Estratto da “Prove per atto unico” di Maria Benedetta Cerro | L’Altrove
I versi con cui Maria Benedetta Cerro apre le sue Prove per atto unico parlano di una «città poetica» in cui l’io si trova «errante e solo». Si tratta, chiaramente, di una metafora che allude all’interiorità, centrale già nello Sguardo inverso («[nella città poetica] si accede ad occhi chiusi / e il versante è al buio»). Il fatto che ora la Cerro impieghi una metafora urbana segna, però, ad avviso di chi scrive, un passo in avanti, ovvero un’ulteriore evoluzione nel suo cammino di poetessa. Accostando l’interiorità allo spazio cittadino, infatti, l’autrice di Regalità della luce afferma che il «muto abisso» interrogato negli anni precedenti – il territorio «meditativo e intimo» da cui nasce la poesia – è, in realtà, il luogo di una unità articolata o, se si preferisce, di una molteplicità che cerca di assemblarsi attorno a un più o meno stabile ubi consistam. L’io, insomma, non è solo la sede del sé, ma è anche il luogo in cui trova spazio l’altro da sé: dentro ognuno di noi c’è quel che siamo ma anche ciò che vi è stato collocato dalle nostre esperienze, relazioni, interazioni col prossimo.
Dalla prefazione di Tommaso Di Brango.
Il nero totale è nel fissare
una luce alla sorgente.
Poiché ti amo vita / più dei miei occhi
ora sono cieca / e null’altro vedo
che il retro delle cose.
Un vetro accecato dalla brina
la guida allo sbando
i cari vivi e i cari morti
che si affidano a me
figlia di tutte le tempeste.
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Ci è imposto di stare – ora siamo alberi –
Ci tocca l’imprevisto / l’impotenza / la trasformazione.
Il male / in marcia col suo grido
con la sua coda di devastazione
ha piantato radici nella nostra carne.
Ci è impedito l’abbraccio
– ora sappiamo il valore dell’abbraccio –
La morte ci minaccia di morte
– ora la vita è bellissima –
Il tutto che pareva importante / è insignificante.
Il male ci riconosce / lui sa / e contamina le nostre ore.
Ci chiama con diritto – anima mia –
ci precipita nella sua notte.
Eppure dice al mandorlo – fiorisci –
e i passeri accorrono
alla messa cantata dell’albero maggiore.
Ora la parola è fatta scorza.
Potremo stormire – forse – quando avremo foglie.
Considerami – per favore –
tra quelli che non hanno il dono della lingua.
Il mondo ha fatto strage nei miei occhi.
Vita – vita delle mie viscere – l’umano se ne va senz’anima!
Se dovessi mancare / a chi griderò?
Persino il mio cane alza la zampa
scuote la terra e se ne va senza voltarsi.
Che ne sarà del mio giardino primitivo?
Muerte querida – compañera muerte
non starmi dietro – passami accanto.
Voglio alle tue appoggiare le mie ossa stanche.
Le mani bianche appiglio non trovano
e barcolla il capo che ha in fronte un invisibile pugnale.
Tu il sole mi mostri che dilaga nel giovane verde.
I primi fiori muoiono
le primizie muoiono dei versi
che non immaginavo di scrivere nel vento.
Quanti pungiglioni per un frutto!
Quante api addosso!
E tu sprechi il mantello per te stessa sola.
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Ti avrò percorso come una pianura
dalla paura inseguita
o appena da lei scampata.
Non avrò dolore del ritorno
non avrò pensiero.
Il tragico è la follia
che non vede il suo principio.
Ti chiamo a mente / a mente ti dimentico.
Tra Ora e Mai
tutti gli avverbi di tempo che non imparai.
Quelli che sai / che hai saputo rafforzare
con un raddoppiamento.
Il Mai-Più del tuo tardivo accento.
L’AUTRICE
Maria Benedetta Cerro è nata a Pontecorvo (1951) e risiede a Castrocielo (Frosinone). Ha pubblicato: Licenza di viaggio (Premio pubblicazione, Edizioni dei Dioscuri 1984); Ipotesi di vita (Premio pubblicazione “Carducci – Pietrasanta”, Lacaita 1987), nella terna dei finalisti al Premio Città di Penne; Nel sigillo della parola (Piovan 1991); Lettera a una pietra (Premio pubblicazione “Libero de Libero”, Confronto 1992); Il segno del gelo (Perosini 1997); Allegorie d’inverno
(Manni 2003, nella terna dei finalisti al Premio Frascati “Antonio Seccareccia”); Regalità della luce (Sciascia 2009); La congiura degli opposti (LietoColle 2012), premio “Città di Arce”; Lo sguardo inverso (LietoColle 2018); La soglia e l’incontro (Edizioni Eva 2018).