Poesie ritrovate

Poesie ritrovate: Blaga Dimitrova | L’Altrove

Nasceva cento anni fa la poetessa bulgara Blaga Dimitrova.

In giovane età la stessa si trasferì a Sofia dove studiò filologia slava presso l’università della città. Dopo la laurea, conseguì il dottorato a Mosca discutendo una tesi su Majakovskij.

La sua attività di scrittrice iniziò con la collaborazione presso alcune riviste letterarie come Izkustvo i kritika (Arte e critica) e Literaturen zivot (Vita letteraria), nello stesso periodo i suoi primi componimenti poetici vennero pubblicati nella rivista Bulgarska rěc (Lingua bulgara) e nel 1945 la rivista Izkustvo i kritika pubblicò un suo ciclo di poemi.
Fu anche traduttrice di testi in greco, polacco, russo, svedese, tedesco e vietnamita, scrisse saggi e testi di critica letteraria. Lavorò come redattrice presso diverse case editrici.

La Dimitrova si dedicò alla poesia con assiduità, dopo le prime liriche a carattere sentimentale la sua attenzione poetica si spostò verso tematiche politiche e sociali. Fu una convinta antimilitarista e, nel corso della guerra in Vietnam, si recò lì per ben cinque volte, da questa esperienza nascono Cielo sotterraneo, Diario vietnamita e una silloge di poesie di poeti del luogo, che lei traduce e pubblica nel 1972
Si adoperò anche nella pubblicazione di alcuni scrittori vittime della censura, della quale fu vittima anche lei. Combatte le lotte per affermare i diritti dell’uomo affiancata dal marito, il critico letterario Jordan Vasilev; con lui e altri fondò il Comitato per la protezione ambientale.
Nel 1992 venne eletta vicepresidente della Bulgaria ma, delusa dalla politica, si dimise nel luglio dell’anno successivo e si dedicò completamente alla scrittura.
Ottenne diversi riconoscimenti per la sua attività di scrittrice e traduttrice: nel 1992 vinse il Premio Herder.

Morì il 2 maggio 2003 a Sofia.

La poesia di Blaga Dimitrova

La poesia di Blaga Dimitrova, quindi, è semplice, discorsiva, ispirata dalle sue vicende personali e da quelle storiche. La scrittrice riesce ad osservare il mondo circostante e a trovarne le storture, i Mali e da questo intessere un dialogo autentico, fatto di sentimenti contrastanti e sinceri.

La sua opera spazia tra le prime composizioni di carattere romantico od esistenziale, accolte con grande entusiasmo da parte dei lettori e, soprattutto, dalle lettrici, che vedevano in lei una voce femminile ma coraggiosa. Tematiche come la donna, il ruolo che riveste, vengono cantate con estrema attenzione, senza sfociare nel melodrammatico o nel patetico. Ne è un esempio Essere donna:

Essere donna è dolore
Soffri scoprendoti adulta.
Soffri di essere amante.
Soffri quando sei madre.
Ma insostenibile è in terra
il dolore di essere donna
senza aver conosciuto questi dolori
fino in fondo…

o in Donna sola in cammino

Scomodo rischio è questo
in un mondo ancora tutto al maschile.
Dietro a ogni angolo ti aspettano
in agguato incontri vuoti.
E percorri vie che ti trafiggono
con sguardi curiosi.
Donna sola in cammino.
Essere inerme
è la tua unica arma.
Tu non hai mutato alcun uomo
in protesi per sostenerti,
in tronco d’albero per appoggiarti,
in parete – per rannicchiarti al riparo.
Non hai messo il piede su alcuno
come su un ponte o un trampolino.
Da sola hai iniziato il cammino,
per incontrarlo come un tuo pari
e per amarlo sinceramente.
Se arriverai lontano,
o infangata cadrai,
o diventerai cieca per l’immensità
non sai, ma sei tenace.
Se anche ti annientassero per strada,
il tuo stesso partire
è già un punto d’arrivo.
Donna sola in cammino.
Eppure vai avanti.
Eppure non ti fermi.
Nessun uomo può
essere così solo
come una donna sola.
Il buio davanti a te cala
una porta chiusa a chiave.
E non parte mai, di notte
la donna sola in cammino.
Ma il sole come un fabbro
schiude i tuoi spazi all’alba.
Tu cammini però anche nell’oscurità
e non ti guardi intorno con timore.
E ogni tuo passo
è un pegno di fiducia
verso l’uomo nero
col quale a lungo ti hanno impaurita.
Risuonano i passi sulla pietra.
Donna sola in cammino.
I passi più silenziosi e arditi
sulla terra umiliata,
anche lei
donna sola in cammino.

Più avanti la Dimitrova sfrutta il suo impegno sociale e politico per comporre saggi, romanzi e raccolte poetiche in cui riflette sul sistema del mondo e soprattutto mette in evidenza le disastrose condizioni del suo Paese.

Quotidianità

Gli uccisi di domani
guardano oggi al teleschermo
gli uccisi di ieri.

E ognuno a se stesso ripete:
No, non può capitare a me
tale assurdità!

Sono anni di crisi economica e sociale e la poetessa avverte un’impossibilità di esprimersi liberamente, sebbene venga proposto e propagandato un “modello libero” od “occidentale”. La Dimitrova assume un ruolo fondamentale: si fa portavoce di uno spirito umanitario, guarda alla vita degli uomini, forma un lirismo deciso, espressivo con un linguaggio ricco ed elegante. Medita sul valore della vita, del tempo, sul passaggio temporaneo dell’uomo sulla terra e il suo rapporto con la natura, non ha paura di chiedersi perché, sfida il lettore a svelare il significato dell’esistenza di un labirinto (da qui il titolo della raccolta che contiene i testi scritti dal 1985 al 1987) dell’animo umano popolato da animali feroci e ingombro di gabbie, trappole o, al contrario, da stanze vuote e senza uscita. Dunque la sua è un’opera di ricerca e di evoluzione continua. Un’opera che le permise di essere annoverata tra i più significativi scrittori di lingua bulgara del ventesimo secolo.

Poesie scelte di Blaga Dimitrova

Il destino

Ma viene l’attimo quando

alla porta bussa il Destino
con la tua stessa mano.

Non puoi non aprirgli.
E mette in fuga il silenzio
con la voce tua.

Quel che è scritto per te –
con calligrafia incerta
sarai tu stessa a scriverlo.

Se per paura lo cancelli,
cancellerai il tuo volto
con il gesto tuo.

Il Destino prende dimora in te.
E dove potrai fuggire, tu,
più lontano dalla tua pelle?


La fine

Per una casualità
(o per l’ironia di chi?)
la fine della mia vita coincide
con la fine del millennio.
Così si consuma la libellula
sul finire del giorno.
Ma chissà se con l’ultimo sguardo
potrei dare un’occhiata
a come si perdono nel fumo
i roghi millenari:

Fumo – utopie.
Fumo – scolastiche.
Fumo – retoriche.
Fumo – oracoli.
Fumo – scismi.
Fumo – pazzie.
Fumo – fantasmi.
Fumo – fanatismi.
Fumo – fatalismi.
Fumo – immonda, immonda, immondizia…

E insieme al fumo su
verso l’eterno silenzio –
la mia preghiera:

– Cenere millenaria,
piccola culla!
Ancora da te voli via
una scintilla demonica –
il matto uomo-fenice.
Ancora divampi fuoco
d’amore…
E ancora?


Ars Poetica

Ogni tua poesia
crea come fosse l’ultima.
In questo secolo in volo
supersonico e saturo di stronzio,
carico di terrorismo,
sempre più improvvisa arriva la morte.
Ogni tua parola invia
come l’ultima prima della fucilazione,
un grido impresso nel muro di prigione.
Non hai diritto ad una menzogna,
neanche fosse un piccolo bel gioco.
Semplicemente non avrai il tempo
di correggere da solo il tuo errore.
Laconicamente e senza pietà
ogni tua poesia scrivi col sangue
come fosse un addio.


A domani

– A domani! – dici tu e già te ne vai.
Con sguardo impaurito io t’accompagno.
A domani?… Ma domani è immensamente lontano.
Davvero tante ore fra noi si porranno?

Fino a domani per me non conoscerò
l’ombra mutevole della tua fronte,
il discorso ardente e pulsante della mano,
dei tuoi pensieri il fluire segreto.

Prima di domani, se vorrai bere, non potrò
essere la tua fonte. Se il freddo
ti avvolge – non sarò il tuo fuoco.
Se hai timore del buio – la tua luce.

– A domani! – tu dici e parti
e non senti nemmeno che non hai risposta.
– Al giorno estremo! – mi aspettavo dicessi
e rimanessi con me fino al giorno estremo.

Poesie tratte da Segnali, Fondazione Piazzola.

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