Recensione: “Senza me” di Selene Pascasi | L’Altrove
Solitudini, eterne attese incolmabili.
Solitudini ed emarginazioni, quelle vissute in prima persona dall’Io, all’interno della raccolta Senza me dell’avvocatessa, giornalista, critica musicale, poetessa, scrittrice Selene Pascasi nata a L’Aquila nel 1971 e dove tutt’ora vive con la famiglia.
Solitudini, pascasiane, partorite da umide trasvolate spirituali lacrimanti lattee compassioni e da folli schegge esistenziali adombrate da fati visivamente utopici, che fabbricano creature dalle robotiche vocalità oceaniche visività mutanti l’Amore in una trincea popolata da mortali, intoccabili e purpuree lessematicità. Solitudini più nel dettaglio, queste, come megafoni declamanti vorticosi pianti annegati in verginee e purpuree carnalità femminili, che, si lasciano lascivamente abbracciare e stritolare da cadaverici valzer partoriti da corrose melodie e loro volta fecondate da adombrati ansimi, ovvero lacrime esistenziali versate da carni avidamente stuprate nella loro intima essenza e rumorosamente picchiate da claudicanti sguardi, che, si nutrono di impulsive emozioni sfilacciate. Atmosfera pascasiana fin qui analizzata, in cui si muove l’ingenuo Io dalle infinite carni oceaniche, dalle vacue affettuosità purpuree e dalle clandestine chimericità ultraterrene, ovvero ebbre schegge reminiscenziali e soffocate ombre avvizzite incarcerate in taciturne, fratricide e folli luci esistenziali schiaffeggiate da burrascose cimiterialità. Luci quest’ultime, che, si mostrano come esseri deformi dai vacui passi balsamici, dalle anonime carni compassionevoli e dalle arrugginite vocalità, che, si consumano in pause e attese linguisticamente peccatrici, poiché fustigate da fuligginosi dulicoli nostalgicamente appestati e schiaffeggiate da carezze etiche emotivamente sanguinanti, ovvero affilati brividi che tagliano gli strazi psico-carnali in blasfeme fisicità eternamente galleggianti, in infettate sonnolenze. Solitudini ed emarginazioni fin qui analizzate, che si muovono con impronte vocalmente disidratate e carnalmente vetuste all’interno di pause rimembranti le poetiche delle attese cantate da Luigi Tenco, ovvero brume atemporali animate da umide riflessioni e monotoni ansimi visivamente chimerici, che, si mutano in commoventi nostalgie canaglie ormai irriproducibili perché infettate, violate, deturpate e stuprate da altrui carnalità. Tempo quello tenchiano, che, muta le solitudini pascasiane in arrugginite chimere dalle sporche carezze e dalle asfissiate lacrime oceanicamente spoglie, ovvero partorisce una creatura dalle carni puerilmente nomadi, dalle carezze temporalmente vacue, dalle lacrime pacatamente urlanti e dagli aneliti ebbri eroticamente di incenso, ma in particolar modo dalle streganti vocalità putrefatte colme di compassionevoli, fraterni e gentili martiri socio-esistenziali.
Alcune poesie scelte da Senza me
Carne sorella
L’incanto paga pegno al sole
quando pulsa folle nel buio
e la solitudine di un ragno
assottiglia la carne sorella.
Distendo le mie latitudini
sul fianco mancino delle ore
infuso ansioso d’oriente
gesto indovino ti ignora.
Boccioli di sogno
Rinasco dal percorso innevato
baciando la sinfonia del vento
indomabile effimera carezza
del tornare puri d’incenso
ancora a sperare la notte
mentre l’universo spinge la vita
oltre i colori ingenui del bosco
atavici bulbi clandestini
fugaci boccioli di sogno.
Utopia
Invochiamo l’orrore gemello
con voti promessi al cosmo
e veli squartati da uncini.
Eppure ogni volta rapprende
la mescola calda del diletto
ad invaghirci d’infanzia
carezzando nature patite.
Tento l’approdo per sparire
nella sagoma intrisa d‘utopia.
Raccolgo la resina dal ferro
quando la brezza riposa
nascosta tra il tiglio e l’incanto.
Fuggo l’estetica del calligramma
inseguo l’elettrico fulcro.
Perdita necessaria.
Ergastolo.
A cura di Stefano Bardi.
L’AUTRICE
Selene Pascasi, avvocato, scrittrice, poetessa, giornalista, critico musicale è nata a L’Aquila nel 1971 dove tuttora vive. Ha pubblicato per la poesia Con tre quarti cuore, Galassia Arte, In attesa di me, Rapsodia (aforismi), Come piuma sulla neve, Ursini, Senza me, Eretica. Ha pubblicato il romanzo Dimmi che esisto, La Gru, dal quale è tratto il docufilm Musicanti e Attese Verticali, Libero Marzetto. Vincitrice del Premio Internazionale di Poesia “Alda Merini” e il Premio L’Aquila Zirè d’oro.
La foto della poetessa è pubblicata con la sua autorizzazione.