Estratto da “Memorie fluviali” di Isabella Bignozzi | L’Altrove
Cronache di evoluzione
Nulla rimarrà di noi qui
(che sia sgolarsi a grandi bracciate
che sia gemere nel buio dolore)
illuso il dipinto
suda gocce cobalto
stinge piano
l’intentato riluce
come impronta vuota
essenza inespressa potenziale
unico merito – davvero – che rimane
strascicati i passi
deportati
scenderemo lenti
da questa giostra che chiude la gola
poseremo il piede su un ghiaccio di cellophane
una luce viola elettrizzerà il passaggio
(fluorescenti i corpi nell’attimo
come carbonizzate zanzare)
scioglieremo poi fino alle ossa
nei minerali bruni
(riabbraccia di lacrime la madre terra
metabolizza a idrocarburi fossili
silenti)
lo scheletro un ingranaggio spento sotterraneo
dai vermi il nutrimento della nuova specie
generata
eretta
prensile
opponibile
volatile
anfibia
che studierà il genoma perduto
nelle sequenze univoche di nucleotidi
nelle catene polipeptidiche
ritrovate tra rocce assottigliate
riarse di candida sete
denti di drago sbiancati i fossili
vuoti gusci
(deserto di polveri la terra
triturato in polvere l’amianto)
le pupille ai microscopi
uomo nuovo sentirà
la potenza arcaica
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Satelliti
È già nelle crepe d’asfalto l’estate
friabile scivola nell’ombra dei rami
la osservo da fuori gli occhi
morente di polveri
di mulattiere
c’è un fiorire di glicine, gatti che dormono al sole
ma bisogna arrotare il canto ora
a nuove discipline
abbiamo ferri di ruggine
e impugnature di latta
nelle fosse crolla la sabbia
prima che siano serrate le casse
è opaca ogni traiettoria
la fronte in perenne mancata ricezione
odoriamo rose ghiacciate
tra le dita si spezzano come
ostie i petali
l’oligarca delle merci ci osserva sottovetro
saremo spiati alle tempie
inchiodati alle mani
ma non sarà la fame a stanarci
l’ossessione dell’io
raggruma il numero atomico nella grotta
la massa di sillabe freme il cognome
è un frullare sui rami
questo schiamazzo d’uccelli
ma ognuno con dita di ragno tocca il buio attorno
respinge disconosce il battito del fratello
l’orbita dilata oltre l’ultima gravitazione
soltanto, nel moto centripeto, ci è dato disperdere
l’iride, gettare le mani nel taglio
nel vuoto che aspira e scompone volteggiare
perduti, satelliti allo sbando
nel buio remoto traforato di bocche
lucenti come spine.
Le mani
Dentro un vagone in corsa ci guardavamo le mani
avevamo la trasparenza di un’ora antica distesa
una sequenza di immagini noi due
i sorrisi piegati in avanti come girasoli
io piccolo animale ormeggiato a te
affidato il mio corpo al tuo grande
mio piccolo malato involucro
l’innocente premura dell’istante
un giardino d’inverno, un tepore di salvezza
la noĴe che ci vuole nudi e uniti ancora
nel più lontano amore che non conosce i discorsi
che non sa le parole.
Preghiera
Sei entrato in un punto invisitato di me
scogliera di pane, rogo di quiete
tenero fuoco abbandono
di noĴe metodico percorri le strade
con dita d’arco mi chiudi gli occhi
con le labbra mi dai il tuo cuore da bere
bellezza che scorre tra le nostre pagine di vene
mio armistizio mio ordigno mio tepore
ecco il soccorso, il lavacro, l’incanto tra queste mura
lo vedi amore mio
con questa preghiera selvaggia fiamma libera
come saliamo in alto sopra il taglio e la tregua
com’è avvolta di salvezza ogni nostra cura
e queste nere piccole morti
che provano a stringerci i polsi
non hanno più la via né le mani
diventano giorno diventano acqua
ora che tuĴo schiarisce e aiuta
le persiane che biascicano il buio
fanno estate dolce, nave che salpa, vela pulita
fanno luce di alba buona.
L’amore degli umani
Essere toccati
in quel punto indifeso e segreto
dove depone il suo bene la parola esatta
che ci fa immobili in un battito da dentro
nella nostalgia profonda della cura.
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L’AUTRICE
Isabella Bignozzi è odontoiatra, autore di numerosi articoli medico-scientifici di rilevanza internazionale. Ha pubblicato racconti, prose e contributi critici di letteratura e poesia su varie riviste letterarie. Cura la rubrica «La parola dell’attuale» su «Poesia del nostro tempo». Alcune sue liriche sono apparse su «Inverso – Giornale di poesia», «Poesia del nostro tempo», «Versante ripido», «Atelier poesia», «rivista ClanDestino», «larosainpiu», «La foce e la sorgente», «Formicaleone». La sua prima silloge Le stelle sopra Rabbah, è uscita per Transeuropa nel maggio 2021, con una postfazione di Elio Grasso. Una sua prosa inedita è stata finalista alla 35^ edizione del Premio Lorenzo Montano. Con il suo romanzo storico a memoriale Il segreto di Ippocrate, edito da La Lepre edizioni, è stata finalista al premio Como 2020. «Memorie fluviali» è la sua seconda silloge, edita da MC edizioni nella collana «Gli insetti», per la cura di Pasquale Di Palmo.