Estratto da “Strada di Damocle” di Lucio Toma | L’Altrove
Nella partita della vita
chi vince tra i profughi del mare
nostrum e i vostri martiri dell’Isis?
La morte fa sangue da tutte le parti
perché i proiettili dell’Odio
perforano il cuore della Storia
e il Mondo è una mappa sfatta
da interessi che classifica
vite in lotta per salvarsi.
(La morte fa sangue)
In una pagina della mia vita
(avevo anni per Dio
da rivedere e correggere)
fui chiamato alle armi,
alla naia di parole
senza capire contro chi dovessi
combattere, chi fosse il nemico.
Fui riformato sulla strada
di Damocle mani in alto
che le domande ammutinavano.
Per la verità è difficile schivare
i giorni che piombano addosso come
proiettili e possono ucciderti
se non vuoi farti ammazzare.
(Strada di Damocle)
Il mio macellaio taglia ossa e cosce,
petti e lombi con la stessa disinvoltura
con cui sferra attacchi netti
al vocabolario nazionale così che
è normale trovare amburgher
di scottona esposti a 11 euro al chilo.
E ce n’è per tutti i gusti e tasche:
vero affare sono quelli di pollo
a 5 euro al chilo. Ed è sicuro
del fatto suo perché la qualità
delle carni italiane è il criterio
patriottico che gli fa scrivere
tutto come si pronuncia.
Ecco perché gradisco genuine
nella nostra lingua madre
le magre scaloppine.
(Vocabolario della lingua macellata)
I tuoi gesti calibrati al dettaglio
del dare tutto il celeste dei giorni
e venuti a patti con l’anemia
dei miei anni spesso versati a suon
di parole e a volte ingrati sono
un bilancio che si fa lordo al peso
dei sensi e sordo e fa acqua e fa
sangue dai pori di un sogno acceso
oltre ogni risveglio…
Perciò la perdita, ciò che non torna come
per l’asola il bottone perduto
ha la misura tessile di un filo di screzio
che attesta il cesello sartoriale
sempre e soltanto lo screzio di un filo
che attesta il lavoro artigianale
di questo filare d’amore.
Ed in questo
resto io, l’ago della nostra serenità,
rammendo.
(Bilancio d’amore)
Non è questione di poco
se in tv c’è qualcosa che stride
alle spalle rotte dell’operaio
dell’Ilva che non ride.
E qui non è questione di salario
perché i suoi polmoni
non sanno più dire trentatré:
contano solo fino al Pm10 nel nome
del quale sono sacri e fatti salvi
gli Indici di Produzione.
E non è questione sindacale
a quanto pare perché nella tuta
da lavoro Marx in compagnia
continua a strappare in parti uguali
un panino al veleno. E nessuno
più ascolta Majakovskij e Pasolini:
quanta storia perduta!
Ma poi soprattutto posso negare
a mio figlio scocciato di mettergli
sul Cinque i suoi Simpson?
(Non è questione)
L’AUTORE
Lucio Toma, docente, poeta e giornalista, è nato nel 1971 a San Severo (FG). Nel 1999 pubblica Zigrinature (All’insegna del Cinghiale ferito) e nel 2006 A Gonfie Vene (Ianua editore con pref. di Plinio Perilli).
Ha collaborato con magazine locali e quotidiani, ha presentato eventi letterari e interventi critici. Ha coodiretto per Radio Gargano la rubrica “Books & Music”.
È risultato finalista e vincitore di alcuni concorsi poetici. Alcuni suoi versi sono apparsi su varie antologie (“Letteratura del ‘900 in Puglia 1970-2008”, “Sotto il più largo cielo del mondo” 2016, “iPoet Lietocolle” 2017) e riviste anche on line (versanteripido, Poetarum Silva, Poesia ultracontemporanea, Tinelli poetici, L’ombra della parole).