Giovani Poeti

Giovani poeti: Carola Varano | L’Altrove

Carola Varano è la giovane autrice che vi presentiamo oggi.

Classe 1997, Carola ha compiuto studi umanistici cosa che ha influenzato non poco la scelta di dedicarsi alla scrittura. Oltre alla poesia, scrive articoli e racconti, si è qualificata alle fasi finali di concorsi quali il Premio Campiello Giovani e il Premio Chiara Giovani. Ha esordito con Regina di quadri, raccolta in versi edita da Controluna Edizioni.

Abbiamo avuto il piacere di conoscerla meglio e farle alcune domande. Ve ne rendiamo partecipi.

Ricordi la prima poesia che hai letto? E quella che hai scritto?

Una delle prime poesie che ho letto è San Martino di Giosuè Carducci, sono quasi sicura di averla trovata tra le pagine del libro di italiano delle elementari. Uno degli esercizi che amavo di più era imparare a memoria le poesie per poi recitarle davanti alla maestra. Ricordo di essere rimasta subito affascinata dal suono delle parole messe in rima.

Cosa ti ha portato a scrivere in versi?

Ho studiato rime baciate e incrociate fino ad innamorarmene, la prima poesia “ufficiale” che ho scritto è formata proprio da questi due tipi di rime e s’intitola “Sogno di un incontro con un’anima volata lontano”. L’avevo dedicata a mio nonno e seppur ancora ingenua nella sintassi e nella forma, scriverla mi ha dato la sensazione di riuscire ad esorcizzare il dolore della sua perdita.

Credi che possa mutare, nei tempi, il modo di fare poesia?

È proprio da questo che nasce l’esigenza di scrivere in versi, esorcizzare il dolore senza la pretesa di annientarlo ma per rendere anche solo un minimo più accettabile la sua compagnia. Dare ordine a pensieri e sentimenti che pronunciati ad alta voce rischierebbero di essere sviliti mentre trascritti nero su bianco non perdono il loro significato.

Che cosa pensi della difficoltà incontrata dai giovani nel pubblicare i loro testi?

La poesia ha un ruolo salvifico per le parole, questa è la ragione che ci deve spingere a scriverla. Sebbene sia inevitabile che muti nel tempo in modo di fare poesia, oggi infatti molti giovani si affidano ai social per divulgare i propri componimenti. Non è sbagliato, viviamo in un’era in cui la poesia trova pochissimo spazio nel mercato letterario e questo non invoglia di certo ad addentrarsi nel panorama poetico dalle strade tradizionali. Ma ciò che, a mio parere, non rende onore alla poesia è che il suo fine sia la diffusione sui social. I social devono essere un mezzo, una cassa di risonanza per i propri versi, non lo scopo stesso dello scrivere poesie. Nonostante in molti riescano ormai a vivere del seguito ricevuto sui propri profili social, la mia speranza è che i poeti di oggi vogliano scrivere per aumentare i lettori di poesia, non i followers.

Infine alcune poesie di Carola Varano:

Di quel pittore che si tagliò l’orecchio

Di quel pittore che si tagliò l’orecchio
ne parlano tutti, lo descrivono
pazzo
Riuscì a vendere un solo quadro in vita
Che poveraccio! Era solo un matto
Un genio incompreso! Un folle!

Han ragione. Solo un folle
riuscirebbe a dipinger girasoli
quando intorno a sé, al posto dei fiori
sussurri spietati e dottori
Che poi è facile stargli accanto ora che è morto
ma in vita chi ha consolato il suo pianto?

Di quel pittore che si tagliò l’orecchio
non raccontano tutta la storia, non hanno memoria
e chissà lui che ne pensa di tutto
l’amore in vita negato e che giace ora e per sempre
nei libri d’arte ed in qualche prestigiosa parete (in)custodito


La profezia dell’indovino

Quando smetterai di stupirti sarà
la fine della tua vita

Fu la profezia del maestro
ed io mi prostrai e gli baciai l’anello che
aveva l’odore di incenso
e mi prostrai e lo ringraziai per
il nulla che m’aveva offerto in cambio
di qualche moneta con il valore di una vita intera
E tornai a casa e ringraziai
per il mio bucato che profumava
di noce moscata
E andai al mercato e ringraziai
il contadino per il suo buon vino che
mi rallegrava di rosso le gote
E mi tagliai la barba e ringraziai
per quel volto sconosciuto che respirava
con i miei polmoni, e lo ringraziai.


Trofeo a forma di sfera

Schiocco acuto di biglie sul cemento
un instabile passatempo di periferia
rumore strisciante dei ricordi
che oggi conservo in un sacchetto di tessuto, colmo
di biglie e ingenuità
trofeo dei tempi che furono e della felicità

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