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“Io canto il corpo elettrico” di Walt Withman | L’Altrove

I Sing the Body Electric (Io canto il corpo elettrico) è una delle dodici poesie che comprendevano la prima edizione di Leaves of Grass (Foglie di erba, 1855).

Come le altre poesie di quell’edizione, appariva senza titolo. Il primo verso della poesia, successivamente modificato, era: I corpi degli uomini e delle donne mi avvolgono, e io li avvolgo e all’inizio si annunciava come una poesia sul corpo umano. Dopo la revisione e l’aggiunta di quella che ora è la sezione finale della poesia, apparve come Poesia del corpo nella successiva edizione di Foglie di erba del 1856. In quella del 1867, invece, apparve nella sua attuale versione in nove sezioni, con il titolo attuale, come parte della sequenza I figli di Adamo.

A differenza di molte altre poesie della prima edizione di Foglie di erba I Sing the Body Electric, ricevette relativamente poca attenzione critica. Alcuni critici ritennero che fosse ovvio e ripetitivo; altri lo trovarono privo dei misteri più profondi caratteristici delle principali opere di Whitman. Molti criticarono la sezione finale, un ampio catalogo del corpo umano, come fosse una lotta contro l’alienazione, una lotta che il poeta sembra perdere. Quello che dovrebbe essere un rituale di riappropriazione finisce invece per sembrare un’enumerazione ossessiva.

Ma nonostante questi avvertimenti critici, I Sing the Body Electric rimane una magnifica poesia del primo periodo di Whitman. Whitman aveva circa trentacinque anni quando si dedicò per la prima volta alla poesia, incerto di se stesso ma determinato a celebrare le glorie dell’esistenza.

Il lettore incontra in Io canto il corpo elettrico il profondo amore del poeta per la carne corporea. Da sempre elemento centrale nell’immaginazione estatica di Whitman, il corpo è qui sia soggetto apparente che centrale del poema.

Quasi all’inizio Whitman riconosce che molti hanno dubbi sul corpo, dubbi che hanno origine nella persistente nozione cristiana secondo cui il corpo è diverso dall’anima ed è la sede della corruzione dell’anima. Dubbi simili emergeranno anche in altre poesie come Crossing Brooklyn Ferry (1856) e Out of the Cradle (1860). Io canto il corpo elettrico, tuttavia, non è una poesia sul dubbio ma una risposta a coloro che dubitano del corpo. È un inno alle meraviglie del corpo sensuale.

Di seguito alcune sezioni tratte dalla poesia:

1

Io canto il corpo elettrico,
le schiere di quelli che amo mi avvolgono e io avvolgo loro,
non mi lasceranno andare finché non mi unirò a loro, finché non li avrò corrisposti,
e discorrotti, e caricati con tutta la carica dell’anima.
C’era forse da dubitare che quelli che corrompono il proprio corpo si nascondano?
E se quelli che contaminano i vivi fossero malvagi come chi profana i morti?
E se il corpo non si spendesse completamente quanto l’anima?
E se il corpo non fosse l’anima, cos’è l’anima allora?

5

Questa è la forma femminile,
un nimbo divino che si sprigiona dalla testa ai piedi,
attrae con fiera innegabile attrazione,
sono catturato dal suo respiro come se io non fossi altro che inutile vapore, tutto va in malora tranne noi,
libri, arte, religione, tempo, la terra solida e visibile, e ciò che ci si aspettava dal cielo o si temeva dall’inferno, adesso sono consumati,
ne fuoriescono filamenti impazziti, germogli ingovernabili, la risposta altrettanto ingovernabile,
capelli, seno, fianchi, curva delle gambe, mani negligenti che si abbandonano, le mie altrettanto abbandonate,
riflusso punzecchiato dal flusso e flusso punzecchiato dal riflusso, carne d’amore che s’ingrossa e deliziosamente soffre,
sconfinati e limpidi spruzzi d’amore, enormi e bollenti, tremolante gelatina d’amore, soffio bianco e succo delirante,
notte d’amore dello sposo che si dà da fare sicuro e tenero nell’alba sfinita,
ondeggiando dentro il giorno voglioso e arrendevole,
perso nella fessura del giorno teneramente carnoso, e avvolgente.

Questo è il nucleo – dopo che il bambino è nato dalla donna, l’uomo nasce dalla donna,
questo è il bagno della nascita, questa è la fusione del piccolo e grande, e la fuoriuscita, ancora una volta.

Non vergognatevi donne, il vostro privilegio include il resto, ed è l’esito del resto,
voi siete i cancelli del corpo, e voi siete i cancelli dell’anima.

La femmina contiene tutte le qualità e le tempera,
è al posto giusto e si muove con perfetto equilibrio,
lei è tutte le cose debitamente nascoste, è passiva e attiva,
concepisce figlie oltre che figli, e figli oltre che figlie.

Quando vedo la mia anima riflessa nella Natura,
quando attraverso la nebbia io vedo una Creatura di inesprimibile compiutezza, salute, bellezza,
vedo la testa reclinata e le braccia conserte sul petto, la Femmina io vedo.

9

O mio corpo! Non oso abbandonare quelli come te che vedo in altri uomini e donne, o certe parti di loro che ti assomigliano,
io credo che quelli come te sono fatti per stare con quelli che appartengono all’anima (anzi che sono l’anima),
io credo che quelli come te sono fatti per stare con le mie poesie, e che anzi essi sono le mie poesie,
poesie dell’uomo, della donna, del bambino, della gioventù, della moglie, del marito, della madre, del padre, del ragazzo, della ragazza,
testa, collo, capelli, orecchie, lobo e timpano,
occhi, ciglia, iride, sopracciglia, e palpebre che si svegliano o dormono,
bocca, lingua, labbra, denti, palato, mascelle, e cardini delle mascelle,
naso, narici e setto nasale,
guance, tempie, fronte, mento, gola, nuca, giro del collo,
spalle forti, barba virile, scapola, clavicole, e il torace ampio,
omero, ascella, incavo del gomito, avambraccio, tendini del braccio, ossa del braccio,
polso e giunture del polso, mano, palmo, nocche, pollice, indice, falangi, unghie,
torace largo, peluria riccioluta sul petto, sterno, costato,
costole, pancia, spina dorsale, giunture della spina dorsale,
anche, incavo delle anche, forza delle anche, interna ed esterna rotondità, palle dell’uomo, radice dell’uomo,
robusto paio di cosce che ben sorreggono il tronco,
fibre della gamba, ginocchio, rotula, femore, tibia,
caviglie, collo del piede, pianta del piede, dita dei piedi, falangi, tallone;
tutte le posture, tutte le forme, tutto ciò che appartiene al mio o al vostro corpo o al corpo di chiunque altro, maschio o femmina,
le spugne dei polmoni, il sacco dello stomaco, i visceri dolci e puliti,
il cervello nelle sue pieghe all’interno del cranio,
le simpatie, le valvole del cuore, le valvole del palato, sessualità, maternità,
femminilità, e tutto quello che è una donna, e l’uomo che viene dalla donna,
il grembo, le mammelle, i capezzoli, il latte del
seno, le lacrime, la risata, il pianto, gli sguardi d’amore, i turbamenti e i moti d’amore,
la voce, l’articolazione, il linguaggio, il sussurro, l’urlo,
il cibo, le bevande, il battito, la digestione, il sudore, il sonno, camminare, nuotare,
il portamento dei fianchi, saltare, sdraiarsi, abbracciare piegando il braccio e stringendo,
il mutamento continuo agli angoli della bocca, e intorno agli occhi,
la pelle, la scottatura del sole, le lentiggini, i capelli,
la curiosa simpatia che si prova esplorando con la mano la carne nuda del corpo,
i rivi circolari del respiro, respirare dentro e fuori,
la bellezza del busto, e poi dei fianchi, e poi giù verso le ginocchia,
le gelatine rosse e sottili in voi o in me, le ossa e il midollo nelle ossa,
la deliziosa sensazione di benessere,
oh, io dico che queste non sono le parti e le poesie del corpo,
oh, io dico adesso che queste sono l’anima!

Da Contengo moltitudini, Ponte alle Grazie. Traduzione di Sara Ventroni.

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