Inediti di Marco Candela | L’Altrove
la leggenda del santo imprecatore
Lamentele infime e triviali,
costantemente ripetute,
possono far ammattire un santo,
[…]
Charles Bukowski
Essere arrabbiati non significa
non avere santi in paradiso:
non c’è nulla che non si possa
risolvere con un Padre Nostro
o qualche Ave Maria,
ma fin da piccoli siamo stati
indottrinati al culto di San Pizzo.
Il mignolo del piede che sbatte
contro lo spigolo del comodino,
una telefonata muta che ci desta
nel cuore della notte
o una multa ingiusta da pagare
sono motivi più che validi
per rivolgere imprecazioni
al nostro santo protettore.
lettera all’editore
Gentilissimo editore,
sono un principiante con un’esperienza
ventennale. Col passare del tempo
ho affinato la mia tecnica e aggiornato
il mio dizionario. Non ho mai pubblicato
nulla, a parte un paio di acerbe poesie
su alcuni settimanali non specializzati:
sono stato sempre rifiutato nonostante
qualche giudizio lusinghiero.
Carissimo editore,
con tutta franchezza, non me n’è mai
fregato niente e soprattutto non era
mia intenzione gravare ulteriormente
su un mercato già saturo. Ho visto
fin troppi ex impiegati statali in pensione,
maestrine annoiate e nonnetti senza
nulla da fare tirare fuori dal cassetto
indiscutibili capolavori letterari.
Illustrissimo editore,
non mi sono fatto mancare nulla: avevo
un pigmalione assente, una musa un po’
musona ma me li facevo andar bene.
Alla domanda “pregi e difetti” le rispondo:
dei primi pochi, dei secondi tanti; ma questi
grattacapi dovranno essere sbrogliati in futuro
da un povero biografo sottopagato.
poesia scritta
sulla scheda punti
del supermercato
Maledetto agosto,
stagione di malanni
e altri strani dolori.
È una vertigine perpetua
guardare la limpidezza
del cielo estivo,
una tonalità d’azzurro
così intensa da rendermi
opaco agli occhi dei pochi
sopravvissuti in città.
La cassiera riccioluta
del supermercato, mentre
racimolo gli spiccioli
che ho in tasca, mi chiede
se ho mai letto Insciallah
o Philo Vance: rispondo
di no, mentre imbusto
le confezioni di yogurt,
di latte e le altre provviste
per arrivare a fine mese.
L’AUTORE
Marco Candela è nato nel 1977 a Napoli.
Molte sue poesie sono apparse sulla rivista Poesia di Crocetti Editore (n. 221, 228 e 255), nella rubrica Dialoghi in Versi di Maurizio Cucchi, nelle varie rubriche La Bottega della Poesia del quotidiano La Repubblica (Napoli, Roma e Milano) gestite da Eugenio Lucrezi, Gilda Policastro e Maurizio Cucchi e infine sui BlogRai di Luigia Sorrentino e sui siti, Atelier, Mosse di Seppia, Poeti Oggi e nelle newsletter del Corriere della sera di Luca Mastrantonio. Insieme ad altri autori, sono stato tra i finalisti del Sunday Poets, manifestazione indetta da La Stampa all’interno del Salone del Libro nel 2017.
In cartaceo suoi testi sono stati pubblicati nelle raccolte di Cafè vol. VI promosso dalla Rivista Letteraria Mosse di Seppia e una mia poesia sul vino, insieme ad altre tre di altri autori, sono state selezionate per la pubblicate nella raccolta “Parole e Segni di Vita” dall’Associazione Culturale Versante.
Un commento
Mita
La prima poesia mi dice che per sfogare la rabbia posso rivolgermi a san Pizzo, santo che non esiste e quindi convocato in caso di guai. La seconda è un’amara verità sul mondo editoriale attuale, forse non tanto diverso da quello del passato e ed curiosa perché va nella direzione opposta a quella che in molti dediderano.
L’ultima invece mi sembra una dimostrazione dell’alienazione moderna: al supermercato non ti aspetti certe domande da una cassiera e questo aumenta il senso di inadeguatezza odierna. Tre sberleffi, tutto diversi tra loro