Recensione: “Anamorfiche” di Danilo Mandolini | L’Altrove
Realtà spezzata, decomposta, scheggiata e crepata è quella partorita dal 2012-2016 e ora racchiusa nel 2018 nella raccolta Anamorfiche del poeta ed editore Danilo Mandolini (Osimo, 1965).
Viaggio, quello dell’osimano, che nella prima sezione Psichedelie dei rumori, delle voci e dei suoni. Uno ci immerge in una realtà assordantemente confusionaria e melodicamente trapassante, ovvero una realtà dipinta come un’energia animata da frammentati aneliti e sballottati sguardi morenti, in brumosi lampi. Realtà più in particolare modo, come un tempo esistenziale animato da scheggiati ansimi spiritualmente spenti e abbeveranti da tuonanti, bisbiglianti e urlanti emozioni immergenti funeste ombre crucciate in versatili e scoppiettanti strepitii, ovvero in esistenziali schioppetti partorienti stonate melodie visionarie partorienti a loro volta, ignude carezze etiche che ballano le une sulle altre, come oleose gocce piovane su cristallini pavimenti invernali. Carezze più nel dettaglio, che, crocifiggono pianti razionalmente disperati e caduchi passi astrali, ovvero ansimati palpiti spirituali lacrimanti verginee riminiscenze candide come il latte. Esistenza in poche parole, quella analizzata nella prima sezione, che si mostra come una creatura dalle intime carni perse, esiliate e incarcerate in sanguinanti fortini bellici, ovvero in Mondi infettati da macchine emananti ansimanti e singhiozzanti pianti avvolti da tiranniche oscurità soffocanti impaurite, eccentriche e ripide luminosità ancestrali, per mutarle in chimerici sogni follemente visionari, poiché animati da vacue emozioni visive. Esistenza che muterà nella sottosezione Psichedelie dei silenzi, in un’accecante luce mutatasi in taciturno singhiozzo che si muterà a sua volta in scheggiati venti diffondenti insicuri aneliti etici. Aneliti, quelli mandoliniani, come nostalgiche riminiscenziali ferite ormai lacerate, stuprate e uccise durante il cammino terreno. Aneliti che a loro volta nella seconda sezione Psichedelie dei rumori, delle voci e dei suoni. Due si immergono in un Mondo battezzato da meccanici, morenti ed emarginati sussulti accarezzanti vacue emozioni cosmico-ancestrali, come i cadaveri coccolati da gelidi venti invernali nelle fredde lapidi. Mondo questo popolato da insensibili passi che si manifestano ai nostri sguardi, come vacue energie e confuse parole schiaffeggiate da arrugginiti venti esistenziali. Esistenza fin qui descritta, che sarà purificata nella terza sezione Crocivia (quindici blasfemie in loop) dalla sorella Morte, in quanto oceano capace di imprigionare i sogni e le emozioni nei cuori altrui, ovvero fonde le nostre impure carni con le liquide e stagnanti altrui carni fraterne conducendo i nostri dipartiti sguardi terreni in brumose, umide, estranee e sanguinanti strade animate da scheggiate parole interiori. Parole interiori partorienti energiche vacuità e timide emozioni estremamente esiliate, che si immergono nella quarta sezione Offertorio speciale (nove bizzarrie impoetiche) in oceani dalle infettanti e droganti onde soffocanti nostalgiche riminiscenze, congelanti puerili verginità e imprigionanti crepate vite. Esistenze infine fin qui descritte, che, sono battezzate da accecanti luci metalliche e apollonici sguardi pari agli sguardi dei secolari ulivi, come mostratoci nella quinta sezione Dell’esistere della luce (o della luce dell’esistere).
Poesie da Anamorfiche
Il vuoto
non si vede ma
spesso si sente.
Il vuoto
ha più voci ma
è trasparente.
L’esistenza ferisce
con ferite che sono
ombre vocianti di soldati
ammassati al fronte
che più non torneranno o che,
anche se torneranno,
mai li incontreremo.
Non sono voci
né singole parole.
Sono minimi
colpi di nulla,
colpi di niente
(come semplici
colpi di tosse).
Irregolari, brevi,
forse trascurabili….
Certamente in lontananza.
A cura di Stefano Bardi.
L’AUTORE
Danilo Mandolini, poeta ed editore, è nato a Osimo nel 1965 dove vive. Per la poesia ha pubblicato Diario di bagagli e di parole (1993), Una misura incolmabile (1995), L’anima del ghiaccio (1997), Sul viso umano (2001), La distanza da compiere (2004), Radici e rami (2007), A ritroso. Versi e prose 2010-1985 (2013), Anamorfiche (2018). Sue poesie e suoi racconti brevi, sono presenti in antologie, riviste, blog letterari e miscellanee. Nel 2010 ha creato il progetto telematico “Arcipelago Itaca” per poi mutarlo in casa editrice, in cui è titolare e curatore di alcune collane poetiche.