Inediti di Marcello Di Gianni | L’Altrove
Ho costruito e distrutto
Ho costruito e distrutto le aurore
che accarezzavo al suo nascere;
ridotto in brandelli le mie gioie
E perso ora fuori dalle mura.
Una triste barca lacerata, laggiù
approda a passi lenti sulla terra,
e conduce a riva cuori e anime
a cercare altre false speranze.
Umido e nebbia impercettibili
Si posano sulle mie guance
Come il destino che si poggia
sulle labbra degli amanti.
Eppure le sfumature invisibili
riesco a percepire nettamente:
il verso degli uccelli compatti,
la neve che si poggia solitaria.
E levandomi sulla punta dei piedi
per occultare i miei duri passi
mi accingo a camminare scalzo
con in mano una croce sbiadita.
Ho costruito e distrutto la brama
di ricercare il senso della morte;
e con in mano un ramo sottile
ho già dimenticato dove ho pianto.
La mezzanotte nelle palpebre
Giunge la mezzanotte nelle palpebre;
si deposita soffice la cara insonnia
come il pittore cura la sua opera.
Si fanno largo schiere di demoni
chiedendo l’ultima falsa salvezza,
e di un intero paese divento patria.
In questo faticoso destreggiarmi
ancora ricerco l’odore del camino
prima di posare gli occhiali,
la neve che si poggia sui vetri
da cui attendo, spiando nervoso,
l’arrivo di qualcuno mai visto.
Le ultime gioie ricerco come ladro.
Scuoto al vento la mia anima
spogliandola di tutto il nero dentro.
Vergogna e felicità si scontrano;
mi compatisco del male visto
e non perdono le inutili vittorie.
E risorgerò ancora dalla tempesta
imitando la roccia marina;
mi prostrerò ai piedi dei pozzi
mai più tremando al freddo invernale;
e la mano porrò alle cerimonie
con il timore di un nuovo inizio.
Nella via del ritorno
Inerme, fuori dall’uscio, giaccio
rannicchiato aspettando solo
il lento sfiorire degli alberi;
le anime dei vivi e dei morti
ancora mi tengono compagnia
tra un abete e uno stagno.
Rivedo il tempo già trascorso
dove si ingannava la morte,
si rinnegavano le nere guerre
e i felici contadini erano lì,
aspettando che il tempo
portasse loro il frutto atteso.
Ho amato i cavalli e le farfalle,
nutrito spente piante e fiori
come se fosse l’ultima volta;
ho visto l’amore volare alto
nei visi di chi si dava già vinto;
E nella via del ritorno il battito
d’ali del vento mi si posa forte
sul cuore e riguardo il mondo
con lo sguardo sopraffatto
di chi sa raccogliere il silenzio
e lo depone dentro un’urna.
L’AUTORE
Marcello Di Gianni è nato nel 1992 a Menziken (Svizzera, Cantone Argovia) e vive a Bisaccia.
Nel corso degli anni ha ottenuto diversi riconoscimenti nei premi letterari a carattere nazionale e internazionale, ottenendo il primo posto in prestigiosi premi, tra i quali il primo posto al Premio Internazionale Poesia, Prosa e Arti figurative Il Convivio, al Premio Nazionale di Poesia “Elisabetta Fiorilli”, al Premio Artistico-Letterario Internazionale Scriptura, il Fiorino d’argento al prestigioso Premio Firenze, al Premio Letterario d’arte e Cultura Gioachino Belli, al Premio Internazionale Voli del Cuore, e numerosi altri.
È appassionato di letteratura estera, Filosofia, cinema, lingua tedesca. Ama il mare, la montagna e la natura in generale.