Ciampalini-Tutte-le-cose-che-chiudono-gli-occhi
Estratti ed Inediti

Estratto da “Tutte le cose che chiudono gli occhi” di Annalisa Ciampalini | L’Altrove

È coerente il percorso di Annalisa Ciampalini, la strada espressiva intrapresa e condotta con costanza. Si muove tra visione e riflessione, buio e ricerca di luce, corporeità e nitidezza. Non è casuale il titolo di questa sua raccolta: “Tutte le cose che chiudono gli occhi”. È adeguato allo specifico dei testi che compongono la silloge e anche al percorso più ampio a cui si è fatto cenno in precedenza. La chiusura degli occhi è un gesto in apparenza minimo, quasi impercettibile, eppure in grado di
contenere vasti orizzonti di significati e di simboli. In primo luogo il punto che separa ed unisce la veglia dal sonno (e quindi dal sogno) e la morte dalla vita. In quel gesto minimo è racchiuso il tutto. È anche un gesto di estrema dolcezza e delicatezza, che tuttavia esprime anche la forza di una necessità che è altresì, potenzialmente, una scelta. Chiudere gli occhi vuole poter dire anche schierarsi altrove, scegliere di non vedere, non guardare, rifugiarsi in un mondo altro, differente.

Dalla prefazione di Valeria Serofilli.

I nostri corpi complementari
il tuo chiarore
la mia esile oscurità.
Tua è la pietra dell’inverno
il seme dormiente nel giaciglio scuro
le mani che sanno dove premere.
A me resta l’albero lontano
il bianco che si accumula piano
il fiore pallido
esitante tra le dita.


La mia preghiera è il tuo nome
pronunciato chiaramente
la constatazione muta e ripetuta
della cosa che ti sta accanto
e si oppone.
È cercare, tra tutti i pensieri,
quello che su di te si ferma.
È una preghiera che guarda e ricorda.
È la mia effimera presenza
e la tua ferita – viva
che non si cuce.


La casa è vuota. Ma qui è dove sedeva e si pettinava
I capelli di rugiada, una luce immacolata…
(Wallace Stevens)

COSA VUOL DIRE CHE NON CI SEI

Nel luogo che ti conteneva ogni mattina
così vicino a me, così limpido e vicino
nemmeno l’inizio di una forma
solo la volontà assoluta d’essere.
Non la promessa di un incontro, bensì il suo compiersi
ora, nella luce ampia del presente.
Visita, che scendi fino a questi piani bassi,
quanta fatica trattenerti fino a sera!
E come devi sentirmi povera
tutta presa a rammendare la vita degli oggetti
curva sulla mia piccola cena.

Ora è quando nel corpo
vorremmo una superficie cava
fertile e sensitiva, che possa aprirsi
e diffondere
la luce che desideriamo.
Ora, che una combinazione di venti
e di pensiero
rende sinuosa ogni forma
e il posto splende
lontano da noi.


Ora che so quanto dura un’attesa
non mi sorprende il tuo ritorno.
Dopo molti anni
questa casa è diventata nostra
e l’aria della sera si dispone attorno a noi.
Scriviamo frasi frammentarie,
note a margine,
segni minuti che sprofondano nel bianco.
Il dolore del mattino ha una luce malata
e va sopportato.

Il sonno è questo sfondo
indivisibile e nero
non conosce turbamenti.

L’AUTRICE

Annalisa Ciampalini è nata a Firenze nel 1968. Ama da sempre la poesia e la matematica, la musica e la natura. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta “L’istante si dilata” con Ibiskos Editrice, nel 2014 la raccolta “L’assenza” edita da Ladolfi Editore. Nel 2018 pubblica “Le distrazioni del viaggio” con Samuele editore, libro tradotto in spagnolo da Antonio Nazzaro. Suoi contributi appaiono su diverse antologie edite da Fara editore. Insieme a Giancarlo Stoccoro ha contribuito al libro Pierino Porcospino e l’analista selvaggio (ADV Publishing House 2016) volume che raccoglie testi di diversi autori.

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