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Recensione: “Nella carezza del vento, sbocciano fiori” di Grazia Marzulli | L’Altrove

La silloge di Grazia Marzulli Nella carezza del vento, sbocciano fiori, pubblicata per i tipi della Casa Editrice Guido Miano, risulta un florilegio dei suoi volumi precedenti in aggiunta a vari testi inediti.

La sua poliedrica personalità ci induce ad una particolare valutazione della produzione che abbraccia ormai più di un ventennio. Dotata di una vasta e approfondita cultura di matrice classica, la poetessa ci presenta il meglio della sua attività letteraria. Un verso strutturato il suo e non sempre di immediata e facile lettura proprio perché attinge dal mondo classico. La sua è una poesia caratterizzata da un’acuta sensibilità e che lascia emergere la forza e l’intensità delle sue emozioni; componimenti sempre sorretti da un equilibrio strutturale e dalla consapevole cadenza del ritmo. Lo stesso titolo della raccolta è significativo e riprende quel momento magico in cui spira il vento ineffabile dell’ispirazione, quel quid pluris, quasi un soffio divino che permette ai versi di sbocciare come fiori.
Nel Dizionario Autori Italiani Contemporanei, terza edizione, 2001 edito da questa Casa Editrice, lo scrittore Giovanni Chiellino evidenziava come «Da percorso a percorso, da porto a porto, la Marzulli ci conduce dalla materia allo spirito, dalla memoria agli affetti familiari sino all’orizzonte dell’amore che si solleva su remote rive e sulle spiagge dell’oggi, si proietta nel futuro…».
Passato e presente sembrano essere le coordinate più significative della sua ispirazione artistica. Si legga l’inedita Nostalgia dove la poetessa racchiude radici profonde con la ricerca di se stessa, del proprio pensiero e della propria personalità: «… Mi mancano con te le liete Muse / i miti e le leggende del passato / i giochi a nascondino con il tempo, / il rincorrere anelanti l’avvenire / e il divertente muoversi a ritroso, / fingersi adolescenti / compagni di banco / di attese di sogni di avventure. // Ma è tardi ormai. / La vita guarda avanti».
Ella trae – soprattutto nelle sue ultime liriche – dalla viva realtà del vissuto gran parte della sua ultima opera, ma non disdegna le istanze del pensiero, quando presa dalla forza creativa stilla concetti che nascono da una profonda meditazione sugli eventi e sui fatti umani. Se da un lato si riscontra come già evidenziato l’aggancio al mondo culturale classico, dall’altro non sfugge la capacità di essere tutt’uno con la natura che la circonda, dalla quale elabora una poesia ricca di immagini suggestive. Si legga a titolo esemplificativo la lirica In un tempo sospeso: «Maggio. La natura in festa / si veste d’armonia. / Si tuffa il sole tra le spume e / al mare evoca lavacri lustrali. // Ma nell’aria v’è qualcosa d’irrisolto / sospeso vaga un senso di sgomento / un trasalimento del vento / nel lambire sentori / da un’eco di gemiti lontani…».

Severa con se stessa, Grazia Marzulli infonde nel verso i segni della spiritualità con un amore che può sposarsi soltanto con la gioia della mente e del cuore. L’inconsueta spontaneità rivela il dono ancestrale della poesia, che per Lei diventa forse, trasparente e sognante e ce la porge con forte sincerità. Le tematiche coinvolgono la totale conoscenza della vita, tuttavia la poetessa giunge sempre a felici soluzioni di stile e di composizione proprio in virtù dell’impegno con cui persegue l’immagine e la metafora. Poesia dai toni a volte didascalici come monito alle nuove generazioni. Al riguardo è esemplare la lirica La coerenza dove la poetessa denuncia i limiti della società moderna ipertecnologica, dove spesso gli opportunisti di turno, privi di valori etici morali, sono pronti a cambiare “bandiera” al soffiare del vento: «Pare che la coerenza oggi / non sia più di moda / – se pur di moda per lei / si possa parlare – // Dello scrigno si è persa la chiave. //…// E nel diffuso bla-bla da Babele / nell’aria s’agita una gran confusione. / Vuoti a perdere le alte questioni. // Ma c’è sempre la speranza / a fare capolino dietro l’angolo». Una poesia che rivela una sfiducia nel presente, nella società odierna, nel dominio tecnologico, simbolo di annullamento della libertà individuale. Si avverte la consapevolezza lucida ed amara della ineluttabilità del male, ma anche la gioia di chi vive serenamente la fede cristiana.
Di solitudine non si parla mai esplicitamente in queste liriche come condizione esistenziale preradicata, ma come di un risultato indotto, conseguenza inevitabile di una società, quella moderna, che ha perduto il significato della gerarchia dei valori e il loro riscontro nella vita quotidiana. L’affievolirsi degli ideali più importanti quali l’amore, il senso della comunione, della fratellanza, della solidarietà trova il suo più drammatico esempio nell’insensatezza della guerra e del disagio e delle lacerazioni sociali: al riguardo significativa è la lirica Il globo in bilico: «… Vittime di ieri oggi carnefici / vittime a venire i carnefici di oggi / – anelli di catene incancrenite – // In bilico, superbo l’Occidente…».

Ma la speranza risulta essere per la nostra poetessa una valida scialuppa di salvataggio: «…Sempre dimori nell’animo / di chi, pronto al richiamo, / porge ascolto, dona conforto / e infonde fiducia nel buon Dio. // Speranza, tu che affiori dal dolore / e ti nutri d’amore / diffondi la magia di quell’amore / che invoglia a sperare» (La speranza).
Il percorso umano e letterario della poetessa si snoda attraverso una cronistoria che parte dal 1998 con la sua prima opera Il volo di Penelope e che consente al lettore di cogliere un’evoluzione dai caratteri stilistici e contenutistici con valori sempre positivi capaci di stimolare sottili recuperi di pensiero e di spiritualità.
Le ultime due sezioni di questo libro, Anemoni e Fiori della Resilienza, raccolgono i testi inediti; la seconda riporta non casualmente una strofa della celeberrima lirica La ginestra del Leopardi, quel fiore del deserto che diventa simbolo del coraggio e della resistenza estrema di fronte a un destino inevitabile.

A cura di Michele Miano.

L’AUTRICE

Grazia Marzulli è nata e vive a Bari. Già docente di Lettere, ha trasmesso agli studenti interesse e amore per le belle arti. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Il volo di Penelope (1998), Salsedine (1999), Selva di dissonanze (2000), La luce verticale (2001), Anfratti fioriti, conchiglie (2003), Il velo di Maya (2004).

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