Estratto da “Birds” di Fabiana Lubelli | L’Altrove
Birds è la seconda prova, e sfida, poetica di Fabiana Lubelli, giovane poeta brindisina, che con questa nuova opera conferma la sua sensibilità diamantina e una maturazione artistica che strapperà consensi. Fabiana Lubelli ha gli astri dalla sua parte, scrive con grazia e delicatezza, con una poetica del quotidiano così impalpabile e mercuriale al contempo.
Leggendo le poesie di Birds – la scelta di un titolo secco e semplice, e in inglese, già dice tutto: siamo nel cielo, altrove, eppure sorvoliamo la terra come uccelli, creature magiche e metamorfiche – si ha
l’impressione di vagare scalzi in un tempio di ali e pioggia, dove ogni tanto fanno capolino le fanciulle-ombra, che vivono sospese tra luce e ombra, con
una clessidra piena di granelli di sabbia e grandine al posto del cuore, e la capacità di ascoltare i battiti del silenzio, i frullii del destino.
Dalla prefazione di Clara Nubile.
Pelle sotto le dita
Se si tende la pelle sotto le dita
E la si fa schioccare velocemente
Una nuova identità appare vera,
Tremante per gli sbagli del passato
Lucida per l’usura dei sogni.
Ma il mio viaggio si tende
senza ancora spezzarsi.
I guardiani si danno
il cambio sempre in fretta.
Occhi bianchi fissano le mie celle,
il vento piega i volti
a indicare prigioni
da cui la vita mai può
scappare.
Tempo
Te lo dico con dolore
che il tempo è passato
e ha guarito tutte le ferite.
Gli anni si sono annebbiati e l’assenza
si è fatta ossa e mi è scivolato
il gomitolo della
memoria, quale male, quale tempo,
ha fatto il cuore leggero nel petto.
Raccolti i momenti dalla clessidra,
e soffiati via i piccoli granelli
nella vita deserta.
Cosa posso fare se non ho più
ferite nel cuore?
Ritorno
Tu sei il nido che intreccio
quando torna la dolce primavera.
Senza mani, col becco molle impasto,
con lacrime salate sulle labbra.
Un passero col rametto nel becco
è la vita che sta per ritornare.
Io mi accoccolo tra paglia e pietre
e aspetto il passare del tempo
che cade dal mio albero;
ma io sto qui al caldo, io sto bene,
canterò anche una melodia al vento
perché sei primavera
che tiene in vita questo cuore lento.
Di nuovo
Le palpebre ingoiano le lacrime
svuoto il mare profondo
Mondo,
piccolo figlio del vasto dolore
da figlia orfana nato.
Your song
La mia anima si perde nel vento,
tu non sei qui a coglierla
vicino al Tevere.
L’aria è piena dell’odore di pietra
e di cripta coprente.
Mille pietre addossate
al riparo dal sole,
quelle dei cimiteri o
delle sponde del fiume.
Tu non sei più qui, tu sei già risorto,
hai lasciato il sepolcro
vuoto e vivi altrove.
In questa città sono rimasta io,
il fantasma, con il cuore scavato.
(Le lacrime hanno in questo punto
Coltivato dei fiori,
in memoria tua, mia, nostra).
L’AUTRICE
Fabiana Lubelli, nata a Mesagne nel 1991, si è laureata in Filologia Moderna con lode all’Università “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano con una tesi in letteratura inglese. Attualmente alla sua seconda avventura poetica, lavora come insegnante presso la scuola QSI di Brindisi, coltivando continuamente la sua passione per la scrittura.