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Recensione: “Squame” di Clara Nubile | L’Altrove

La poesia di Clara Nubile è una poesia materica, fatta di verità. Leggere le sue parole dà come l’impressione di affondare i denti nella carne della realtà, per conoscerla fino alle radici, in maniera immediata. La forza prorompente delle sue parole si nota facilmente nella raccolta Squame, pubblicato nel 2014 da LietoColle.

La raccolta sviluppa il tema del viaggio, inteso come partenza e ritorno alla terra di appartenenza. È una specie di nostos che si coglie sempre nel momento iniziale o finale, caratterizzato da stanchezza, mancanza, dall’essere stranieri. È il viaggio dei giovani del sud, che devono lasciarsi alle spalle gli ulivi e «le coppole dei nostri antenati/ calate sulle albe dispettose», e che vivono in fermento fino al ritorno, «vampirizzati da una stanchezza assoluta», con «le bollette scadute, i fili tagliati/ -i cervelli in abbonamento, / le tastiere consumate, bruciate dalla cola-cola / e dai cieli chimici.» È la storia di chi cerca la propria casa nei piccoli gesti, come bere il caffè e scambiare pettegolezzi.

Attraverso le parole di Clara Nubile si risveglia il sud più autentico, quello nascosto sotto la polvere, quello al di sotto delle onde del mare, quello fatto di segreti che ipnotizzano e stordiscono come il sole in estate. Il Sud viene rivelato, poesia dopo poesia, in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi profumi, in tutti i suoi santi. Sebbene ricco di immagini e accostamenti appuntiti come il burrone di una rupe, la poesia di Clara Nubile ci porta a conoscere in maniera diretta, mirando alle ossa, anche altri luoghi in cui la poetessa ha vissuto, come gli Appennini e l’India. Ad ogni passo, però, c’è un’acuta sensazione di dolore, di testarda incomprensione, di sonnolenta estraneità, che porta la Nubile a volgere lo sguardo, nella seconda sezione della raccolta, ad altri che come lei sentono il richiamo di una terra diversa rispetto a quella in cui vivono. È il caso dei protagonisti della poesia Equazioni Impossibili, di Srinivas con il suo zaino della Nike, degli studenti con i capelli pieni di gel e le ragazze con i tacchi troppo alti, che in India guardano a occidente; ma è anche il caso di chi perde di vista la metrica di un luogo e rinnega la lentezza del tempo e la miseria delle tradizioni. Tra le storie degli stranieri in terra la straniera, l’io poetico diluisce il suo dolore e il suo smarrimento. In questo modo, può recuperare la forza di tutto un mondo le chioccia dentro, impastato dai dialetti dei morti e di antenati che «ci facevano da ombrelli, / e su di noi non pioveva mai»; in questo modo può perdere le squame e le lische, le protezioni contro un mondo inospitale.
Nel suo viaggio, la poesia della Nubile ricostruisce una mappa dei sentimenti onesta al punto da spiazzare; la poetessa lascia emergere il metallo delle parole e incide una grammatica interiore impossibile da dimenticare.

A cura di Fabiana Lubelli.

L’AUTRICE

Clara Nubile

Clara Nubile è nata a Brindisi nel 1974. Ha conseguito la laurea in Traduzione presso l’Università di Bologna.
Scrittrice per caso, e nomade per vocazione, lavora come traduttrice per diverse case editrici italiane.
Fra il 2001 e il 2003, ha trascorso 2 anni presso l’Università di Bombay, India, dove ha svolto un progetto di ricerca sulla scrittura femminile in India, (The danger of gender, Sarup and Sons, New Delhi, 2003). Fra le sue traduzioni preferite, Vita di Pi di Yann Martel, vincitore del Booker Prize nel 2002, e Drugstore cowboy di James Fogle. Fra le pubblicazioni, il racconto “La mano di Dio” (incluso nell’antologia Principesse Azzurre 2 – Mondadori 2003, a cura di Delia Vaccarello); i romanzi Io ti attacco nel sangue (Lain 2005) e Lupo (Fazi 2007); il racconto “Nero latte dell’alba” (incluso nell’antologia I nostri ponti hanno un’anima, voi no – Lettere ai politici, Fazi, 2007).

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