Poesie ritrovate: Jack Hirschman | L’Altrove
Jack Hirschman nacque a New York City il 13 dicembre 1933 e crebbe nel Bronx. Da giovane niziò a lavorare come copyeditor presso l’Associated Press a New York, ma il suo primo incontro con la fama venne da una lettera che Ernest Hemingway gli scrisse, pubblicata dopo la morte di Hemingway come “Una lettera a un giovane scrittore”.
Hirschman si laureò al City College di New York e all’Indiana University, dove studiò letteratura. Fu un professore popolare e innovativo alla UCLA negli anni ’70, prima di essere licenziato per le sue attività contro la guerra in Vietnam. Da allora Hirschman visse in California, stabilendo una residenza artistica e politica nel quartiere di North Beach a San Francisco. È noto per il suo impegno radicale sia con la poesia che con la politica: era membro dell’Unione dei poeti di strada, un gruppo che distribuisce volantini di poesie alle persone per strada. Fu anche determinante nella formazione dell’Unione degli scrittori di sinistra di San Francisco.
Ex poeta laureato di San Francisco, lo stile di Hirschman è stato paragonato a poeti che vanno da Walt Whitman a Hart Crane e Dylan Thomas e ai poeti beat come Allen Ginsberg. L’impegno delle sue poesie nei confronti della politica di sinistra fa paragoni con Vachel Lindsay e Pablo Neruda. Comunista dal 1980, Hirschman diceva: “È di vitale importanza in questo momento che tutti i poeti e gli artisti collettivizzino e formino forti quadri socialisti in relazione all’internazionalismo culturale della classe operaia”.
In linea con i suoi valori politici, i libri del poeta furono pubblicati da piccole case editrici indipendenti e spesso in limitate tirature. David Meltzer lo definì “un grande insegnante che rifiutò di lavorare all’università, uno studioso di grande merito che decise di non pubblicare sulla stampa tradizionale”. Sebbene Hirschman rifiutatò il successo tradizionale, pubblicò in modo prolifico. I suoi oltre 50 volumi di poesie includevano All That’s Left (2008), Front Lines: Selected Poems (2002), Lyripol (1976) e A Correspondence of Americans (1960). Il suo capolavoro di mille pagine, The Arcanes, fu invece pubblicato nel 2006. L’opera, scritta nel corso di decenni, venne annunciata come una produzione letteraria storicamente significativa come, ad esempio, l’apparizione di Leaves of Grass di Walt Whitman o l’Ulisse di James Joyce, infatti, come questi, traccia il progresso di una coscienza individuale attraverso paesaggi brulicanti dell’orribile gloria della vita moderna.
Hirschman fu quindi una delle voci poetiche più prolifiche e coerenti della sinistra
La sua vera fama letteraria sbocciò anche in Europa, dove pubblicò spesso sia le sue opere originali che volumi di traduzioni. Ad esempio in Francia era considerato un grande poeta comunista. Parte della dedizione di Hirschman alla politica e alla poesia può essere fatta risalire alle sue numerose traduzioni di poeti radicali di tutto il mondo. Nelle interviste Hirschman riconosceva l’inizio del suo coinvolgimento politico con la lettura del poeta russo Vladimir Mayakovsky, nonché attraverso il suo contatto e l’amicizia con i Beats. Mayakovsky, il primo poeta di strada del secolo, attirava la sua attenzione per il suo rapporto con la rivoluzione bolscevica, invece L’urlo di Ginsberg evocava qualcosa della notazione giornalistica di Mayakovsky.
Prima della sua morte avvenuta nell’agosto 2021, Hirschman continuò ad esplorare la natura politica della poesia. Nel 2003 pubblicò Art on the Line: Essays by Artists about the Point Where Their Art and Activism Intersect, che include scritti di Amiri Baraka, Roque Dalton, Martín Espada, George Grosz, Vladimir Mayakovsky, Margaret Randall, James Scully e César Vallejo, tra gli altri.
In Italia, nel 2018, sono stati ristampati (con la revisione di Raffaella Marzano, in una nuova edizione) i primi due libri di Hirschman pubblicati in Italia “Quello che conta” e “Soglia infinita”.
Jack Hirschman donò la vita alla lotta rivoluzionaria e alla poesia, il suo linguaggio più intimo. Le sue parole e la pratica di tutta la vita erano votate all’amore, alla visione, alla fine della divisione e alla lotta positiva per una vita che permettesse la piena umanità e creatività. A tal fine lavorò gioiosamente e instancabilmente fino al suo ultimo giorno.
Di seguito alcune poesie di Jack Hirschman
Sentiero
Vai al tuo cuore infranto.
Se pensi di non averne uno, procuratelo.
Per procurartelo, sii sincero.
Impara la sincerità di intenti lasciando
entrare la vita, perché non puoi, davvero,
fare altrimenti.
Anche mentre cerchi di scappare,
lascia che ti prenda e ti laceri
come una lettera spedita
come una sentenza all’interno
che hai aspettato per tutta la vita
anche se non hai commesso nulla.
Lascia che ti spedisca.
Lascia che ti infranga, cuore.
L’avere il cuore infranto è l’inizio
di ogni vera accoglienza.
L’orecchio dell’umiltà ascolta oltre i cancelli.
Vedi i cancelli che si aprono.
Senti le tue mani sui tuoi fianchi,
la tua bocca che si apre come un utero
dando alla vita la tua voce per la prima volta.
Vai cantando volteggiando nella gloria
di essere estaticamente semplice.
Scrivi la poesia.
Little Kaddish
per mio figlio, David
Sono morto quando sei morto tu,
mio caro,
piccolo ravanello del grande mondo rosso
piccolo kaddish del mio respiro
il mio digiuno è finito
il mio attimo è compiuto
Io sono il verme
sul fondo del mezcal,
io sono il vento
parassita che corre inseguendo le tue ceneri
per trattenere il calore
in memoria del tuo fuoco,
per nutrire il cuore della luce
perchè il mio non c’è più.
In memoria di Ernest Hemingway
Sfilze di lampi nella mezzanotte
del cielo del Dakota.
Dormivamo nel retro della macchina, i piedi
che sporgevano dalla zanzariera.
Faceva caldo.
Il Wy-
oming di mattina era rosso-
indiano con montagne dai nasi aguzzi di
Shoshone, strapiombi di sedimenti
stratificati che raccontano
di quando le montagne lottarono
una contro l’altra e
il Big Horn si restringeva
con l’argilla e il limo
fino
ai marroni e verdi montana. Cervi che saltavano
sulle colline, orsi delle regioni selvatiche,
un grande albero che spuntava dalla testa
di un alce.
Ci dirigevamo verso sud nell’Idaho, evitando
le città, prendendo strade secondarie, riempiendo
il retro della macchina di ramoscelli
e fiori.
Non accendemmo mai la radio.
Non leggemmo mai un giornale.
Arrivammo in California. Il giornale diceva,
Papà, che eri morto da tre giorni.
Le città e i paesi di nuovo in fila uno dopo l’altro.
Il sole diventò accecante. Lei si mise gli occhiali scuri.
Guidai lentamente lungo le strade fino alla fine.
Saidichestoparlando
Quanti figli e figlie
di tutte le centinaia di uomini e donne del Congresso
stanno combattendo in Irak? Due.
Bene, si tratta di un esercito volontario
e gli uomini e le donne del Congresso, malgrado i loro
impegni e i loro investimenti privati,
sono per la maggior parte milionari.
Saidichestoparlando
I loro figli non hanno bisogno
di un lavaggio militare perché sono stati sporcati
da calunnie razziste, crivellati dalla paura della galera,
perseguitati dalla povertà, come il 20 per cento
degli Afro-Americani nelle forze armate
(gli Afro-Americani rappresentano solo
il 12 per cento della popolazione),
o come la forte percentuale di Latini
e bianchi poveri, che prendono ordini,
lavorando in un paese la cui metà della popolazione
sono bambini di 15 anni o più piccoli.
Saidichestoparlando
E io dovrei sentirmi patriottico
ed abbracciare questa spinta verso la minaccia planetaria
dalla parte di quella giunta militare di teste-morte
che quotidianamente fanno galleggiare le sue infamie morali
sui canali della nostra disperazione?
La paura nucleare ha riportato indietro Dio dalla morte,
e le Guerre Sante si guardano l’un l’altra nelle loro bugie,
mentre i bambini qui e i bambini là
sono devastati fino alle radici dei loro ancora possibili
sorrisi innocenti.
Nelle loro piccole teste, nelle loro entrate e letti,
si augurano di potere, si augurano che potranno
seppellirti, tu nullità assassino,
per tutti i bambini che hai ferito,
e getteranno sporcizia felice sul tuo cadavere,
Mr. President. Saidichestoparlando!