Estratto da “Sanasàna” di Elisa Longo | L’Altrove
Più leggi, più la poesia si fa radice, assorbe vita dal terreno – verrebbe d’andarci scalzi per sentirne sulla pianta e dentro l’osso la passione -. E lei, Elisa, cresce, sale, è carne che si ammanta di foglie, anche di fiori. E mentre il carillon ancora gira, se ne spoglia. Dall’alto guarda una vita al di qua del mare e un’anziana oltre le scale che mantiene sulle gambe le patate da mondare per la cena.
Tutto converge, nella sua poesia: dentro manicomi stellati si collega il verso e il rovescio della Storia, nella scansione vorace del tempo.
Pagina dopo pagina, la sua mano aumenta l’intensità: domina il verso e lo orienta in altezza. Il senso è complesso ma l’immagine immediata. Le logiche verticali dell’ordito e le pennellate nervose di nero bitume. Elisa, poeta, adesso vola come si deve, ma non da sola: tu mi parli con gli occhi bassi, io ti rispondo a labbra screpolate.
Sanasàna è il viaggio di una donna, compresi i suoi frammenti: scomodo, faticoso solitario. Con lei che nemmeno sai se ritorna! A piedi nudi, su una zattera, con un paio d’ali.
Dalla prefazione di Donata Marrazzo.
Chissà cosa succede
quando ci muoviamo
per scappare
se lasciamo
tra un binario e l’altro
l’infelicità che c’incalza.
Inquadrati a pezzi
trattenuti dai riflessi
i bambini giocano
nelle piazze dove
non fermiamo:
per una palla
abbandonano gli zaini
senza esitazione.
Bisogna lasciare
che la luce passi
e che nessuno
– né la tenda
ormai stracciata –
ne disturbi la sua
calda evoluzione
negli spazi.
Come amare
ogni incidente della storia
che chiede una risposta
senza darsene di ovvie.
Perché il cuore ha
una portata straordinaria
ed entra nelle stanze
chiuse a chiave
da chi non è tornato.
Nel mio sogno
non c’è conflitto né distanza.
Mi raggiungi nel ricetto di campagna
con in mano chiavi e fiori
e la pace ecumenica
del padrone di casa.
Io resto appesa
ad aspettarti
con gli occhi sfibro tende
potenzio visuali.
Con gli occhi
misuro la tua faccia del ritorno
per eternarla dopo
in forma algebrica.
Ho scritto per te molte preghiere
per ricordarti con gli occhi limpidi
del primo abbraccio.
E oggi
che mi confondi tra i tuoi misteri
resti aggrappato ai miei giorni
stipandoti in alto
sulla punta dei capelli
come un frammento di corpo
inseparabile sin dalla nascita.
Forse non basta una tempesta
una sforbiciata maldestra
a strapparti dal bulbo.
Forse sei in me
il più audace dei legami.
Non accetterò più
che la Provvidenza
mi riservi le briciole
gli scarti
senza misericordia:
da oggi rispondo a questa ingiustizia
con bestemmie.
Io mi metto
nelle mani degli altri
sanasàna.
L’AUTRICE
Elisa Longo (Lamezia Terme, 1990), storica dell’arte, attualmente è direttrice del MABOS (Museo d’Arte del Bosco della Sila). È tra i fondatori del collettivo ADE con cui porta avanti sperimentazioni sulla poesia sonora. Autrice per Exibart, Meridiani, Calabriacult, ha all’attivo La nostalgia e il vicolo sordo (2012) per Alias edizioni Melbourne. Sanasàna è la sua seconda raccolta di poesie.