Estratto da “Come l’ombra di un vaso di fiori” di Leda Erente | L’Altrove
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In un battito d’ombra
una conoscenza nuova abita il corpo,
le mani sorridono in nidi di farina.
27
La follia ha la gobba ricurva sulla terra
come il falcetto che usa per tagliare via i rami secchi.
Indossa i panni di una selvatica Moira senza tetto
che parla un incomprensibile dialetto.
30
Negli zigomi porto il giogo degli occhi
che palpitano di ipnotiche, mimetiche, visioni.
Hanno le stesse venature delle foglie che scorrono sporgenti sottopelle.
Orme di ombre interiori.
Bassorilievo impresso a sbalzo sulla filigrana dell’epidermide.
Marchio lasciato dal sogno al nuovo giorno.
38
Nel petto crogiolo di pane e
una croce incisa a respirare.
La memoria delle mani torna al tempo dei ventagli di pigna.
Ritmi di pineta raccolti sotto una cupola di tigli.
Un canovaccio da cucina entro cui riposare
e nel suo tepore espandersi.
La foglia culla una goccia,
il suo canto scivola ad abbracciarla.
Sul dorso occhi di pianeti.
50
La poesia ha un’anima d’acciaio che riflette l’universo.
Ha una folta pelliccia che la copre da inverni freddi.
Si muove obliqua tra la terra e l’acqua come il granchio
e scava buchi nella sabbia entro cui rifugiarsi
durante la risacca.
Cresce in terreni abbandonati e inconsueti
come fiori di borragine radicati nell’alcova di un io disabitato,
svuotato,
in cui la natura riprende selvaggia i suoi spazi.
L’AUTORE
Leda Erente è nata a Firenze nel 1977, dove si è laureata in Lettere. È docente nella scuola secondaria di primo grado e abita a Vaiano, in provincia di Prato. Ha effettuato studi e ricerche, accompagnate da alcune pubblicazioni, per Enti culturali nell’ambito della Storia medievale. Interessata alle varie forme della comunicazione linguistica, in particolare di quella artistica, ha frequentato dei laboratori sul linguaggio poetico e visivo. Nella sua produzione poetica si ritrovano gli sguardi rivolti all’aspetto polimorfo della Natura e la curiosità verso il mondo dell’erboristeria selvatica. Come l’ombra di un vaso di fiori è la sua prima silloge.