Testi scelti di Christian Bobin | L’Altrove
La scrittura di Bobin è certamente poesia, perché è colma di silenzio, perché ha al proprio centro il silenzio: lo suscita, lo impone alla lettura, come respiro obbligato, come passo di forte e lento camminatore. Non lo si può leggere di corsa. La lentezza che egli persegue contagia il lettore e lo sistema in quel verbo di cui Bobin è maestro: l’auscultare, cosicché da lettori si diventa auscultatori, da corridori distratti a meditanti, da divoratori onnivori ad attenti. Bobin dunque ci conduce fuori dall’ordinario, ci educa.
Mariangela Gualtieri
Da Il Cristo dei papaveri:
XXV
Tu hai forzato il mio cuore. Hai buttato via lo smeraldo del mondo
che lì si trovava e vi hai messo il nulla del tuo amore al suo posto.
XLI
Attraversi la mia vita come un fuoco nella foresta.
LXXI
Bisogna macinare a lungo le parole e morire in silenzio
per far cuocere il pane del cielo.
LXXIII
Morire, è come innamorarsi: si sparisce, e non si danno
più notizie di sé a nessuno.
XLV
Accettano volentieri il tuo cielo, ma non i tuoi lampi.
Io non sono come loro: adoro le tue minacce.
XX
Il mio cuore volava come un filo di paglia nell’aria del mondo,
prima che tu lo prendessi tra le mani per salvarlo.
Da Sovranità del vuoto:
Sta leggendo, non per sapere, non per imparare, non per accumulare, per ammassare, per acquisire. No, nulla di tutto ciò. Sta leggendo molto di più per dimenticare, per liberarsi, per perdere, per perdersi. Mentre torna ad essere solo, infinitamente solo.
Abbastanza solo per non esserlo mai più.
I libri stabiliscono le coordinate, disegnano le mappe di una contrada deserta, votata all’amore e all’erba incolta, attraversata da animali selvaggi e teneri, in cerca di una sorgente d’acqua, in cerca della sorgente d’acqua del sonno.
Questo tocco delle parole, questa irradiazione della voce che nell’anima intorpidita del lettore rivela falde d’acqua viva, fonti di fuoco: i veri scrittori sono dei rabdomanti. Dei guaritori. La mano magnetica di colui che scrive si posa sul cuore nudo del lettore, riassorbe la febbre, tramuta il sangue in acqua.
Da Abitare poeticamente il mondo:
Emily Dickinson potrebbe essere una delle figure esemplari di un modo di abitare poeticamente il mondo. Il suo spazio era strettissimo, era il giardino di suo padre, la casa di suo padre e, alla fine della sua vita, non è stato altro che la sua stanza in cui non riceveva nessuno. Persino il medico rimaneva sulla soglia, e dava i suoi consigli da lontano vedendo la malata allungata sul suo letto. Abitava in uno spazio che si è ristretto sempre più. Allo stesso tempo, la carica delle sue poesie era sempre più grande, la loro solare densità sempre più alta. Possiamo anche dire che, spiritualmente, è una giovane donna che ha trascorso la vita all’interno di una campanella di mughetto. L’impercettibile, il minuscolo, il muto e fragilissimo scorrere della vita era ciò che lei abitava con la contemplazione. Credo che abitare poeticamente il mondo sia anche e in primo luogo abitarlo da contemplativi.
Contemplare è un modo di prendersi cura. È demolire tutto ciò che in noi assomiglia a un’avidità, o anche a un’attesa o a un progetto. Guardare e commuoversi per l’assenza di differenza tra ciò che vediamo e ciò che siamo. Ho sotto gli occhi, qui in questo bosco, qualcosa che è molto più prezioso di tutto ciò che un museo potrà mai offrire. Nell’ordine, un po’ di muschio, un po’ più in là dei rovi, una felce che il sole attraversa come una vetrata. Questa felce è santa per la sua mortalità, per la sua fragilità, per il fatto che incontrerà il deperimento. Cosa fare di meglio se non salutare coloro che sono con noi in questo transitare? Sarebbe bello imbastire tutta una conversazione attorno a questa felce… Il mondo è pieno di visioni che attendono degli occhi. Le presenze ci sono, ma ciò che manca sono i nostri occhi. Chi la vede questa piccola felce impigliata in un ramo spinoso? Il vento la conosce, il vento le parla.
L’AUTORE
Christian Bobin, nato nel 1951 a Le Creusot, città della Francia centro-orientale, è stato uno dei più importanti scrittori della letteratura francese contemporanea. Conosciuto e apprezzato per la sua scrittura intensa e poetica che riconduce chi legge agli aspetti fondanti dell’esistenza, le sue opere, tradotte in numerose lingue, annullano i confini tra prosa e poesia, narrazione e contemplazione. Muore a Le Creusot il 24 novembre 2022.
In Italia, AnimaMundi sta raccogliendo e traducendo la sua opera.
Vincitore di numerosi premi letterari, è noto – come recita la motivazione per il Prix de l’Academie Française 2016 – per essere “l’autore di una lettera senza fine, dal panteismo tranquillo, dove le confidenze si susseguono agli aforismi, lungo il passare degli incontri e delle perdite. Da anni, i suoi lettori sono stati catturati dal fascino inebriante della sua ‘letteratura meditativa’. ‘Crescere in chiarità, ecco lo scopo’, scriveva agli inizi. Tutto porta a credere che ci sia riuscito”.
Ha conosciuto in Francia e in molti paesi un crescente successo di pubblico e di critica, restando tuttavia un autore discreto, che rifugge gli ambienti letterari, «innamorato del silenzio e delle rose».
Di Christian Bobin AnimaMundi ha pubblicato: Autoritratto al radiatore (2012), Folli i miei passi (2012), Sovranità del vuoto (2014), Consumazione – un temporale (2014) Mozart e la pioggia (2015), L’uomo del disastro (2015), La vita e nient’altro (2015), Resuscitare (2015), Più viva che mai (2018), La vita grande (2018), L’insperata (2018), La presenza pura (2019), Abitare poeticamente il mondo (2019), Lettere d’oro (2020), Un azzurro che non mente più (2021) e Mille candele danzanti (2022).