Estratto da “Una capriola” di Fabrizio De Gregorio | L’Altrove
Quando si scrive poesia, si percorre un sentiero arduo, impervio. E Fabrizio De Gregorio è un viaggiatore inquieto, alla ricerca di una parte di se stesso e del proprio posto nel mondo. La parola poetica è il suo compagno di viaggio, la chiave per indagare la realtà, la via di salvezza di fronte alle difficoltà e al dolore.
Il lettore è spinto a farsi anch’egli viaggiatore, a confrontarsi con l’interiorità del poeta, a lasciarsi accompagnare dal suo sguardo attento e pieno di curiosità. Ne nasce un incontro fecondo, foriero di empatia, ma soprattutto di conoscenza. «Tutto alla fine ferma la propria corsa». È a questo che il poeta si oppone, pur essendone dolorosamente consapevole. Eppure, lungi dalla malinconia e senza avvertire il desiderio di fuggire, esplora la realtà con occhi vivi, mobili, oseremmo dire avidi di cogliere ogni minimo sussulto di esistenza.
La poesia offre così dubbi, domande, cerca risposte che forse non arriveranno, ma è nella ricerca che riposa il senso più vero dell’esistenza.
Dalla prefazione di Giancarlo Giuliani.
La cucina anno 82 mondiale
l’olio evo i petti nudi l’estate
perenne dove il domani non
è mai certo e i pomeriggi
sono cocommeri incendiati
spaccati nudi come Roma
così sono stato benedetto
a ogni addio dato in silenzio
sempre lo stesso invito
quando torni torna qui
sempre lo stesso consiglio
Ulisse non è morto a Itaca.
Quando giocavamo con le biglie
sulla sabbia le sfere erano macigni
scoprivamo la gravità l’attrito dei corpi
ma ci interessavano solo per vincere
il sole brucia la nuca anche oggi
non le biglie ma gli anni più in là
lanciamo attenti li guardiamo scrivere
il solco sulla sabbia come se potesse
dirci dove
tutto alla fine ferma la propria corsa.
Affamato del nostro buio
a vent’anni facevo
l’amore mi chiedevo
tutt’ora mi chiedo
se la vita passerà
in silenzio accanto
c’è un respiro di nuda
saggezza in questo
andare ma io
trattengo
il fiato.
Intera intatta ti ho lasciata sul letto
come una mia paura decisa tonda
intera intatta ti ho lasciata sul letto
devo andare a combattere per qualcosa
intera intatta ti ho lasciata sul letto
quasi non ti ho sentita dire
dove vai vieni a far l’amore piuttosto
Cristo e Berlinguer sono morti ormai
quasi non ti ho sentita dire
è inutile far l’acrobata per salvarsi
se l’apocalisse non esiste.
Nelle mie poesie d’amore più tristi
altre donne in punta di piedi
entreranno per danzare
impariamo a non amarci
io continuerò a chiamare
amore la tua ombra
tu ti sentirai sparire
a ogni parola
un poco.
L’AUTORE
Fabrizio De Gregorio è nato nel 1994 a Pescara. Ha pubblicato due raccolte di poesie giovanili (Cento giorni, 2010; Confessioni Rupestri, 2012). Si è laureato in Giurisprudenza a Siena, specializzandosi a Bruxelles (Belgio) e Leiden (Paesi Bassi). Ora è ricercatore associato all’Università di Amburgo dove si occupa di diritto e intelligenza artificiale.