Inediti di Gian Luca Guillaume | L’Altrove
IL MESTIERE DEL POETA
Scrivere poesie non significa
sedere sul Parnaso o sul bugliolo
oziando oltre il tempo dell’oriolo
per scovare l’arte immaginifica.
Per trarre il vero in versi verifica
il bisogno d’amore o di duolo:
l’alma eccitata dal vin Barolo
basta a trovare la musa munifica.
Suvvia Poeta, non ti crucciare
se nella vita Fama non si mostra
né la Fortuna la fa da padrona,
perché nient’altro è più accattona
e innocua della poesia nostra:
è questa la sua virtù nobiliare.
ADDIO GIOVINEZZA
Tu, tu ricordi il tempo che fu,
quel tempo che chiama
l’amore che ama.
Ora è lento il buon umore,
e il tempo anche più lento:
il cortile è deserto di fanciullesca cagnara,
deserto di ghiaia grigia e bigia.
E il paesaggio arcadico dov’è finito?
Ove sono finiti gli scorci dello Sbarbaro,
i ritratti rustici del Fattori,
le vedute del Ricci, del Carrocci,
del Costa e del Gigante?
Dov’è finita la giovinezza?
Ah Diavolo, allora è questo il penultimo patimento.
Sono perso: è quello che penso è questo:
— che bello sarebbe se le cose vecchie odorassero di nuovo —
MALUM TENEBRIS
Chi parla di depressione
non è mai caduto nel burrone:
è un maledetto tarlo per cuori
soli e fragili; un nugolo d’atoni cori.
Non se ne parla ma si cova,
ombra nell’inerme anima, diafano fantasma negli altri,
condanna forzata senza una prova,
nero cielo nuvolo senz’astri.
È una condizione che non costruisce nulla,
solo foglie secche da tutti calpestate.
Siamo soli e nessuno può impedirlo…
Quale amore?! Quale calore?! Posso dirlo?
Che freddo che fa in questo mondo,
forse l’Altro è un posto migliore:
secondo Dante v’è più fiamma o luce,
secondo l’Ateo è un’assurdità in nuce.
Il nodo si stringe anziché sciogliersi:
scriverne aiuta? cantarne aiuta? parlarne aiuta?
Dubito; il ricordo è dolore che si rigenera perpetuamente,
spinge all’incoscienza solamente,
negando la pace al tormentato: la vita.
Cadono petali dalle diafane mani…
La festa è finita: ora tempesta.
CONSIDERAZIONI
È una luna estiva quella
cocciuta luminaria che c’insegue
per le solinghe vie della notte.
C’è ancora odor di piova
e qualche pozza a terra sparsa;
l’aere, finalmente, rinfresca la cittadina orba di spirito.
Di lì a poco il borgo dormirà…
— Quanto il pensiero del nulla mi è caro
in questa atmosfera di silente quiete —
Tutto ciò fa pensare
alla mia pervicace condizione:
ovunque vado trovo sempre i miei sosia,
han tutti lo stesso nome: si chiamano Noia.
QUESTO É CERTO
In una società che ringiovanisce
io invecchio. M’inganno? No, questo è certo.
Continuo a seguir il mio pensiero all’opera,
parola per parola,
e un mio simile con la trista mano vado cercando.
L’AUTORE
Gian Luca Guillaume è nato a Torino il nove ottobre del 1984, terzogenito di una famiglia di commercianti ortofrutticoli originari del sud della Francia da parte di padre e della piccola borghesia torinese da parte di madre. Autodidatta per natura e bibliofilo per passione, ha cominciato a cimentarsi nella scrittura in versi intorno ai ventun anni, pubblicando poesie e racconti in varie antologie edite da piccole case editrici. Collabora, inoltre, al blog letterario “L’alcova letteraria” in veste di recensore e di editor freelance di poesia. Il suo primo libro di poesia “L’oscurità tra le foglie” è stato pubblicato nell’aprile del 2017 per i tipi della Nulla Die. La sua seconda raccolta poetica si intitola “Le burle del pastore”, è stata pubblicata sempre da Nulla Die nel 2021.
Foto di Luca Ricagni.