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Recensione: “Quando la poesia incontra l’arte” di Cesare Verlucca | L’Altrove

Quando la poesia incontra l’arte… di Cesare Verlucca e Michela Mirici Cappa (Hever Edizioni, 2024) accorda, con meravigliosa corrispondenza artistica, la vivace e brillante complicità degli autori, nella relazione fortunata di rappresentare e interpretare l’evocazione poetica, nell’intensità delle parole e nell’incantevole scenario dei dipinti.

Il libro racchiude poesie molto significative, dettate dalla fervida e appassionata personalità di Cesare Verlucca, animate da un sentire autentico, assiduo, consolidate dalla qualità della gratitudine e della pienezza presente della vita, ancorate all’eco sentimentale dei ricordi e alla libertà irrinunciabile dei desideri. L’incontro felice e propizio tra Cesare e Michela è la solida e luminosa dimostrazione di un percorso favorevole, tratteggiato dalla speciale e accogliente espressione di un’unica mano e un unico pensiero, nella combinazione positiva dell’attività creativa, nel nobile ed esclusivo panorama idilliaco. Cesare Verlucca elogia la preziosa e coinvolgente affinità esistente tra poesia e pittura, abbracciando la natura intimamente connessa delle immagini che rinnovano la scrittura, propone il disegno di una poesia commemorativa, capace di spiegare la raffigurazione dinamica e inquieta dell’anima, di trasmettere l’equilibrio commovente degli affetti, la percezione smarrita e apprensiva della realtà.

La poesia di Cesare Verlucca evolve sempre la sua finalità letteraria nello sviluppo stilistico di una colloquiale e familiare confidenza, in cui il verso è sintesi originaria del movimento interiore, intonazione introspettiva, tensione esatta delle corde romantiche. Descrive lo svolgimento della persuasione emotiva, il passaggio esistenziale della conoscenza, adotta la sensazione esplicita della comprensione, suggerisce il dettaglio delle suggestioni, completando l’identità inscindibile tra l’estetica della fantasticheria e la verità delle riflessioni. I dipinti di Michela Mirici Cappa rivestono la poesia silenziosa delle emozioni, traducono l’indelebile capacità celebrativa degli elementi spirituali, arredano, con i colori ricchi di riflesso inconscio e di contenuti delicati e toccanti, la rivelazione della nostalgia, effige dell’impronta malinconica di ogni indugio del cuore. Trasferiscono, con ogni superba pennellata, l’osservazione e fanno emergere la complessità della condizione umana, immedesimando il lettore nello spirito segreto e crepuscolare delle cose, nella dimensione lirica che tinge la sfumatura degli stati d’animo. Cesare Verlucca utilizza ogni metafora elegiaca per comunicare la vocazione di una identità saggia e lungimirante, caratterizzata dal valore dell’esperienza e dei sentimenti, testimonia l’alleanza personale e riservata con l’avventura eccitante della vita, nell’intreccio intimo, privato, autobiografico del proprio attento e meditato pensiero.

La poesia di Cesare Verlucca offre un’indagine umanistica del vissuto, contempla la struggente espressione dell’istinto e della passione, si fa portavoce di un sensibile miracolo, nella volontà di andare oltre e superare il confine della speranza. Cesare Verlucca e Michela Mirici Cappa condividono il valore oraziano nella locuzione latina “Ut pictura poesis” (Come nella pittura così nella poesia) nell’essenza divinatrice della sovrapposizione delle arti sorelle, nella loro energia eloquente.

Alcune poesie tratte dalla raccolta :

Corrono le ore.

Corrono, più veloci del vento,
le ore; passano giorni,
settimane e mesi,
come rena calda tra le dita,
ed è subito tempo
di cambiare calendario

Ma, ancorati alla casella di partenza,
restano i sentimenti
che fioriscono d’auguri
in quest’inverno
che sa di primavera:
quando, per coglierli
basta allungare la mano
e ricambiarli con un sorriso.


Il domani s’affaccia

Sbocciano fiori su rami rinsecchiti,
per chi li guarda
con occhi sereni.

Renne di nuvole gareggiano in cielo,
portando ventura a chi pensa
sia giusto vivere da persone di buona volontà.
Il domani saffaccia all’orizzonte
come un sole radioso,
ma solo a chi si desta
con l’animo sgombro.
Sorridere al proprio interlocutore
è il modo migliore per assicurarsi
la più benevola
delle sue attenzioni.
L’amicizia costella di margherite
è persino prati innevati,
e leggera una brezza carezza
gli spiriti inquieti
accordando, a chi la chiede,
una serenità tenacemente perseguita.


Verrà quel giorno

Verrà quel giorno,
spero,
in non so quale vita,
in cui senza esondare
giuliva l’acqua cercherà il suo mare; la pioggia ignorera la grandine;
gli uccelli saluteranno il sole
cinguettando sull’albero
che fronteggia la finestra
da cui m`affaccio in questo mattino sereno. Il sole, alle mie spalle,
illumina quel che resta
dell’ultima nevicata;
del fiume che non vedo ilare giunge il gorgoglio
d’una tranquilla mattinata;
stormi duccelli cinguettano felici
ignorando la mia affannosa ricerca
di un domani sereno..
E se fosse oggi,
quel giorno?

A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

L’AUTORE

Cesare Verlucca, canavesano doc, classe 1927, vive e lavora a Ivrea. Fondatore e presidente di una Casa editrice (Priuli & Verlucca, editori); direttore editoriale di una seconda casa editrice (Hever edizioni), di cui è titolare la figlia Helena. Ha al suo attivo una gioventù passata a Genova nello stabilimento meccanico di uno zio. Dopo un passaggio nella sede genovese della RAI, come ispettore propaganda e sviluppo, ha lavorato presso la Olivetti con attività e incarichi in Italia e all’estero.

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