Inediti di Maria Teresa Giustozzi | L’Altrove
I
Che sia:
Per ogni parola, il riflesso lucente del sole
sui granelli di sabbia bagnata.
Per ogni parola, il profumo sonoro
delle foglie nuove degli arbusti
e dei fili d’erba.
Per ogni parola, la distesa del bosco
e lo spazio della collina,
la sua costellazione di alberi vivi.
Per ogni parola, lo scrigno dell’istante
che mi custodisce, che mi offre al tempo.
Per ogni parola, il suono affettuoso delle voci,
e gli accenti indecidibili del cuore.
Per ogni parola un passo:
così io le parole riconoscevo
dal loro eco nella terra.
IV
Tanto perfetto è il gioco:
sembra intero e moltiplicato il frammento,
mentre il suono soltanto resta
e sa dire e sa ripetere,
come se mai nulla fosse passato.
Come non comprendere – soles
occidere et redire possunt –
che se pure non si spegne
la rabbia dell’assenza,
l’affetto della cenere,
la polvere che resta
non dissolta, inaccessibile
incorporeo, ancora ci illumina
lo sguardo! Non ancora mi stanco;
un passo ancora mi disegno
al brillare della fiamma.
Avevo, una volta, un cielo alto come l’abisso,
faceva nell’eco cantare le parole;
ma ora anche il canto, come il suono,
mi racconta la sua storia.
Mistica liberata, non tace ma sa ascoltare.
Trasposizione
La vecchia casa bianca
circondata di alberi alti
io la veneravo come un tempio.
Nel buio cercavo al cielo un respiro,
nel timbro cupo e dolce della notte stellata
io veneravo la presenza e il ritorno
e la terra perlacea sotto gli ulivi scuri,
per centinaia di metri,
nella vallata stretta, sotto la luna.
Non temevo più
il desiderio riversato in incubi,
né che mi raggiungesse il passato.
Nell’ampio giardino della vecchia casa,
nel respiro di polvere e terra,
ricordi non svaniti di visi,
figure che vivono solo di un alito
di foglie e di sassi.
Sulla terra cupa del giardino,
i passi erano sempre
in numero segnato, concluso.
I passaggi in alto sulla collina
e in basso verso la valle erano vuoti,
la terra gonfia del vapore
di frutti già caduti,
come vite accorciate dal volgere del sole.
L’AUTRICE
Maria Teresa Giustozzi è nata nel 1984 nelle Marche. Si è dedicata allo studio della filologia classica e della metrica antica. È stata per molto tempo un’insegnante, lavorando con i ragazzi sia come insegnante privata che nella scuola pubblica. Coltiva la scrittura da lungo tempo, ma solo dal 2014 i suoi versi sono stati pubblicati in antologie di premi letterari (Premio Internazionale Marguerite Yourcenar 2014) e riviste di poesia on line (InVerso Poesia 2021). “Il dono di cenere” e “Ad familares” sono le sue prime opere integralmente pubblicate per Robin Edizioni (2023). Oltre a questi, altri testi poetici sono stati pubblicati nei Quaderni di Poesia, sempre per Robin Edizioni (2022, 2023).