Estratto da “Afonia diurna” di Alessandra Callegari | L’Altrove
VACUITÀ DELLA PAROLA
Vacuità della parola
Severità del termine
Intrappolata nel mio linguaggio
traditore.
Che venga il tempo del pieno silenzio
E dell’ordine atavico.
Muoia questa congiunzione.
Non amo che la grammatica degli sguardi scomposti
l’imprecisa affannosa punteggiatura delle labbra
la scardinata sintassi di corpi
su uno spartito inesistente.
IMAGO MUNDI
Ho sostituito parole
Con immagini.
Sono per la povertà del linguaggio:
non conosco grammatica
ma traduzione.
Il mondo non è reale
Mediato
In figure, simboli, clichés, correnti, intertesti;
il mondo non è mai
reale
non è
più reale di me.
E cosa posso dire, allora, Io.
Io non mi appartengo,
non più di quanto il mondo rappresentato
appartenga a me;
Io sono il rappresentante del mondo
Che in me ha riversato se stesso,
ché con esso mi sono fuso
tetra nebbia di molecole in serie.
In serie
Vedo il mondo per queste strade
Nelle parole
Nei piaceri
Nei dolori
Nell’umanità de-umanizzata
È umano solo riconoscere il Nulla da cui tutto si
produce.
ALLA NOTTE
Spenta la luce nella stanza ovale
Rimetto in ordine le mie metafore;
gli ospiti indesiderati lasciano il salone in un frullare di
ali;
le brocche di cristallo si sgretolano silenziosamente sul
tavolo bruno;
la cenere nel focolaio s’invola in migliaia di colombe
sudicie;
le tende cadono al suolo sfinite dal peso della Bellezza;
Sfiorisce ogni rosa
Stanca
Dell’illusione di una primavera.
Sfiorisce la festa infernale.
Ripongo con cura i miei occhi in un’urna opaca
Perché non vedano altra forma
All’infuori della tua;
Una
A una
Sfilo le dita rugose ancora tremanti dall’idea della tua
pelle
Perché non sfiorino altra superficie
All’infuori della tua;
Tiro fuori la voce
Lentamente
Perché non una nota di stupore sia emessa alla vista
dell’assenza
All’infuori della tua;
Recido la lingua cremisi con sommessa rassegnazione
Raccolta nei miei secoli di vita, fuori
da ogni piacere immortale
Perché non lambisca, tormentata, altra impietosa
fantasia
All’infuori della tua;
Confondo il mio olfatto con pugni di terra bagnata
Perché non ricordi altra radice nella notte del mio
cuore
All’infuori della tua.
La viva carne
Ora granito,
umido,
sotto gli astri.
Indugio ai piedi del tuo altare:
Tutto è morto, nella notte
Di fatica; l’arido deserto tace
In attesa del tuo verbo;
le cose non hanno fremito,
nemmeno le sabbie danzano
mentre impalpabile fluttuo
Incensando
Le sacre colonne rosate;
non odo il coro degli angeli caduti.
Nell’intero universo, solo
Rifulge la fiamma perpetua
sul pulpito,
tra i miei seni.
ORTRO
Ai piedi del letto,
tra l’ardore degli ultimi giorni di John Keats
e l’inesperienza del contemporaneo,
Con le mani giunte sotto la flebile luce
In arrischiata timorosa preghiera
mi chiedevo
E, infine, dove si sono intrecciate le nostre mani?
Mi voltavo
preda di un’angoscia infantile
e non sapevo se fossi tu
O se fossi lui,
che non avevo mai saputo amare.
La pelle brucia
Al tuo ricordo affannato, imperioso
Desiderando
Ciò che non è mai esistito
Ma che credevi di avere stretto nei pugni
Per un fuggevole attimo
Di negligenza dell’Eterno.
L’immonda volgarità dell’uomo
Ha messo fine al tentativo d’amare,
d’amore,
riposto su una mensola accanto alla noia.
E, infine, dove si sono intrecciate le nostre mani?
Per un timido secondo di arrogante dimenticanza
Ci siamo dimenticati
Di non poterci amare.
L’AUTRICE
Alessandra Callegari (Napoli, 1992) vive tra Bracciano e Napoli. Ha studiato presso l’Università degli studi di Napoli L’Orientale. Nel 2017 frequenta presso l’Instituto Cervantes di Napoli un master in Traduzione letteraria per l’Editoria, che le dà la possibilità di indagare ancora più dall’interno i meccanismi della poesia e di curare la traduzione di alcune liriche pubblicate nella rivista letteraria messicana Círculo de poesía. Nel 2018 cura la traduzione dall’italiano allo spagnolo della raccolta poetica Sorgente di giardini di Maria d’Albo (Raffaelli Editore). Attualmente svolge il dottorato di ricerca in letteratura spagnola presso l’Università degli studi di Udine e lavora come consulente letterario. Afonia diurna – esercizi letterari è la sua prima raccolta di poesie.