.
Una parte delle narrazioni svela che si tratta di sogni interrotti ed il risveglio è di natura bipolare, così come il contenuto delle vicende oniriche: in altre parole il mondo dei sogni di Tommasi ha sia delle caratteristiche rosee, romantiche, amorose, positive, sia delle connotazioni contrarie, ovvero ha più senso parlare, in quei frangenti, di incubi, trame noir, situazioni angosciose (forse un po’ alla Edgar Allan Poe), negatività. Tant’è vero che abbastanza di frequente ricorre la frase: “per fortuna mi sono svegliato” (allocuzione posta anche al termine del libro, dopo l’ultimo sogno, Il mare di plastica, nel cui finale l’autore scrive: “… E poi mi trovai a galleggiare insieme a tanti oggetti di plastica. Intorno alla mia barca non c’erano più pesci, ma tanti oggetti colorati, che avevano trasformato il mare in qualcosa di orribile”). Dunque ecco che il contrasto fra sogni e realtà si può invertire rispetto a quel che comunemente si pensa: la vita onirica non è solo un viaggio beato tra le nuvole, ma si può trasformare – l’esperienza lo insegna ed anche nell’autore è così – in un viaggio all’inferno, con notti agitate e improvvisi risvegli accompagnati da stati di panico. Un altro aspetto che appare dai racconti di Tommasi è quello dei sogni-presentimento, come l’esempio sopra citato del mare di plastica, rischio di un inquinamento ambientale reale.
Narrando dei propri sogni l’autore si tiene lontano da ogni interpretazione psicanalitica (scuola freudiana, adleriana, junghiana) ma, come recita chiaramente il titolo del libro, ne trae ispirazione poetica, anche se il legame tra un sogno e la relativa lirica non è quasi mai evidente, dal momento che la raffigurazione traslata dei significati è estremamente soggettiva e quindi conosciuta in ultima analisi solo da chi la compie. Occorre ancora tener conto del linguaggio criptico, esoterico, ermetico dei testi per completare il quadro dell’irrazionalismo imperante nell’opera, del resto già insito nella materia onirica, la quale deriva da una dimensione della nostra psiche per definizione illogica, inconscia e quindi non controllabile dalla volontà e dalla ragione. Ne sono testimonianza diverse composizioni che rappresentano il sentire del poeta, il cui lessico – pur affascinante e intrigante – può sconcertare per la sua enigmatica natura: “Il diapason del merlettaio / ramifica l’ossequio del poliglotta / e gorgheggia sul monolite d’acciaio” (senza titolo); “L’apparenza sconquassa / come un cacciatore / che racconta di sommergibili / arrugginiti dell’isola / dove il tramonto dell’eloquenza / emana un iter istintivo” (senza titolo). Altrove invece il messaggio si comunica con più comprensione: “Mi sono allontanato / dal cerchio di fuoco: / non seguirò più / le lunghe strade / che non hanno / orizzonti limpidi: / resterò solo / sulle strade del cuore” (senza titolo). Tommasi ha sentito il bisogno di dar luce ai propri sogni sognati traendone poesia: potrebbe essere una nuova strada per il futuro.
A cura di Enzo Concardi.