Appunti di poesia: Umberto Fiori | L’Altrove
Le parole
Quando coi loro discorsi,
a furia di domande, e dati, e prove,
ti mettono faccia al muro, ti perquisiscono
tutta la sera
per farsi dare ragione,
quanta pena ti fanno le persone.
Ma sulla strada di casa, libero,
ancora scosso per la discussione,
ti commuove, a pensarci,
ogni volta vedere quanta fede
hanno nelle parole.
Parlano come se con una frase
si potesse davvero dare e togliere,
legare e sciogliere e mettere bene in chiaro
tutto, una volta per sempre;
come se si trattasse di trovare
un accordo
e poi nessuno potesse mai più
parlare di questo e quello,
ma dovessero tutti sempre e solo
dire lo stesso.
E non è poi questo che speri
anche tu? Che una volta trovati i termini
giusti, precisi,
si fermi la corrente
e torni in ordine il mondo?
Non sogni anche tu che le cose
finalmente si lascino dire chiare,
si lascino chiamare
col loro nome,
e diventino vere?
Le parole
se vuoi vedere la forza che hanno,
e cosa sono, e come sono grandi,
guarda i bambini quando
scoppia una lite,
che prima uno ripete la sua ragione,
l’altro la sua, a voce sempre più alta,
poi, quando è diventata una canzone,
si urlano in faccia solo di sì, di no,
di no di sì, con le lacrime agli occhi:
non ci possono credere
che là fuori non faccia
nessun effetto, che non tocchi
niente, nessuno,
quello che dentro invece è così chiaro
che toglie il fiato
e piega le ginocchia.
Quando – come stasera- ti danno contro
e tu devi dar conto
di come parli, di quello che dici,
senti tutto il discorso a un certo punto
girare a vuoto.
La tua voce, le voci
anche degli altri lì intorno
sono rimaste sole. Più niente
le sostiene.
Niente sostiene niente. Le parole
sono solo parole.
Sono solo parole
le parole.
Ma un giorno questo “solo”
che le mette da parte e le fa stare
sacrificate
ti sembra nuovo.
Ti sembra quando
la galleria finisce, e il muraglione,
la curva, il fiume, il verde,
li ritrovi lì a splendere
chiusi nel loro contorno.
Da Chiarimenti, Marcos y Marcos, 1995.
Foto di Dino Ignani.