Il legame poetico tra Marianne Moore e Grace Schulman | L’Altrove
Se calcoliamo gli anni di attività di Marianne Moore e Grace Schulman, uno dopo l’altro e cronologicamente, notiamo che insieme le due poete hanno racchiuso più di un secolo di poesia americana.
Le prime poesie pubblicate della Moore apparvero su Poetry nel 1915; la raccolta più recente dell’88enne Schulman è The Marble Bed (Letto di marmo) del 2020. Entrambe le donne furono redattrici presso importanti riviste, hanno insegnato e pubblicato diverse raccolte.
Schulman fu sempre sincera riguardo al suo legame con Moore, che ha incontrò nel 1949 ed aveva 14 anni all’epoca. «Hanno detto che era una grande poetessa», scrive Schulman nel suo libro di memorie, Strange Paradise: Portrait of a Marriage (2018). «Sono rimasta colpita dalla combinazione della sua umiltà e del suo splendido vocabolario. Mi è piaciuto il suo umorismo, che va dall’impassibile alla commedia». In seguito inviò poesie a Moore, le prime composte. «[Moore] rispose, “La scrittura impeccabile mostra un lavoro nella massima espressione ed è di per sé un grande piacere leggerla”».
Schulman non poteva sapere nel 1949 che Moore era all’apice di una pietra miliare attesa da tempo. Nel 1951 vinse il Premio Bollingen; l’anno successivo vinse il Premio Pulitzer e il National Book Award per le sue Collected Poems (1951). La sua statura tra i poeti contemporanei era sicura, ma negli ultimi venti anni della sua vita, Moore era in ascesa nella cultura più in generale. Ma non furono questi risultati che cementarono la passione di Schulman verso Moore. Schulman scrive che Moore “era una luce fissa” per lei come giovane poeta, anche se a volte la sua influenza è arrivata anche oltre.
Moore incoraggiò Schulman a dare la priorità alla scrittura di poesie rispetto a tutti gli altri impegni professionali. Quando Schulman decise di perseguire un dottorato di ricerca presso la New York University, Moore era scettica. «Be’, non lo so, Grace. Non ho mai ottenuto un dottorato di ricerca», ricorda Schulman usando. Le parole di Marianne Moore. «Eliot non ha mai avuto un dottorato di ricerca. E nemmeno Ezra Pound ne ha mai avuto uno. Eppure persisti». Nonostante i suoi dubbi, Moore offrì a Schulman tutto l’aiuto che poteva. Per tutto il tempo, però, mantenne una gerarchia ed un senso delle priorità, riguardo al miglior uso del talento della giovane poeta. “Spesso, nel corso del mio progetto”, ricorda Schulman, “mi chiedeva, “Com’è il tuo lavoro?” intendendo le mie poesie.
Come lezione pratica, l’incontro toccò Schulman. «Anche se il mio lavoro non ha mai emulato il suo stile», scrisse Schulman in Strange Paradise, «imparai a scrivere da lei. Urgenza, economia, osservazione, curiosità. E soprattutto gioia. Erano le sue parole d’ordine. Sono stata apprendista presso un maestro.»
Burn Down the Icons (1976) fu il primo libro di Schulman, apparso quattro anni dopo la morte di Moore. Ma il suo stesso successo non smorzò il suo interesse per il lavoro di Moore. La sua dissertazione incentrata su Moore divenne in seguito uno studio lungo un libro, intitolato Marianne Moore: The Poetry of Engagement (1986). Non solo, Schulman scrisse diversi saggi sulla poesia di Moore apparsi in alcune riviste. In particolare, nel 2003, curò un’edizione delle poesie di Moore.
Quest’ultimo lavoro è la chiave per valutare i legami di Schulman con Moore. Il libro apparve molto tempo dopo le altre importanti edizioni delle poesie di Moore che avevano consolidato l’opinione sulla portata e sul significato del suo lavoro. Schulman cercò nel suo libro di espandere quella visione e di integrare l’ampiezza del lavoro di Moore allora disponibile. Il suo processo editoriale combinò una conoscenza esaustiva del lavoro di Moore, sia pubblicato che inedito, con una comprensione delle pratiche editoriali di Moore. Schulman offrì, come forse nessun altro avrebbe potuto, un tocco d’arte e la dedizione di uno scrittore che onora il suo mentore.
Il suo lavoro sul volume non fu come quello di Max Brod che salvava i manoscritti di Kafka dalle fiamme, ma sicuramente un passo importante verso l’espansione della comprensione dei lettori di un grande poeta americano. In questa edizione Schulman offre a Moore una libertà d’azione maggiore di quella che lei chiedeva a se stessa. Questo viene fatto a volte per affetto (Schulman incluse una poesia natalizia di Moore del 1895, insieme a un disegno realizzato quando Moore aveva otto anni) e altre volte perché alcune delle poesie di Moore sono state inspiegabilmente omesse dalle edizioni precedenti. Schulman individua Old Tiger e Roses Only come importanti rivendicazioni.
Sebbene Moore e Schulman non siano parenti di sangue, sono sicuramente parenti all’interno della famiglia dei poeti. Condividono la convinzione del valore duraturo della poesia, anche in mezzo a una cultura frammentata e la sensazione di far parte, in quanto poeti, di una grande comunità dispersa. Li lega un filo lungo e lucente, indissolubile nel tempo.