Estratti ed Inediti

Inediti di Michele Zacchia | L’Altrove

Anche se certo fossi
Che siamo davvero svegli,
Sarebbe facile credere di star sognando.
È troppo il sollievo,
È troppo il dolore.
È muto il silenzio.
Mi chiedete senza voce
Ascolto senza orecchie.
Cullati da un vento effimero,
I pensieri sfidano la realtà.
Superbi corrono,
Posseggono la verità.
Ma con te che parlo,
Mi duole renderti vero,
Che costei giace
Solo in cuore,
Che chi bene sa ascoltare,
Mai mente sull’amore.


Giro di lancette e scorre il tempo
Come il sangue nelle viscere.
Scoppia la stagione e brilla il cielo muto
Che se parlar potesse pioverebbe
Ogni minuto. Bàgnati le labbra del peccato
E strappa il brivido alla morte.

Spiovente dolore si tramuta in pianto
Di acqua di pioggia.
Verde sfiorito tra i nuovi rami e mi chiedo
Se tu, natura mia non m’ami.
Com’io ti amo e struggo il mio cuore
Perché tu mi diriga a un sogno d’ardore.

Immobile nell’attesa di parole
Che ancora non esistono per
Gridar quel che provo.
In righe o in versi,
Giuro a me e all’arancio in fiore,
Che prima o poi spengo il cuore.


È proprio lì che ti amo,
Quando gli altri non ti vedono.
Che solo io conosco il tuo essere vero,
Che solo io ancor ti guardo con occhio discreto.
La mia linfa vitale potrebbe lasciarmi adesso,
Non temerei nessuna delle morti.
Già mi basterebbe il tempo con te trascorso,
Sarei felice in eterno
Col solo ricordo dell’averti amato.
Guarderei dal crepuscolo il vuoto
Della mia vita che sarebbe senza di te.
Inciamperei passo dopo passo
Senza la tua mano e
La cercherei tra gli spazi
Guardando con occhio socchiuso,
Per la paura di non scorgerla.
Rovisterei tra le rovine d’ogni luogo,
Tra i fiori di geranio più vivi
Proprio così come tu sei.
E ancora frugherei, scaverei l’acqua
Che richiuderebbe il solco in immediato,
Ma io continuerei, e tregua non mi darei
Se non prima di aver bevuto
Dalla fonte che scintilla rugiada di cristallo,
E cospargerei il tuo corpo dei miei baci
Limpidi, che sulla tua chiara pelle si perdono.

Se non riuscissi a trovare neanche un tuo sguardo,
O repentina movenza, di me,
Cosa sarebbe?
Potrebbe poi davvero la vita lasciarmi,
Perché infondo,
Io, sarei già morto or sono.

L’AUTORE

Michele Zacchia di anni 24 è Dottore in Lingue e Culture Moderne. Autore di La teoria del cerchio, silloge di poesie edita da Controluna nel 2022. Redattore di numerose testate sia web che cartacee, attualmente frequenta un Master in editoria all’Università degli Studi La Sapienza.

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