Estratti ed Inediti

Anteprima editoriale: “La disciplina della nebbia” di Massimiliano Bardotti | L’Altrove

Tra i rami solo quello più sottile,
piegato dal vento e dal gelo.
(Antonella Sbuelz)

Bisogna proprio aver cura degli esseri nascosti,
di chi svanisce, evapora, di chi chiude gli occhi
per non essere visto, di chi si acquatta, si inginocchia
di chi scivola via per non dare fastidio.
Di chi mai celebra se stesso anzi dimentica
la propria posizione, il proprio centro.
Di chi abbassa gli occhi, la testa.
Di chi la bastonata aspetta mansueto, e guaisce.
Di chi per nulla al mondo mai, reagisce.

Ci vuole, è necessario, il quotidiano
pensiero per i morti che nessuno pensa mai.
Per i dimenticati di ogni terra e tempo.
Bisogna prendere un libro di poesie
proprio di quelli meravigliosi
e ogni giorno cantare una poesia
per tutti quelli per i quali nessuno canta mai.
Per gli scomparsi, gli sbiaditi
per quelli troppo seri che hanno riso poco
per i disperati assottigliati in fondo a qualche letto
per chi famiglia ha fatto con le pulci,
e per le pulci stesse, anche per quelle.

Chi sa pregare preghi, c’è bisogno d’ogni voce.
Si accendano ceri per i mai accaduti.
Per gli sconosciuti misteriosi.
Senza perdere più nemmeno un minuto
si amino tutti gli invisibili, come se l’occhio li vedesse.
Si ami chi non c’è mai stato, chi era qui un attimo fa
e ora è dileguato. Si ami il nemico, l’inatteso, l’imbranato,
il maldestro, il disastroso, lo scontroso, l’impacciato.
Chi proprio sa che non ci sa fare, chi da nessuno è stato amato mai.
Ora. Sempre. Si ami l’inamato, l’eterno inavverato.


Bisogna essere prossimi alla terra
avere già nel corpo l’ambizione della fossa.
Sentire nella carne l’appassire delle ore.
E come si fa urgente fare il bene
praticare la salvezza.

Avere già negli occhi un po’ di quello che vedremo
quando gli occhi chiuderemo a questa luce.

Bisogna poi saperlo un po’ di cielo
averlo imparato dall’allodola e dal gufo.
Seguire come cambia la stagione
intuirne nei colori le promesse.

E poi bisogna andare
quando è ora essere pronti.
Allora sarà chiaro finalmente
che avevamo fatto tante prove
che in fondo vivere è coltivare
il seme eterno dell’attesa.


Oramai solamente attendo
(ogni giorno vivendo intensamente)
l’attimo eterno del ritorno,
quando casa saranno le tue mani
la cura di un lento preparare
per la famiglia amata il pane,
come non fosse il quotidiano lavorio
ma l’opera di un Dio innamorato
che nulla serba di sé, se non il dono.


Averlo saputo fin da bambino
che certe lacrime non lavano i volti
si consumano lente
e non si può versare una goccia in più
della tristezza che ci è data.

La felicità invece
quella non ha proprio misura
ma di cose così, noi abbiamo paura.


Nessuno vuol più cadere.
Per questo non nevica.
Non nevica più.

L’AUTORE

Massimiliano Bardotti

Massimiliano Bardotti (1976) è nato e vive a Castelfiorentino. Poeta, è presidente dell’associazione culturale Sguardo e Sogno, fondata da Paola Lucarini. Pubblica tra gli altri: Il Dio che ho incontrato (2017 Edizioni Nerbini), I dettagli minori, (2018 Fara Editore) opera di poesia e prosa dal quale è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale interpretato insieme a Viviana Piccolo. Diario segreto di un uomo qualunque, appunti spirituali (2019 Tau Edizioni). A marzo 2020, sempre con Fara editore esce Il colore dei ciliegi da febbraio a maggio, scritto insieme a Gregorio Iacopini e con la prefazione di Filippo Davoli e la postfazione di Isabella Leardini. Nel mese di maggio 2021 esce Idillio alla morte, scritto con Serse Cardellini. Il libro apre la collana poetica: Fuori Stagione, di FirenzeLibri, della quale Bardotti, Cardellini e Iacopini sono curatori. A giugno 2021, per Puntoacapo Ed. esce La terra e la radice. Nel 2017 a Castelfiorentino dà vita a: LA POESIA È DI TUTTI, percorso poetico e spirituale, presso l’ass. cult. OltreDanza. Dal 2018 conduce: “L’infinito, la poesia come sguardo: Ciclo di incontri con poeti contemporanei” al san Leonardo al Palco di Prato.

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