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Recensione: “Metallo pesante” di Alessandro Angelelli | L’Altrove

Notte inoltrata, silenzio profondo, rotto di colpo, dal passare di un treno, metallo pesante su fragile legno. La composizione tra la parola e l’immagine, metafora della vita e del senso dell’interezza, racchiusa in queste righe, appartiene all’autore Alessandro Angelelli nel libro Metallo pesante (L’Erudita, 2022).

I testi contengono la densità dell’osservazione poetica sul mondo e sulla natura degli uomini, diffondono la consistenza dell’ispirazione, offrono una consapevolezza accogliente, piena di sensibilità e di intensa affettività. Il poeta risiede nella dimora dell’anima, percepisce l’intima relazione tra il proprio peregrinare alla ricerca di una dimensione familiare dove custodire ricordi ed emozioni e l’identità interpretativa delle sensazioni. Alessandro Angelelli indica la regione interiore dalla quale partire per percorrere l’essenza dell’itinerario esistenziale e ampliare l’orizzonte dell’appartenenza. Descrive attraverso l’inquietudine romantica del percorso di vita, lo smarrimento e la frantumazione dell’esperienza, espone la volontà di comunicazione, insegue il desiderio di riacquistare il sentimento perduto. La strada per condividere il viaggio introspettivo rimanda al valore originario dell’essere, incrocia lo svolgimento della memoria e collega l’elaborazione del vissuto con il senso di ogni destinazione. “Metallo pesante” svela una collezione privata di inafferrabili momenti e di sfuggenti impressioni, mostra il vincolo confidenziale tra la malinconia del passato e l’incertezza del presente, avverte il carattere instabile di ogni incognita del futuro, l’inesorabile vulnerabilità del dolore, ma anche la stabilità fiduciosa della speranza.

La poesia di Alessandro Angelelli è simbolo di un archetipo del cammino umano, un attraversamento evolutivo tracciato nella necessità di realizzare una direzione per la felicità e rinnovare il proprio itinerario, inoltrandosi nella promessa di raggiungere nuovi approdi di comprensione per sentirsi a proprio agio con se stessi. Rivisita la località ispiratrice del pensiero, analizza il territorio suggestivo della realtà, da corpo all’equilibrio degli impulsi per orientare l’autenticità del discorso. Alessandro Angelelli conosce il modo di rilevare e abbracciare la consistenza sensitiva del proprio territorio di arrivo, oltrepassa il passaggio lucido del dolore e della finitezza dell’assenza, trasmette la propria fermezza creativa con il presentimento immaginario di ogni atmosfera onirica. “Metallo pesante” rinforza l’intento profondo di riconquistare la componente del benessere, illustra l’incantevole cronaca del tempo nel riassunto seducente del quotidiano, congiunto alla contingenza della fugacità, alla tenerezza della memoria e alla commozione dei significati. Indaga sull’accordo dell’intuizione elegiaca e sostiene l’eterna e inevitabile discordanza tra la crudele fragilità e la grazia della serenità. Il libro è il compimento letterario di una coinvolgente resistenza, la fusione naturale immersa nella nostalgia dell’altrove, sperimenta l’incertezza dei legami, assapora l’indugio dell’attimo vissuto, mantiene il radicamento dell’intima necessità di espressione, l’intenzione di ogni luogo in cui sentirsi a casa e ritrovare la beatitudine dello spirito.

Alcune poesie tratte dalla raccolta:

Heimat

Heimat è dov’è un ricordo lontano.
Qualcosa di nascosto che avevi scordato sopraffatto da
mille profumi e pensieri dell’oggi.
Heimat è un ginocchio sbucciato, dopo una corsa
per gioco.
Lo sguardo di lei mentre le sfiori la mano.
Quella rete, all’ultimo istante,
giocando per strada con gli altri bambini.
Heimat è una notte d’estate
e quelle campane che suonano i quarti.
Ogni essere umano ha un ricordo di Heimat.
Cercalo a fondo in quel mare di nebbia.
Ricorda quel profumo che avevi oscurato.
Il profumo della tua unica casa,
il tuo porto d’arrivo dove devi tornare.


Casa di bambole

Viviamo in una casa di bambole.
Delicati come porcellana, osserviamo il mondo, con occhi
di ghiaccio e un eterno sorriso.
La casa di bambole è sfarzosa e felice, ci protegge,
incurante di noi e dei nostri pensieri.
È bello vivere nella casa di bambole, immutabili al tempo,
bambini per sempre.
Seduti sul nostro grazioso dondolo quel lungo sorriso
comincia a mutare.


Istanti

Istanti, momenti di felicità, riempiono ogni angolo di te.
Compensano la noia del resto,
confortano le ere di dolore che seguono.
Li aspetti come un bimbo a Natale, sai che arriveranno.
Devono.
Istanti, ricordi, lampi di vita, caricano la tua anima e la
stringono.
Non la lasciano andare, la proteggono, sai che senza di
essi, tu non saresti.
Quanto manca
al prossimo istante?


Spiragli

Spiragli di luce da una porta socchiusa, memorie future
costruite al momento
Qualcosa si muove dietro un fragile muro, mi guardo
intorno e mi sento perduto
Fuggire, scappare, lo spiraglio si allarga; la porta cigola e
la luce mi invade
Il tuo sguardo attraversa le mie molte paure e cancelli ogni
falsa parvenza di uomo costruita nel tempo.


Nota sbagliata

Sono una nota sbagliata,
musica infame e corrotta dal tempo.
Disarmonico e solo
come un mondo perduto.
E ti vedo osservarmi, senza farti notare, diffidente e
bellissima quale luna offuscata.
Poi ti vedo ascoltar le mie inferme canzoni e ti ascolto
parlar del tuo mondo distante.
Irreale e sbagliato è starti vicino, irreale e assurdo
sfiorarti la mano.
Poi mi lascio avvolgere dalla tenue armonia, perché il mio
paradiso è nelle rare parole,
è vedere sparire, alla fine, quella coltre di nebbia.

A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

L’AUTORE

Alessandro Angelelli na­sce a Ter­ni nel 1968. Dopo al­cu­ni anni, pas­sa­ti nel­la re­gio­ne na­ta­le e nel­le Mar­che Ales­san­dro ri­sie­de con la pro­pria fa­mi­glia nel­la cit­tà di Monza. Nel 1993 si lau­rea in Eco­no­mia azien­da­le. Nel­lo stes­so anno co­min­cia a fre­quen­ta­re il Tea­tro del­la Con­trad­di­zio­ne di Mi­la­no e, da al­lo­ra, di­ven­te­rà una pre­sen­za fis­sa nel­le sue ope­re tea­tra­li. In se­gui­to, en­tra nel­la com­pa­gnia Ic­dun Tea­tro.
Più re­cen­te­men­te co­min­cia a scri­ve­re rac­con­ti e poe­sie che di­ven­ta­no il nuo­vo ca­na­le di vei­co­la­zio­ne del­le pro­prie ener­gie crea­ti­ve.

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