Estratto da “La somma imperfetta delle parti” di Giuseppe Carlo Airaghi | L’Altrove
Miracoli elementari
Il canto inaspettato dell’allodola
nell’aria di questa notte periferica
separa il prima dal dopo, il buio
del cuscino dall’interruttore della luce,
il sonno interrotto
dal passo assonnato.
Precipitato dalla finestra del bagno,
accompagna oltre la sua sospensione
il mio fortuito risveglio
e fa delle ore di questa notte periferica
un’unica, confusa, attesa dell’alba.
Conciliato con l’imminenza
di questa resurrezione
posso dimostrare di essere vivo,
confortato dal canto che si alza incredibile
dalle aiuole alberate del condominio.
I miracoli elementari e inaspettati
mi inchiodano a una fugace felicità,
mentre il buio si arrende all’abbraccio dell’alba
con un sonoro, ostentato sbadiglio.
Tutta questa bellezza
Tutta questa bellezza irrisolta
mi porterà le lacrime agli occhi
a ulteriore conferma del dolore
che senza intenzione mi infliggo
e di proposito occulto.
Eppure ho l’impressione
che altro luogo non esista
in cui potrei restare, illudendomi
sia sufficiente poggiare un dito
sulla crepa spaccata dell’argine
per bloccare il fiume che preme,
per salvare i campi coltivati
dall’inondazione imminente.
La somma imperfetta delle parti
Continuare a mentire a me stesso
non potrà di certo salvarmi
malgrado i saluti a mano levata
che ricambio dall’altro lato della strada,
in questo giorno terso come vetro
in cui potrei reputarmi felice,
rivolgere gli occhi socchiusi al sole,
alla miracolosa infiorata dei tigli,
al vento che sceso dalle prealpi
risuona questi orizzonti di grondaie.
La somma imperfetta delle parti
porta a un totale che non basta,
i miei malgrado non sono in grado di dire
cosa manchi a questa mancanza.
In queste lacrime non trattenute
Tutto converge nei tuoi singhiozzi,
nei goffi abbracci senza conforto,
in questo discorso che balbetta
sopra ferite immedicabili,
in queste lacrime non trattenute.
Venti gocce ogni mattina
non sono sufficienti,
(secondo il parere telefonico della guardia medica)
sono all’opposto controproducenti,
(non si entra mai a regime).
Aumentiamo quindi la dose,
contiamo una alla volta le gocce
precipitate nel bicchiere,
quietiamo il cigolio ostinato
che proviene dal soffitto,
sgraviamo il peso che grava
sulle pareti di questa casa
che protegge e imprigiona,
mentre mi rigiro tra le mani,
tentato di stracciarlo in mille pezzi,
il biglietto dove scrivesti le parole:
torneremo a sorridere ancora.
Il poema del cammino
1
Le strade che stamani percorro
sono luce precisa portata dal gelo,
dal vento arrivato da settentrione.
Passate le ultime case si spoglia
il diagramma innevato del Rosa,
netta presenza distesa sui campi,
impossibile e prossima nella distanza
immutata che ci separa, che appare
tanto facile oggi da colmare.
Il temporale della notte passata
ha schiantato i rami ai bordi dei fossi.
Il torrente è terra sottratta alle sponde.
L’AUTORE
Giuseppe Carlo Airaghi è nato e vive in provincia di Milano. Ha pubblicato le raccolte di poesia: I quaderni dell’aspettativa (Italicpequod), Quello che ancora restava da dire (Fara Editore) e il romanzo I sorrisi fraintesi dei ballerini (Fara Editore). Suoi componimenti sono presenti nelle pagine di numerose riviste letterarie.