Poesie scelte di Ida Vitale | L’Altrove
Assicurazione contro la morte
Noi disponiamo tutto.
Ma non abbiamo previsto
cosa si dovrà fare
quando la mano perde
le norme che guidarono
le nostre righe pavide
e il vortice può berci
e l’occhio non guardando ci cancella.
Non ci sarà altra istanza
né più ora propizia
né magnete solare che ci aiuti.
Non sorgerà la luce non guardata.
E tuttavia, qualcosa
dalla perpetua mota
ordina la costanza,
brandisce enunciati contro il tempo,
consegna la salvezza alla parola.
Impegni d’ogni giorno
Ricordati del pane,
non ti scordare quella cera bruna
che si deve spalmare sopra il legno,
né la cannella per guarnire,
né le altre spezie necessarie.
Corri, aggiusta, veglia,
verifica ogni rito della casa.
D’accordo con il sale, il miele,
con la farina, il vino inutile,
cedi senz’altro al tuo talento ozioso,
allo strepito ardente del tuo corpo.
Passa, per questo stesso ago da cucire,
una sera via l’altra,
tra l’una e l’altra tela,
il tuo agrodolce sogno,
le porzioni di cielo danneggiato.
E sempre in mano tua un gomitolo
senza mai smettere si avvolga
come nei giri d’altro labirinto.
Ma non pensare,
non sforzarti,
tessi.
A poco vale ricordare,
cercare appoggio dentro i miti.
Arianna tu non hai riscatto
né una costellazione per corona
Espedienti
Il balzo fuori dalla poesia e dentro la poesia,
a malapena aria trattenuta.
Leggere e rileggere una frase, una parola, un volto.
I volti, soprattutto.
Ripassare, pesare bene quello che non dicono.
Già che non sei al sicuro da niente, cerca d’essere tu
salvezza di qualcosa.
Andare lentamente, per vedere se il tempo, se lo tenti,
fa lo stesso.
La battaglia
Chi, risonante,
scende per la notte,
se non parola apollo
con le sue frecce irose
che bollono all’orecchio
come api?
Maligna, triste, silenziosa peste
sopra colui che fugge la battaglia,
se dentro sentì il fuoco.
Per quello che accetta,
avversa morte, quotidiana.
Fortuna
Per anni, godere dell’errore
e del suo emendamento,
poter parlare, camminare libera,
non vivere mutilata,
non entrare o sì nelle chiese,
leggere, udire musica che ami,
esser la notte come il giorno un essere.
Non essere sposata per contratto,
stimata in capre,
subire il potere di parenti
o lapidazione legale.
Non sfilare mai più,
non patire parole
che iniettino nel sangue
limature di ferro.
Scoprire da te stessa
altro essere inatteso
nel ponte dello sguardo.
Essere umano e donna, né più né meno.
Da Pellegrino in ascolto, Bompiani.